L’hacker diventa «etico»: sempre più richiesti per respingere attacchi web

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Per difendersi dagli hacker serve un hacker, un professionista certificato che possa mettere in sicurezza le aziende usando gli stessi mezzi dei criminali informatici. In un contesto economico in difficoltà come quello post-pandemia e in un mercato del lavoro bloccato, le migliori opportunità potrebbero essere quelle create dal virus stesso. Con l’isolamento, il boom del telelavoro ha messo sotto pressione i sistemi di tantissime aziende, tanto da aumentarne il bisogno di sicurezza informatica. Secondo un report di Wyser Italia, società che si occupa di selezione e ricerca dei profili manageriali, il lockdown ha portato un incremento del phishing, pratica illegale per ottenere informazioni riservate e codici di accesso, che già prima vedeva il 90% delle aziende preso di mira almeno una volta l’anno.

La cybersecurity è ora fondamentale nel campo della consulenza, della tecnologia, della finanza e delle banche, oltre che dell’automotive, ma potrebbe diventarlo per altri settori in futuro. L’unico modo per mettersi al sicuro è così quello di ingaggiare qualcuno che conosca le tecniche utilizzate dagli hacker e sappia, attraverso un «penetration test», verificare e individuare tutte le possibili falle dei singoli sistemi informatici aziendali. Di fatto proprio come un crash test per verificare la qualità di un veicolo o uno stress test per la tenuta del sistema bancario. Competenze che solo un hacker stesso può avere e quelli affidabili sono ora ampiamente richiesti anche in Italia. Negli Stati Uniti, dove sono diffusi e ufficialmente riconosciuti, coloro che hanno la certificazione CEH (Certified Ethical Hacker, valida in 60 Paesi al mondo) sono oltre 24 mila e vengono impiegati nell’esercito e nell’Fbi. In India sono circa la metà, ma in Europa solo nel Regno Unito la cifra raggiunge i 3 mila. Per il report di Wyser sono 2.050 le persone che possono vantare queste competenze in Italia. Circa 800 affermano di essere ethical hacker, ma solo 386 hanno la licenza CEH. Una specializzazione che si basa molto sulla personale predisposizione, ma che spesso si accompagna a lauree come quella in ingegneria, economia, fisica, matematica e filosofia. «Un percorso che consigliamo a tanti ragazzi ancora incerti sul proprio futuro — spiega Carlo Caporale, amministratore delegato di Wyser Italia — ormai imprescindibile per qualsiasi realtà lavorativa. Richiede un continuo aggiornamento, aspetto che finalmente sembra premiare i giovani rispetto ai colleghi più grandi». In Italia solo il 16% è rappresentato dalle donne, ma già nel campo della sicurezza informatica generale le loro percentuali sono cresciute fino al 23%, che comunque rispecchia meno di un quarto del totale.