Pattinaggio sul ghiaccio, Guillaume Cizeron e il coming out: «Spero di aiutare le persone a star meglio»
Il pluricampione del mondo di danza su ghiaccio sceglie L'Équipe per parlare della sua omosessualità: «Ma la vera tolleranza significherebbe non dover uscire allo scoperto»
by Maria StradaQuattro volte campione del mondo sul ghiaccio, nella specialità danza (in coppia con Gabriella Papadakis). Il 25enne Guillaume Cizeron di sicurezza ne ha da vendere quando scende in pista e con la compagna si muove in modo perfetto, non sembrerebbe tradire insicurezze. Ma sabato ha confessato le sue peggiori paure in un lungo, emozionante scritto per L'Équipe. E il suo grosso terrore è stato dover scendere a patti con la sua omosessualità, da ragazzino. Quindi sceglie il coming out sulle pagine del più famoso quotidiano sportivo.
«Perché parlare di tutto questo oggi, vi chiederete? Ho meditato sulla questione per alcuni mesi e dopo averne parlato con alcune persone intorno a me, ho capito che se le mie parole avessero il potere di aiutare anche una sola persona ad amare e ad accettare meglio se stessa, allora varrebbe la pena parlarne. Oggi, nonostante i grandi passi avanti sulla strada della tolleranza, la lotta non è finita. Ritengo che il mio silenzio non servirebbe alla causa e sarebbe più sinonimo di indifferenza che di presa di posizione. Anche se la mia convinzione è che la vera tolleranza significherebbe non dover uscire allo scoperto, così come un eterosessuale non ha mai dovuto rivelare il suo orientamento», scrive.
La lettera, lunga, assicura: «In un mondo ideale, nessuno avrebbe bisogno di giustificare le proprie attrazioni sessuali o romantiche. Qualcuno a cui tengo una volta mi ha detto: "Meriti di essere amato". Semplicemente perché esisti. Tutti meritano amore e dignità, indipendentemente dal fatto che si identifichino come uomini, donne o nessuno dei due, indipendentemente dal fatto che siano attratti da un uomo, da una donna o da entrambi. Vogliamo solo che ci sia permesso di vivere in pace, con il rispetto, l'amore e i diritti che ci meritiamo».
Però gli insulti, fin dalla più tenera infanzia e soprattutto negli anni dell'adolescenza, non sono mancati: «Frocio, finocchio, "Zia" e la lista continua, gli insulti ritmavano le mie giornate e presto divennero quella piccola melodia malsana di sfondo ai miei pensieri». Non è però necessario stare male, e Cizeron si rivolge ad altri giovani che potrebbero star male come lui: «Vorrei che le persone che si riconoscono nelle mie parole sapessero che non sono sole. Il modo in cui siamo trattati non definisce chi diventeremo o i successi che otterremo. Preservare la propria dignità e coltivare la propria ricchezza interiore sono le chiavi».
Cizeron ricorda di aver chiesto alla madre «Sono una ragazza o un ragazzo?» appena bambino, e di aver smesso di giocare con le Barbie perché non conveniva, ma di essere sempre stato «più portato ai giochi di bambole, di travestimento e di trucchi», tenendosi in disparte però mentre le sorelle giocavano. O all'intervallo, per non dover giocare a calcio.
Con un lungo lavoro interiore, Cizeron è riuscito a rimediare alla sensazione di annientamento, ma evidenzia come «ancora oggi, mi ritrovo a volte a censurare alcune delle mie azioni, imitazioni o parole, per imbarazzo o per paura di dispiacere agli altri. L'abitudine è il vizio dell'intimidazione, ci si abitua alla violenza, diventa normale. E spesso finiamo per credere di meritarlo. Coloro che, come me, sono stati indotti a credere di non meritare di essere, devono costantemente lottare con questa versione di sé stessi plasmata dagli altri».
In cosa, questo vissuto interiore, ha reso Guillaume Cizeron una persona o un atleta migliore?«Ogni essere umano ha in sé una parte di mascolinità e di femminilità, che lo voglia o no. Personalmente le coltivo e le festeggio sia nella vita che sul ghiaccio. Le due energie sono molto complementari e mi piace attingere all'una o all'altra a seconda dei ruoli in cui ballo sul ghiaccio».