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(Afp)

L’immunità di gregge per Sars-CoV-2 è un’utopia sempre più lontana?

In Inghilterra un’indagine su campione rappresentativo nazionale mostra che 7 soggetti su 10 non hanno avuto sintomi e che solo 1 su 15 ha sviluppato anticorpi

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Raggiungere l’immunità di gregge per Sars-CoV-2, ovvero essere protetti perché la maggior parte della popolazione si è contagiata (o vaccinata) e ha sviluppato gli anticorpi, è un miraggio? Non abbiamo ancora dati certi, soprattutto sulla durata dell’immunità, ma le indagini epidemiologiche che via via emergono porterebbero a pensare che senza un vaccino difficilmente potremo sentirci sicuri, in vista di una possibile nuova ondata in autunno.

Asintomatici 7 su 10

In Inghilterra un’analisi, elaborata dall’Office for National Statistics (Ons) su un primo campione rappresentativo nazionale, mostra che 7 soggetti su 10 positivi a Sars-CoV-2 (due terzi) non hanno avuto sintomi e solo una su 15, tra le persone testate, ha sviluppato anticorpi. «Un altro colpo — scrive il Times — alle speranze che l’immunità di gregge possa portare alla fine dell’epidemia senza il bisogno di un vaccino o trattamenti». I dati sono preliminari, ma l’Ons sottolinea l’importanza del distanziamento sociale per prevenire il contagio da persone che stanno apparentemente bene: il 79% dei positivi non mostrava alcun sintomo (al momento dell’esame) e il 70% non ha riportato sintomi nelle settimane precedenti e successive al test.

L’indagine in Italia

Anche in Italia è partita (il 25 maggio) l’indagine epidemiologica per stimare il numero di persone che hanno sviluppato anticorpi e fotografare la diffusione del virus sul territorio. Un campione di 150mila soggetti (di cui oltre 30mila in Lombardia) sarà sottoposto al test sierologico. L’indagine durerà circa 15 giorni, ma già dopo le prime 20mila unità analizzate si potrà avere un’idea del trend. «Su una prima parte dei dati rilevati saremo in grado di fornire delle anticipazioni» spiega il presidente dell’Istat - che coordina l’indagine insieme al Ministero della Salute e con il supporto della Croce Rossa - Gian Carlo Blangiardo. I soggetti che risulteranno positivi saranno sottoposti anche al tampone: uno degli obiettivi è infatti capire quanti siano gli asintomatici. «L’indagine sierologica sarà uno strumento fondamentale per definire l’evoluzione epidemica — ha sottolineato il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli —, ma non conferisce affatto un patentino di immunità. Conosciamo ancora troppo poco la risposta del nostro sistema immunitario e quanto questa risposta durerà nel tempo». Lo studio, ha rilevato il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, «darà una fotografia reale della situazione. Si stima che al massimo troveremo il 5% di positivi in Italia; in Sicilia e Sardegna meno del 2%. Ciò sarà utile ai fini epidemiologici, non del singolo individuo».

Campagne vaccinali

L’immunità di gregge è un meccanismo per cui, quando la maggior parte di una popolazione è immune nei confronti di una infezione (perché l’ha contratta o è stata vaccinata), l’agente patogeno non trova soggetti da infettare, rendendo protetti per via indiretta anche i pochi che sono ancora suscettibili. L’immunità di gregge non può essere indotta volontariamente lasciando infettare il maggior numero di persone, è piuttosto un obiettivo da raggiungere tramite le campagne vaccinali che, partendo da una base di popolazione immune consolidata dopo la prima ondata di un’epidemia, all’arrivo del vaccino vengono condotte a tappeto a partire dal personale sanitario, dai soggetti a rischio o più deboli.

Due milioni di persone protette?

«Dai primi dati ottenuti in Toscana risulta che solo il 2,5-3% della popolazione ha sviluppato anticorpi — afferma Paolo Bonanni, professore di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze —. Nei test rapidi più diffusi però va calcolato un rischio di falsi positivi del 30-40%. Dunque su 3% la cifra realistica di persone che hanno avuto l’infezione e sviluppato risposta immunitaria sarebbe dell’1,8%. Se questo dato fosse vero per tutta l’Italia, parlando in termini totalmente teorici, avremmo 1 milione di persone “protette” da Sars-CoV-2 su 60 milioni. Calcolando i numeri alti della Lombardia, potremmo arrivare a 2 milioni: si tratta di un calcolo fatto a tavolino, ma potrebbe non essere lontano dalla realtà».

Serve il 66% della popolazione

Una cifra lontana anni luce dall’immunità di gregge. «Il valore R0 medio italiano di Sars-CoV-2, nel periodo pre-lockdown, è risultato 3. Per avere il dato sull’immunità di gregge si usa questa formula: 1-1/R0. Ovvero 1 meno ⅓. Il risultato è 66, dunque in Italia avremmo immunità di gregge contro il coronavirus se il 66% della popolazione (quindi 40 milioni di persone) avesse gli anticorpi. Non solo. Per essere sicuri che lo scudo protettivo sia efficace è necessario dimostrare la presenza di anticorpi neutralizzanti, cosa che i test rapidi non sono in grado di fare. Quando sarà disponibile un vaccino sarà certamente possibile arrivare rapidamente all’immunità di gregge, ma per ora si tratta di un traguardo impossibile».