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Manager e progetto italiano per la maison che piace a Kate e Letizia

Il piano di Luca Donnini per Temperley London, la casa di moda che veste principesse e regine. Logistica spostata a Verona e in autunno una borsa made in Florence

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Kate duchessa di Cambridge e Letizia regina di Spagna, vestiranno all’«italiana»? Perché alla guida manageriale di Temperley London, la maison tenuta a battesimo nel 2000 da Alice Temperley, designer del cuore prima della moglie del principe William (che ha vestito Temperley in molte occasioni ufficiali), poi anche della sovrana che affianca re Felipe a Madrid, e di una manciata di altre principesse, dalla Danimarca al Medio Oriente, è approdato un manager italiano: Luca Donnini.

Il rilancio fra Brexit e crisi Covid

«Dopo vent’anni in Max Mara e un passaggio in Guess Inc in Svizzera, eccomi a Mayfair, Londra, in Bruton Street negozio e quartier generale di Temperley a pochi metri dal luogo dove nacque Elisabetta II. Non certo nel momento più facile, tra Brexit e pandemia — spiega da Londra, Donnini —. Ma ho intuito le potenzialità da valorizzare e ho accettato la sfida».

La scelta italiana di Alice

Lei, Alice, racconta di aver cercato «un manager della moda italiana perché gli italiani hanno nel sangue il senso degli affari nel fashion, e sono anche più decisionisti in tempi di Brexit e post Covid che costringe a ripensare il futuro». Perché non un inglese? «Ho fondato la maison con mio marito con il quale anche adesso resto in buoni rapporti, ma ai manager inglesi della moda con poche eccezioni come il ceo di Versace, Jonathan Akeroyd, manca una vera esperienza globale. E non volevo un francese... Cercavo un professionista con il quale ripensare l’assetto organizzativo».

Testimonial reali

Già, come si progetta un futuro di moda nel 2020, un po’ il «1929» del fashion business con negozi chiusi, città blindate, shopping con la cifra zero? «Intanto la qualità degli abiti disegnati da Alice è incredibile — spiega Donnini — e sono capi che sanno trasmettere tutto il fascino di un lifestyle, di un mondo». È il fascino di abiti con l’eleganza di corte, di un certo modo di «indossare» la vita con mondana disinvoltura. Vestiti per sentirsi un po’ principesse come Kate venuta a scegliere i capi in atelier, mentre Letizia e le altre Royal hanno seguito ciascuna percorsi diversi: chi ha acquistato un abito in negozi all’estero, chi online.

Il nuovo polo operativo a Verona

Come prima misura Donnini ha trasferito il magazzino, il cuore operativo della casa british, in Italia. «Abbiamo fatto rotta su Verona, centralizzando molte operazioni, dalla logistica ai fornitori che sono in Europa, sempre di più in Italia, alcuni in Cina e India per certe lavorazioni. Il cuore creativo, lo studio della prototipia, la strategia di marketing e di business resta invece a Londra — spiega Donnini —. E la nuova base italiana ci ha già convinti ad affidare a laboratori italiani la realizzazione di capi in maglieria e denim. Ora sogno di trovare un licenziatario nelle Marche o in Emilia, per una collezione di calzature». La maison ha intanto accelerato la diversificazione: non solo abiti da sera ma daywear. «Io stessa vivo in campagna e sempre più apprezzo il comfort di abiti da indossare ogni giorno, senza rinunciare al glamour», chiude Temperley. E alza il velo sul piano con Donnini: «Raddoppiare il fatturato, oggi di 15 milioni, e andare negli Usa, poi in Asia e presidiare meglio il mercato italiano. A settembre, le prime borse Temperley London: borse da regine, made in Florence».