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Antidoping, riesaminati i prelievi del Tour 2017 per trovare una sostanza proibita irrintracciabile all’epoca

A quel Tour de France (vinto da Chris Froome) parteciparono sia Kristijan Durasek che Borut Bozic: già sanzionati all’epoca per altre ragioni

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Un indizio, una pista e, forse, uno o più nomi. La Cycling Anti-Doping Foundation (Cadf), organo investigativo e giudicante del ciclismo professionistico mondiale, sta concludendo le analisi dei campioni di urina prelevati durante il Tour de France 2017 - scongelati per l’occasione - a caccia di una sostanza già all’epoca proibita ma non rilevabile ai controlli antidoping, il cui nome non è stato resto noto. La notizia è stata data dal quotidiano belga «Het Nieuwsblad» che cita una fonte interna alla Cadf.

Caccia ai dopati

Non si tratta di un’operazione di routine: l’indicazione dei soggetti da controllare e del principio farmacologico da cercare arriva dagli strascichi dell’Operazione Aderlass, partita con una clamorosa serie di arresti ai mondiali di sci nordico di Seefeld, in Austria, nel febbraio 2019. L’operazione portò alla squalifica di una ventina di persone e, tra loro, di otto ciclisti ed ex ciclisti tra cui l’ex re degli sprinter italiani, Alessandro Petacchi, poi squalificato per due anni. Al centro di tutto c’era un dottore tedesco, Mark Schmidt, che eseguiva trasfusioni di sangue nel suo studio di Erfurt, in Germania. Oltre a Petacchi, furono sanzionati anche i ciclisti Stefan Denifl, Georg Preidler, Pirmin Lang, Danilo Hondo, Kristijan Durasek, Kristijan Koren e Borut Bozic. La sostanza sarebbe già stata presente nei prontuari farmaceutici dell’epoca ma non ritracciabile dai protocolli antidoping. Alla sua caccia lavorano ora due laboratori Wada, quello di Seibersdorf in Austria e quello di Colonia in Germania. A quel Tour de France (vinto da Chris Froome) parteciparono sia Kristijan Durasek che Borut Bozic: già sanzionati.