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Sandra Milo sorride dietro la mascherina dopo la visita a Conte

Sandra Milo: «Conte, il compleanno in lockdown, mia figlia. E l’amicizia amorosa con Alessandro Rorato»

Lo sciopero della fame dell’attrice musa di Fellini, che si è incatenata fuori da Palazzo Chigi ed è stata ricevuta da Conte: «L’ho fatto per tutti i lavoratori a partita Iva». Per lo stress si è sentita male: «Mia figlia mi ha portati i cannoli»

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Sandra Milo durante il lockdown ha compiuto 87 anni, era l’11 marzo. Come ha festeggiato?
«In casa, con mia figlia Azzurra (De Lollis, ndr) che aveva preso una piccola torta con le fragole, farcita alla crema. Ho soffiato la candelina, ma per la prima volta non avevo un vestito nuovo. Appena potrò, me ne comprerò due».

Mercoledì si è incatenata alle transenne di piazza Colonna a Roma. Era l’atto finale di una protesta cominciata con lo sciopero della fame il 18 maggio. Perché?
«Intanto volevo fare come le suffragette, che si sono incatenate per ottenere il diritto di voto. Lo sciopero della fame, invece, non mi è costato: da quando è cominciata la pandemia ho ridimensionato la mia dieta, non riuscivo a mangiare con l’angoscia per tutti quei morti».

Ha avuto paura che potesse accadere anche a lei?
«No, mi addolorava sapere che fossero stati soli. La morte non è una cosa terribile, è un’altra manifestazione della vita. Ma se muori come il Gattopardo, con le persone care intorno al letto, lasci un ricordo... Molti, oggi, non hanno nemmeno una tomba su cui deporre un fiore... Sarebbe bello se il sindaco Sala piantasse un salice piangente in piazza Duomo per loro...».

Torniamo a Conte. Durante il suo sciopero della fame vi eravate già sentiti.
«Sì, il 20. Mi ha chiamato e pensavo a uno scherzo. Mi ha detto che non sopportava che una grande attrice come me facesse lo sciopero della fame. Così mi ha chiesto un favore: di farmi preparare il mio piatto preferito e mangiarlo. Me lo sono cucinato io, gli spaghetti al pomodoro. Poi ho ricominciato il digiuno».

E mercoledì si è incatenata.
«Sul posto mi ha accompagnato Alessandro Di Sarno delle Iene. Lì c’erano Juri Carnevali, della delegazione autonomi e partite Iva, e Daniele Zuccarello. Il premier ci ha ricevuti tutti e tre. Io ho chiesto di abolire l’Iva fino al 2021».

Non credo l’accontenterà.
«Siamo in tanti, noi lavoratori con partita Iva, e non solo quelli dello spettacolo: gli artigiani, i parrucchieri, i ferramenta... Il premier ha la qualità rara di spiazzarti: questa è l’arma vincente di Giulio Cesare e dei grandi strateghi».

Dopo, si è sentita male...
«Era lo stress... Mi hanno fatto il prelievo del sangue, controllato pressione e cuore. Sono sotto osservazione. Ieri mia figlia Debora (Ergas, ndr) è venuta a casa con un vassoio di cannoli e mi ha costretta a mangiarne subito uno».

Ha già rivisto suo nipote Flavio, il figlio di Ciro?
«Sì, è stato emozionante. Mio figlio indossava la mascherina, il bambino no, ma non ci siamo abbracciati per precauzione. Quanto era cresciuto...».

E il suo fidanzato?
«Eh, fidanzato è una parola grossa... Chiamiamola amicizia amorosa: lui mi corteggia, trova che sia ancora bella, attraente, ma non è come gli altri amori del mio passato, non condividiamo l’intimità...».

Lui è Alessandro Rorato, ristoratore veneto che ha 37 anni meno di lei. Dove lo ha conosciuto?
«A Venezia, qualche anno fa, a cena con Luca Zaia e la moglie. Ogni tanto mi mandava un piccolo pensiero, una volta uno scrigno che quando lo apri si illumina e suona. Poi abbiamo cominciato a frequentarci, mi faceva trovare i fiori al ristorante, è un uomo di altri tempi. In queste settimane ci siamo sempre sentiti: a volte ero un po’ depressa io, a volte lui...».

Videochiamate?
«Quelle le ha fatte Azzurra per farmi vedere mio nipote. Ma a me imbarazzano: un conto è parlare, un conto è vedere le persone nel proprio ambiente. È una questione di pudore. La mia generazione non è cresciuta così...».

La sua è la generazione della guerra. Spesso è stata accostata a quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi.
«Il corteo dei camion con le bare non lo avevo visto nemmeno in guerra. A quei tempi sapevi come proteggerti, c’erano le sirene e correvi nei rifugi. Il virus non lo vedi...».

In quale stagione della vita si sente?
«Non vivo mai nel passato, solo nel presente. Il lockdown mi ha fermata quando stavo per debuttare all’EcoTeatro di Milano con Ostriche e caffè. E a maggio sarebbero dovute cominciare le riprese del film Il meglio di me, di cui Azzurra è cosceneggiatrice. Il lavoro mi manca non solo perché è quello che faccio da quando avevo 12 anni, ma perché mi serve per vivere».

Questa lunga pausa le ha dato il tempo per fare bilanci?
«Ho imparato a capire gli altri, per ogni comportamento c’è sempre una ragione. Non significa giustificare».

Vale anche per i padri dei suoi figli?
«Da anni non suscito più quel tipo di passione, ma forse se certe cose sono avvenute in qualche modo ne sono responsabile».

E a Fellini ha pensato?
«A lui penso sempre, non ho bisogno del coronavirus».