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Matranga e Minafò: un «pulp crime» con molte risate

Dalla tv di Sicilia Cabaret e Made in Sud al cinema con «Un pugno di amici», distribuito da Lucky Red e ora in prima visione su Amazon Prime Video

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Tutto è partito da un gioco crudele: il lancio in piscina di Minafò. «Estate 2005, villaggio Capo Alaua di Gioiosa Marea, Messina. Uno spasso. La gente ci seguiva come se fossimo Franco e Ciccio o Ficarra e Picone». Due ragazzi palermitani sui vent’anni, Antonio Tony Matranga ed Emanuele Minafò, provano a costruirsi una carriera. «Scoprimmo di capirci al volo. E intorno a noi si creò un gruppo che non ci ha più abbandonato». Eccolo qui, il mondo di Matranga & Minafò. Dalla tv di Sicilia Cabaret e Made in Sud al cinema con Un pugno di amici, distribuito da Lucky Red e ora in prima visione su Amazon Prime Video. Amicizia e malavita. «Diciamo un pulp crime con molte risate, pensando col dovuto rispetto a Tarantino e Troisi». Raccontano: «Chiusi i cinema, ci è crollato il mondo addosso. Pensa: arrivi al primo film, un sogno che s’avvera, e non puoi andare nelle sale. Pazzesco. Ci ha salvato lo streaming».

Sono famosi per i loro tormentoni, «la vera password del comico»: dal ti devi aggallare, spinta all’autostima adolescenziale, al video di S’inzuppa il biscottino, 5 milioni di visualizzazioni su YouTube. Un pugno di amici è il diario buffo di quattro balordi. Di una rapina finita male. Della stangata operata da una poliziotta e da una vecchia signora. Di un pessimo boss. Di un commissario napoletano (Maurizio Casagrande). E di una fuga slapstick in un centro vacanze. «Ai villaggi turistici dobbiamo molto. Dico, erano 90 giorni di show. L’allenamento ideale per gli spettacoli in teatro durante l’inverno». Riprese a Termini Imerese e all’Isola delle Femmine. Con citazione finale di Bob Marley: «I veri amici sono come le stelle: puoi riconoscerli solo quando è buio intorno a te». Ricordano la lunga gavetta. Papà che dice: «Ma che stai facendo? Vai a lavorare!». La tv e l’incontro con il regista Sergio Colabona, «che adesso è più di un amico: il terzo componente del duo».

La quarantena l’hanno trascorsa a Palermo, facendo riunioni via Skype e «scrivendo, scrivendo, scrivendo per far passare l’angoscia». Il progetto successivo è già delineato. «Partiremo dalla Sicilia ma sarà una storia universale. Un film corale come quelli di Gabriele Salvatores, Marrakech Express e la trilogia della fuga. Descriveremo il Paese alle prese con il dopo-crisi». Il futuro del cinema lo vedono come un’integrazione tra offerta on demand e proiezioni in sala. «E, se dovessimo esprimere un desiderio, vorremmo che le persone in difficoltà tornassero ad essere felici, quel tanto che basta, almeno come tre mesi fa».

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