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Coronavirus Roma, resta chiuso il 90% degli hotel, persi 100 milioni al mese

Giuseppe Roscioli (Federalberghi Roma): impossibile lavorare per 3-4 camere. Il Massimo D’ Azeglio di via Cavour resiste: «Dal 1875 non abbiamo mai chiuso, nemmeno durante le due guerre mondiali. E ce la faremo anche questa volta»

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L’hotel Massimo D’Azeglio in via Cavour è sempre stato aperto: «Non abbiamo mai chiuso un giorno dal 1875 - spiega Massimo Bettoja - neppure durante le guerre mondiali. Quindi abbiamo deciso di andare avanti sia pure con il personale ridotto, lavorando al massimo con una trentina di camere». Ma l’hotel vicino a Termini è una vera eccezione nel panorama romano, dove, come ricorda il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, il 90% degli hotel è chiuso per mancanza di clienti e la perdita è di almeno 100 milioni al mese. «Io stesso - spiega Roscioli - non riapro nessuno di quelli chiusi. Ne ho tenuti attivi due e uno penso di chiuderlo: non si può lavorare con tre o quattro camere occupate. E molti albergatori - aggiunge - non pensano per nulla di riaprire, a eccezione di quelli a conduzione familiare». Pesano i problemi delle regole di sicurezza contro il virus? «All’inizio ci siamo “autoregolamentati” - risponde Roscioli -, noi le sanificazioni le abbiamo sempre fatte. Sono cambiate poche cose: la colazione non più a buffet ma al tavolo, con un aggravio di costi non indifferente di personale, i vetri davanti al desk e una persona alla volta in ascensore. Il vero problema però non è questo, ma la mancanza di segnali di ripresa: io ipotizzo di riaprire tutto non prima di marzo dell’anno prossimo. Se poi la cassa integrazione finisce, saremo costretti a licenziare qualche decina di migliaia di persone».

E ieri anche il presidente nazionale di Federalbeghi, Bernabò Bocca, ha lanciato un allarme sul «peso insostenibile degli affitti»: secondo uno studio di Ernst & Young è emersa la necessità di cooperazione tra proprietari e affittuari di immobili. È chiuso, tra gli altri, anche un albergo simbolo di Roma come l’Hassler a Trinità dei Monti, dove ha soggiornato anche Audrey Hepburn: «Non ho ancora deciso quando riaprirò - dice il titolare Roberto Wirth -. È un po’ come giocare a carte, aspettiamo. Ci siamo comunque preparati con un check in velocissimo: i clienti mandano i documenti prima e un’applicazione aprirà la porta delle stanze». Il primo giugno intanto Wirth riaprirà Il Palazzetto, che ha quattro stanze, e il 2 giugno sarà la volta del suo vicino, la Rocco Forte House con le sue splendide cinque suites, vista Scalinata; il 19 giugno infine toccherà al De Russie, altro hotel Rocco Forte: «Mai come quest’anno - osserva - sento il valore e la gioia nell’avviare la stagione estiva. Voglio lanciare un messaggio di speranza e di ottimismo». Luca Virgilio, general manager dell’Eden, dice di essere orientato ad aprire il primo luglio con i due ristoranti, La Terrazza e Il Giardino: «Abbiamo lanciato anche un’iniziativa speciale - racconta -, la formula “staycation, la vacanza ideale è dietro l’angolo!”. Un soggiorno nella propria città è un modo per riscoprirla, vivendo il relax e il piacere di un viaggio senza lo stress e la preoccupazione di lunghi spostamenti».

Antonella De Gregorio, due hotel di charme in centro, ha chiuso il Mozart ed ha tenuto aperto il Vivaldi, che ha nove stanze: «Lavoriamo con due o tre camere - spiega - e i prezzi non sono quelli di maggio, ma di bassa stagione. L’abbiamo fatto più “per cortesia” che per altro. Il Mozart lo riapriremo quando potremo». «Accettiamo prenotazioni dal primo luglio - dice Barbara Ricci dell’Adriano, dietro il Parlamento - e poi vedremo come evolve la situazione, perché l’80% della nostra clientela è straniero e il 20% corporate». Walter Pecoraro del Cosmopolita, a pochi passi da piazza Venezia, racconta che segue «ogni giorno le prenotazioni. E sono due a giugno, due a luglio e tre in agosto: in queste condizioni non si può aprire».

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