Un interessante BTP con cedola al 3,85%: pregi, difetti e possibili strategie operative

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Gli aficionados dei titoli di Stato  sono alla perenne ricerca di qualche forma di rendimento allettante. L’obiettivo resta sempre lo stesso: coniugare la protezione del capitale con il rendimento. Un’operazione spesso di non facile soluzione dati gli attuali medi di mercato. Vediamo di capirne di più in merito a un interessante  BTP con cedola al 3,85%: pregi, difetti e possibili strategie.

Il BTP in dollari

Il 1° settembre 2018 il Tesoro italiano ha emesso delle obbligazioni su un orizzonte temporale lungo: 30 anni, per l’esattezza. I cui rendimenti potrebbero risultare più interessanti,specie se raffrontate con la parte corta della curva dei rendimenti obbligazionari. Il BTP qui esaminato è quello denominato “Btp Tf 3,85% St49 Eur”, codice ISIN: IT0005363111, scadenza il 01/09/49. L’ammontare emesso è stato pari a 13,342 miliardi di euro, ed il lotto minimo è pari a mille euro.

Il bond ha cedola semestrale (date godimento: 1° marzo e 1° settembre di ogni anno), ha una struttura del tipo “Plain Vanilla”. Ossia il rendimento netto sarà funzione anche del sottostante corso dei prezzi di mercato. Oggi scambia sul MOT a circa 130,6, quindi abbondantemente sopra il prezzo di emissione che ricordiamo è pari a 100. Infine minimo e massimo annuali sono stati pari (rispettivamente) a 114,53 e 145,16. Il grafico sottostante (weekly timeframe; fonte: Investing) ne sintetizza l’andamento dei corsi della sua breve vita.

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Un interessante BTP con cedola al 3,85%: pregi, difetti e possibili strategie

Il piccolo risparmiatore s’interroga su cosa potenzialmente poter fare con questo strumento. I punti di forza e di debolezza del BTP sono in realtà sono contigui tra di loro, nel senso che molte delle su caratteristiche si prestano a interpretazioni diverse a seconda dei punti di vista.

Il rendimento. Alle quotazioni attuali il bond rende il 2,075% netto, che da un lato garantisce un buon certo flusso cedolare. Tuttavia impegnare la liquidità per ben 28 anni altri al solo tasso del 2% non è il massimo dei rendimenti auspicabili in rapporto al tempo. La liquidità dello strumento. Al riguardo non si ravvisa eccessiva carenza di scambi, anche se va detto che gli stessi non sono poi neanche così abbondanti. Al più qualche problema si può riscontrare nelle fasi di “crisi di liquidità”, che da qui a scadenza non si può escludere a priori. Lo strumento è in euro, quindi privo di rischio di cambio. Quanto all’emittente, il debito pubblico italiano rasenta il livello spazzatura. Da qui al 2048 sarà solo un rischio o diventerà realtà? Difficile rispondere su un arco temporale così lungo.

Un possibile spunto operativo

Una possibile strategia potrebbe essere quella di puntare sul recupero dei massimi di periodo in area 145 circa. La scadenza talmente lunga del bond consente infatti di non escludere a priori simili probabilità. Una simile strategia dovrebbe ovviamente essere portata avanti avendo a mente un arco temporale di medio periodo (qualche anno). Partendo dai livelli attuali, 130,6, il potenziale di rialzo sarebbe pari all’11,02%. Certo, più saggio sarebbe attendere punti d’ingresso sullo strumento su possibili storni di mercato. Ottimizzando in tal modo il prezzo di acquisto, considerato che alla naturale scadenza comunque si riceveranno solo i 100 di nominale.