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la Repubblica

Le Sardine rilanciano e ripartono dalle Regionali

Mattia Santori rilancia il movimento che non diventerà partito: "Nessuna pausa, ma non saremo mai uno strumento per chi vuole rifarsi una verginità politica. Siamo un trampolino per i giovani che scoprono la passione per la politica"

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BOLOGNA - Ha parlato solo Mattia Santori per 40 minuti. Senza contradditorio. Un momento di chiarimento necessario, lo definiscono i suoi, che decreta, dopo un'annunciata pausa che ha creato un terremoto interno, il rilancio del movimento. Con alcuni pezzi che si perderanno per strada e il ritorno alle "origini" ovvero l'impegno nelle prossime Regionali - si vota in Liguria, Marche, Puglia, Campania, Toscana e Veneto - sul modello Emilia Romagna. Pressione dal basso, nessuna trattativa per assessorati e incarichi. E soprattutto: nessun partito e nemmeno l'approdo nel Pd di Nicola Zingaretti.

Così le Sardine segnano il loro ritorno. Negano la crisi, tentano una ripartenza. L'apice del confronto di chiarimento, dopo mesi di scontri interni cresciuti a distanza, si è consumato giovedì sera in una videochat con circa 400 attivisti. Santori è stato netto: "A luglio e agosto verrà data priorità alle regioni che andranno al voto e, come sette mesi fa, saremo la risposta immunitaria della società civile, contro il sovranismi, populismi, razzismi, intolleranze e negazionismi".


La sua è stata una requisitoria durissima: "Le Sardine non saranno mai uno strumento per chi vuole rifarsi una verginità politica, ma un trampolino per i giovani che scoprono la passione per la politica". E ancora: "La voce di un milione e mezzo di persone che sette mesi fa ha scelto con coraggio di risuonare per le piazze di tutta Italia non può essere dimenticata, non possiamo avere più paura di riprenderci in mano il nostro futuro".

Cosa c'è dietro? Malumori e incomprensioni che covavano da tempo. E scoppiati di recente quando sono arrivati i risultati di una indagine interna voluta dallo stesso Santori. Un questionario rivolto ai 400 attivisti, l'analisi del “Sentiment Sardine”.

Cosa emerge? Che il movimento è fatto da giovani perlopiù laureati ed occupati, che fanno riferimento alla Costituzione e sognano gli Stati uniti d'Europa. Con un differente posizionamento rispetto al futuro del loro impegno politico: il 38% chiede di fare politica in modo attivo, il 30% si vede più come movimento di influenza e pressione, di cittadinanza attiva. Ma c'è anche e un 24% che si spinge oltre, chiede un partito. Questo il punto. Condito dall'ultima iniziativa delle Sardine che a Bologna hanno riempito la piazza con seimila piantine poi vendute, col sostegno dell'assessore comunale Matteo Lepore, per finanziare progetti di teatro nei quartieri per l'estate. Solo a Bologna, fuori c'è chi reclama più politica.

Santori sbotta, si sfoga nella chat interna, "sono conscio - aveva scritto - che qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare me e le persone che mi supportano". In gioco c'è la linea di un movimento che doveva essere definita in un incontro a Scampia a marzo, poi saltato per l'emergenza sanitaria.

La linea del partito, o della politica più spinta, non è condivisa da Santori e dai fondatori bolognesi: troppo presto, la paura è di perdere l'anima originaria, di bruciarsi troppo in fretta, di consumarsi nel breve tempo di un cerino acceso. Col Pd di Zingaretti ci sono stati tanti confronti, le Sardine sono anche intervenute nella piattaforma dem Immagina per dire la loro. Ma non è semplice, perché la
loro anima non è un monolite, tiene dentro anche pezzi della sinistra fuori dal Pd e dei delusi dai 5 Stelle.


"Arrivano momenti in cui bisogna riconoscere i propri errori, i propri limiti, le proprie incompatibilità - scrivono le Sardine dopo la conferenza via chat nella pagina Facebook ufficiale -. La diversità può essere un punto di forza, ma bisogna saperla valorizzare. L'ambizione può essere uno stimolo, ma solo se non si traduce in arrivismo. L'impegno politico è un atto nobile, ma non può trasformarsi in frustrazione, in sospetto, in disillusione.

Abbiamo per le mani una creatura fragile ma di rara bellezza. Ci giudicherete, ci accuserete di fragilità, ma siamo una grande casa politica che ospita giovani, anziani, comunisti, liberali, omosessuali, cattolici, da nord a sud, in Italia e nel mondo. Non ce la sentiamo di perdere questa possibilità di partecipazione. Non ce la sentiamo di perdere questa possibilità di partecipazione. Abbiamo fatto ricorso ad un liberatorio e necessario momento di chiarimento interno che per ragioni tutte da immaginare è divenuto pubblico".

Alla fine è passata l'idea di chi vuole che le Sardine rimangano un gruppo di influenza e pressione mediatica dal basso, tra volontariato e cittadinanza attiva. Dunque, la ripartenza. Non indolore. Sono stati azzerati gli incarichi dei coordinatori provinciali e regionali. Via anche il comitato esecutivo, ci sarà una struttura più leggera a livello nazionale.

"Il movimento di piazza si è trovato a confrontarsi durante una pandemia, ognuno di noi ha vissuto le proprie difficoltà. Stava per nascere una struttura e ci siamo trovati al nostro interno gente che faceva pressioni - spiega Jasmine Cristallo, portavoce nazionale delle Sardine e voce della realtà calabrese -  Mattia ha avuto uno sfogo ed ora ci siamo detti che torniamo a quello che siamo e ci siamo detti di essere: un movimento spontaneo, non vogliamo e non possiamo appiattirci su dinamiche partitiche".

Di qui un manifesto di valori che le Sardine sveleranno a tappe: un valore al giorno per 11 giorni. Il primo: "Le Sardine credono nel protagonismo delle cittadine e dei cittadini. Promuovono la cittadinanza attiva come pratica politica, come antidoto all'indifferenza, come forma di resistenza ai populismi, ai sovranismi, agli individualismi e ai personalismi di ogni sorta".