Trump contro i social network. Firmato per ripicca l’ordine che li vuole responsabili dei contenuti degli utenti
L’ordine esecutivo di Trump vuole erodere le tutele di cui godono le piattaforme social, e renderle responsabili dei contenuti pubblicati da terzi. Il caso scoppiato dopo due tweet del presidente bollati come fuorvianti da Twitter
by Sergio DonatoIl presidente americano Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha lo scopo di ridurre la protezione di cui i social network godono per legge, e che non li rende legalmente responsabili dei contenuti pubblicati dai loro utenti.
In particolare, l’ordine esecutivo del 28 maggio 2020, fa riferimento alla sezione 230 del Communications Decency Act: una legge datata 1996 che regolamenta la responsabilità dei fornitori di accesso a internet, e che li solleva da ciò che viene pubblicato dai loro utenti attraverso internet o, in caso di social network, sulle proprie piattaforme.
Secondo Trump, a differenza di quanto accade oggi, non c’è mai stata nella storia degli Stati Uniti “la possibilità da parte di un numero contenuto di società di controllare una sfera così grande delle interazioni umane”.
Trump si riferisce a entità quali Facebook, Youtube, Reddit. Ma l’ordine esecutivo di Trump arriva a distanza di due giorni dalla segnalazione di Twitter su due contenuti pubblicati il 26 maggio dal presidente americano. Twitter ha bollato i due tweet come fuorivanti.
Che cosa è successo fra Trump e Twitter
All’interno del dibattito politico delle elezioni presidenziali americane del 2020, il 26 maggio Trump ha pubblicato due tweet riguardanti la sicurezza del voto postale. Secondo l’attuale presidente degli Stati Uniti, in tale forma il voto dei cittadini sarebbe falsato da schede elettorali che potrebbero essere anche rubate. Inoltre, dice Trump, il governatore democratico della California sta inviando milioni di schede anche a chi non ha diritto di voto ma si trova comunque nello Stato californiano. Un sistema che condizionerebbe indirettamente le intenzioni di voto.
Tuttavia, il voto postale è già usato in cinque Stati americani e non risultano brogli afferenti a tale sistema. Inoltre, nessun altro che non sia un elettore con diritto di voto riceverà una scheda elettorale in California. Queste sono le risposte che ha dato Twitter.
Quale misura ha applicatoTwitter nei confronti di Trump
Le risposte di Twitter si possono raggiungere da un link che è stato applicato sotto i due tweet incriminati di Trump. La descrizione del link recita: “Leggi come stanno i fatti sul voto postale”, preceduto da un punto esclamativo. Questo sistema è applicato da Twitter per i contenuti che sono considerati fuorvianti e per i quali la piattaforma spiega il motivo per cui sono stati ritenuti tali. Un comportamento che è stato adottato da Twitter per arginare il fenomeno delle fake news, e che è stato applicato per la prima volta su una personalità con tanti follower così importante e anche di spessore politico.
Il link di Twitter riporta a una timeline della stessa piattaforma nella quale si spiegano i motivi che hanno portato a ritenere quel determinato tweet fuorviante, seguiti da una cascata di contenuti con le fonti a supporto (tra le quali CNN e Washington Post) e con titoli in grassetto che le evidenziano per argomento.
Qual è stata la reazione di Trump alla decisione di Twitter
Trump ha quindi usato inizialmente lo stesso Twitter per dire, il 27 maggio, che “Twitter sta interferendo con le elezioni presidenziali americane” usando come strumenti di fact-checking fonti che invece è il presidente stesso a ritenere dispensatrici di fake news, ovvero la CNN e il Washington Post.
Il 28 maggio è quindi arrivato l’ordine esecutivo dalla Casa Bianca che si basa sulla libertà di parola che vige negli Stati Uniti e che cozza con l’esistenza di piattaforme online che possano interferire con essa. Trump ha quindi chiamato in causa una modifica della riforma della sezione 230 Communications Decency Act, la quale solleva i fornitori online dalla responsabilità dei contenuti pubblicati dai loro utenti.
Che cos'è la Sezione 230 e cosa regolamenta
Prima dell’avvento di internet, in America la responsabilità dei contenuti pubblicati era divisa tra gli editori e i distributori. Ma internet ha dato la possibilità a chiunque di produrre contenuti e informazioni, così, nel 1996 è stata prevista una sezione 230 all’interno del Communications Decency Act, a sua volta contenuta nel titolo V del Telecommunications Act del 1996.
La Sezione 230 (c)(1) recita così: “Nessun fornitore di servizi internet e nessun utilizzatore di tali servizi può esser ritenuto responsabile quale editore o quale autore di una qualsiasi informazione che sia stata fornita da terzi.”
Di fatto, è una legge che tutela i fornitori dei servizi internet dei contenuti che potrebbero essere pubblicati dai loro fruitori. La sezione chiarisce che queste società non sono editori e non sono legalmente responsabili per ciò che pubblicano i loro utenti all’interno degli spazi forniti. Tuttavia, la sezione concede alle società il potere di moderare, in buona fede, i contenuti ritenuti offensivi o che violano i loro standard.
La sezione 230 è nata dalle querele ai due provider CompuServe e Prodigy negli anni 90 per alcuni contenuti pubblicati dai loro utenti. La differenza tra le due società è che Prodigy moderava i contenuti. CompuServe, no. La scelta di Prodigy, tuttavia, la penalizzò, perché l’atto stesso di moderare la rese simile a una società editoriale, e per questo fu ritenuta direttamente responsabile per ciò che alla fine era stato pubblicato nonostante il suo controllo.
Le società di internet hanno quindi spinto per essere tutelate e per riempire un vuoto normativo che rischiava anche di creare risposte giuridiche diverse per casi giudiziari simili. Da lì nacque la sezione 230 del 1996.
Che cosa dice l'ordine esecutivo di Trump
Il presidente Trump con l’ordine esecutivo del 28 maggio intitolato “Ordine esecutivo sulla prevenzione della censura online” non può annullare o modificare la sezione 230, ma chiede alla Federal Communications Commission (FCC) di modificare la legge.
Nel dettaglio, l’ordine esecutivo chiede di considerare i social network al pari di editori, soprattutto nel caso in cui, in malafede, blocchino o rimuovano dei contenuti. Un atto che farebbe perdere loro le tutele garantite dalla sezione 230.
Qual è stata la reazione di Twitter all'ordine esecutivo
In un tweet, Twitter ha dichiarato l’ordine esecutivo di Trump “un approccio reazionario e politicizzato a una legge di riferimento”. Secondo la piattaforma social, i tentativi di modificare una legge che protegge la libertà di espressione minacciano il futuro della libertà di internet.
E nel frattempo ha pensato di oscurare un tweet di Trump (comunque visualizzabile con un clic) perché presentava elementi che esaltavano la violenza. Il tweet riguardava le manifestazioni per la morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un intervento che sarebbe stato considerato troppo violento da parte della polizia di Minneapolis.
Nel tweet, riferendosi ai manifestanti Trump ha scritto che “quando iniziano i saccheggi, iniziano gli spari”. E Twitter ha voluto avvisare gli utenti della piattaforma circa il contenuto violento del commento del presidente americano.
Cosa potrebbe succedere
È impossibile fare un previsione sulla decisione della FCC circa la modifica della sezione 230, la quale potrebbe ridurre le tutele nei confronti dei forum online o delle piattaforme social per i contenuti pubblicati dai rispettivi utenti.
È però credibile che il “cambio di identità” dei fornitori online e di soggetti come Facebook, Twitter, YouTube o Reddit, non possa avvenire dall’oggi al domani, perché le stesse piattaforme sarebbero sprovviste anche delle strutture tecniche e legali per farvi fronte. Se il cambiamento avverrà sarà qualcosa che entrerà più lentamente anche all’interno del dibattito pubblico.
Sulla scia di quello che successe a Prodigy e a CompuServe negli anni 90, le piattaforme social come Facebook o Twitter, e recentemente anche YouTube, potrebbero però essere la causa del loro male perché StartFragmentstanno modificando in parte la loro identitàEndFragment.
Prodigy venne considerata al pari di un giornale perché di fatto filtrava i contenuti pubblicati, e quindi venne ritenuta responsabile degli stessi. Ma anche i moderni social network si stanno attrezzando, o lo hanno già fatto, per moderare i contenuti dei loro utenti. In sostanza, non si limitano più a essere piattaforme social che offrono una “pagina bianca” ai loro utenti da riempire in libertà. Stanno applicando una moderazione dei contenuti fattiva, concreta. Si sono dotati di redazioni e controllori.
Un cambiamento che è stato accelerato dal caso Cambridge Analytica del 2016, ma anche dal dibattito quotidiano sulle fake news e sul bullismo online, e da tutti quei comportamenti che stanno rendendo l’online più concreto degli stessi strumenti attraverso il quale viene fruito.