Aemilia 1992, per gli omicidi della ‘Ndrangheta chiesti quattro ergastoli. VIDEO

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Il pm antimafia Beatrice Ronchi ha chiesto una condanna esemplare per gli imputati Nicolino Grande Aracri, Angelo Greco, Antonio Ciampà e Antonio Le Rose per gli omicidi di Nicola Vasapollo e Giuseppe Pino Ruggiero

REGGIO EMILIA – “Per Nicolino Grande Aracri l’ergastolo e l’isolamento per tre anni”. E l’ergastolo, la fine pena mai, il pubblico ministero della Dda di Bolgona Beatrice Ronchi l’ha chiesto anche per Angelo Greco, già dietro le sbarre, Antonio Ciampà e Antonio Le Rose.
E’ finita la requisitoria del processo denominato Aemilia 1992. Quatto udienze, inframmezzate dal lungo blocco imposto dall’emergenza Covid. Venti ore di ricostruzione in cui Ronchi ha intrecciato tempi, date, nomi, eventi, tabulati telefonici, arrivando a delineare “un quadro probatorio – ha detto – che consente certamente di ritenere provata la responsabilità penale per ciascun imputato, per i reati di omicidio volontario, premeditato e con l’aggravante del metodo mafioso”, sia per l’assassinio di Nicola Vasapollo sia per quello di Giuseppe Pino Ruggiero.

Trascorse un mese tra i due delitti. Era il 21 settembre di quasi 28 anni fa quando il 33enne cutrese Vasapollo veniva freddato sulla soglia di casa a Pieve Modolena; era il 22 ottobre quando la stessa sorte toccò al 35enne conterraneo Ruggiero ammazzato a Brescello da 4 persone travestite da carabinieri. Entrambe le vittime erano ai domiciliari. Era in atto una faida: in campo c’erano l’allora cosca dominante delle famiglie Grande Aracri, Dragone e Arena e gli “scissionisti” di cui facevano parte Ruggiero e Vasapollo.

“Volevano espandere il controllo in Emilia”, ha detto Ronchi in aula. La ‘Ndrangheta sparava anche qui. Il culmine sei anni dopo, la bomba al bar Pendolino. Poi un lungo ma non inoperoso silenzio. Il passaggio a estorsioni, usura e traffico di droga e tante operazioni delle forze dell’ordine, con l’approdo al maxi processo Aemilia. Dopo le parole dei pentiti Antonio Valerio e Angelo Cortese, le cui dichiarazioni la pm ha definito “spontanee e attendibili”, nel luglio del 2017 e per due mesi la squadra mobile si è dedicata a fare luce piena sui fatti del ’92, per i quali in passato c’erano state le condanne di Domenico Lucente, poi suicidatosi, e di Raffaele Dragone, ritenuti i mandanti.

Alla sbarra in questo processo i presunti autori materiali.

In rito abbreviato, nel 2018, sono già stati condannati rispettivamente a 30 e a 8 anni Nicolino Sarcone e lo stesso Valerio, che si è autoaccusato di aver fatto parte dell’omicidio Ruggiero. A Reggio, dal febbraio 2019, si sta svolgendo il processo secondo rito ordinario, davanti alla corte d’Assise presieduta dal giudice Dario De Luca. Avanzate anche le richieste di risarcimento delle parti civili: 100mila euro per il Comune di Brescello e 300mila per l’associazione Libera. Tra due settimane è prevista la replica delle difese, per il 17 luglio è attesa la sentenza.