la Repubblica
Apple, il Tar del Lazio conferma le sanzioni Antitrust. "Spinse a cambiare l'iPhone prima"
La sentenza del Tar respinge i ricorsi Apple e per la prima volta afferma l'idea che si era "costruito un sofisticato sistema, tecnologico e di marketing che, attraverso informazioni omissive e pratiche aggressive lungamente descritte nel provvedimento, condiziona fortemente il consumatore nelle proprie scelte"
by ALESSANDRO LONGOIl Tar del Lazio rigetta l'appello di Apple sulle due sanzioni Antitrust del 2018 per complessivi 10 milioni di euro - già pagate dall'azienda di Cupertino - per pratiche commerciali che hanno condizionato fortemente il consumatore nelle proprie scelte. La sentenza è un testo corposo di 46 pagine, con la data odierna. Altroconsumo già parla, in una nota, di "sentenza storica, che fissa un precedente importante per la lotta all'obsolescenza programmata".
Le pratiche in questione sono le seguenti, entrambe - secondo Antitrust e ora anche secondo il Tar - tese a spingere il consumatore a passare a un nuovo modello iPhone prima del necessario.
La prima, sanzionata per 5 milioni di euro, è "la proposta insistente, ai consumatori in possesso di iPhone 6/6plus/6s/6splus, di procedere ad installare il sistema operativo iOS10 e i successivi aggiornamenti (tra cui iOS 10.2.1) le cui caratteristiche e impatto sulle prestazioni degli smartphone stessi sono state descritte in maniera omissiva ed ingannevole, senza offrire (se non in misura limitata o tardiva) alcun mezzo di ripristino dell'originaria funzionalità degli apparecchi in caso di sperimentata diminuzione delle prestazioni a seguito dell'aggiornamento", si legge nella sentenza odierna.
In particolare, a quanto riassume il Tar dalle decisioni dell'Antitrust, secondo informazioni acquisite ai fini dell'applicazione del Codice del Consumo e le segnalazioni di alcuni consumatori pervenute nel dicembre 2017, Apple, in occasione della release del sistema iOS 10.1, non ha informato i clienti dei possibili inconvenienti di funzionamento che il nuovo SO avrebbe potuto provocare attesa la configurazione hardware degli smartphone in cui sarebbe stato installato (e in particolare del grado di usura della batteria) in determinate condizioni d'uso comune.
"Inoltre, in occasione della release del sistema iOS 10.2.1, Apple ha omesso di informare preliminarmente i consumatori, in maniera chiara e immediata, che per evitare alcuni rilevanti inconvenienti (quali l'improvviso spegnimento/riaccensione del proprio iPhone) tale release includeva un sistema di gestione delle prestazioni dello smartphone che avrebbe opportunamente rallentato tali prestazioni per evitare lo spegnimento inatteso - sistema mantenuto anche in successivi aggiornamenti di iOS".
La seconda pratica, sanzionata anch'essa per 5 milioni di euro è "la mancata informazione sulle caratteristiche della batteria e specificamente in merito alle condizioni per mantenere un adeguato livello di prestazioni degli iPhone, alla sua durata e alle modalità per la sua corretta gestione al fine di rallentarne la naturale usura e, quindi, in merito alla sostituzione della medesima batteria".
Secondo Apple, nei motivi del ricorso al Tar, si tratta di eccesso di potere da parte dell'Antitrust, vizi formali e travisamento delle norme sul consumo.
L'Antitrust ha contestato ad Apple cinque profili di omessa informativa ma solo in un caso Apple ritiene di non aver adempiuto: si tratta della omessa informativa relativa alla "necessità di controllare cautelativamente lo stato della batteria in occasione del rilascio di nuovi aggiornamenti software, al fine di consentire un corretto uso e mantenere un adeguato livello di prestazioni dei propri dispositivi cellulari".
Il Tar riporta alcuni elementi fattuali, a supporto della decisione. Che l'installazione di una nuova versione di iOS può in alcuni casi creare riduzioni delle prestazioni dell'iPhone, come poi chiarito dalla stessa Apple. Apple rilascia inoltre, nel periodo intercorrente fra una versione e la successiva di iOS, molti altri aggiornamenti software: la versione iOS 10 ha avuto 12 aggiornamenti. Ogni nuovo aggiornamento viene proposto a tutti i possessori di iPhone sulla base di una verifica fra due soli possibili stati dell'apparecchio, "aggiornato" o "non aggiornato".
Una volta che un aggiornamento sia disponibile, Apple invia ripetutamente ai consumatori il messaggio che invita a scaricare e installare l'aggiornamento che è stato rilasciato, risollecitando periodicamente il consumatore fino a quando l'aggiornamento non viene scaricato: tale sollecitazione non può essere evitata. I messaggi si concludono con un pulsante virtuale denominato "Scarica e installa", "unica opzione offerta al proprietario del cellulare, attivando la quale lo smartphone procede a scaricare e ad installare la nuova versione del sistema operativo", si legge.
Dall'esame dei dati l'Antitrust aveva rilevato che, con i descritti messaggi, Apple segnala soltanto quali siano i miglioramenti attesi, con modalità tali da suggerire fortemente l'opportunità di effettuare l'aggiornamento e quindi invita ad eseguirlo ma non informa il consumatore sui possibili rischi che tali aggiornamenti possono determinare in termini di minore funzionalità degli apparecchi, in relazione sia alle loro caratteristiche hardware sia al loro specifico stato d'uso, e dunque sulla cautela con cui il consumatore deve valutare se procedere o meno all'aggiornamento del sistema operativo; che i messaggi che si concludono con il pulsante virtuale denominato "Scarica e installa" non chiariscono che tale processo è irreversibile; che i messaggi sono insistenti, non rifiutabili e non altrimenti eliminabili se non scaricando l'aggiornamento; che una volta effettuato un aggiornamento, Apple non consente il ritorno ad una versione precedente del sistema operativo iOS (c.d. downgrading).
Il Tar concorda con l'Antitrust che "Apple ha costruito un sofisticato sistema, tecnologico e di marketing che, attraverso informazioni omissive e pratiche aggressive lungamente descritte nel provvedimento, condiziona fortemente il consumatore nelle proprie scelte".
In tre modi. Con "una sorta di fidelizzazione forzata dell'utente", "la periodica, frequente e insistente proposizione di aggiornamenti software che, di fatto, una volta scaricati, rallentano e riducono le funzionalità dei modelli di iPhone meno recenti, senza che il possessore ne sia informato o pienamente consapevole: circostanza questa che, il più delle volte, induce il consumatore a disfarsi del vecchio modello per acquistare un iPhone di ultima generazione".
Infine, terzo modo, "con la sostituzione della componentistica, ivi compresa la batteria (componente che, già soggetto a normale usura, subisce una repentina accelerazione nel degrado a causa dei pesanti aggiornamenti, di fatto imposti da Apple), che il possessore non può effettuare autonomamente con una semplice operazione, come avviene con gli smartphone di altri brand, ma che può essere effettuata soltanto presso un centro autorizzato Apple.
Il Tar nota anche che "dagli elementi acquisiti in istruttoria è risultato che solo a partire dagli ultimi giorni di dicembre 2017 Apple ha fornito ai propri clienti un'informazione adeguata: circa la rilevanza centrale della batteria per le prestazioni degli iPhone; circa le caratteristiche delle batterie in termini di ciclo di vita e la loro capacità di fornire energia in tempi rapidi; circa la necessità di controllare cautelativamente lo stato della batteria in occasione del rilascio di nuovi aggiornamenti software; circa il momento in cui potrebbe rendersi necessario procedere alla sostituzione della batteria.
Come dice Marco Scialdone, tra i principali avvocati in tema di diritto delle tecnologie, "si tratta di una sentenza molto importante: per la prima volta si riconosce l'esistenza dell'obsolescenza programmata quale pratica commerciale aggressiva ai danni dei consumatori". "L'obsolescenza programmata è una pratica odiosa, perché occulta, rispetto alla quale il consumatore non può difendersi. Bene, dunque, che il Tar abbia confermato la sanzione comminata dall'Antitrust al colosso di Cupertino. Bisognerà vedere se si aprirà lo spazio per una richiesta risarcitoria da parte dei consumatori danneggiati. Normativamente, i presupposti per una class action esistono".