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Coronavirus, i negozi che resistono al lockdown salvati dall’online

Ad aprile l’e-commerce ha registrato +214 per cento. Ma ora per i comercianti l’emergenza riguarderà gli affitti e il futuro dei lavoratori

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MILANO - Nel mese di aprile il settore abbigliamento è calato del 99 per cento e la ristorazione dell’84 rispetto all’anno scorso. Sono i dati dell’Osservatorio Confimprese-Ernst & Young a fotografare il crollo impietoso dei consumi degli italiani durante il lockdown. A calmierare le perdite ci sono le vendite online, che sempre ad aprile hanno registrato +214 per cento.

Centri commerciali e outlet mostrano il trend peggiore con -98 per cento e -99, addirittura superando le agenzie di viaggio. Dati leggermente migliori per le vendite nei centri delle grandi città (-92,1) e dei piccoli comuni (-87,4).

L’analisi più dettagliata mostra il maggior impatto del lockdown sui negozi del Sud, in particolare in Sicilia (-96,8) e in Campania (-97,9). Tra le province più colpite figurano Catania (-97), Palermo (-98,3), Caserta (-99,6) e Bari (-97,4).

Per Paolo Lobetti Bodoni di Ernst & Young «poche realtà, aiutate dallo spirito d’iniziativa e dalle concessioni del governo, hanno resistito. Interessante il dato dell’e-commerce, che ha triplicato le vendite spinto dalle necessità dei consumatori e che giocherà sempre più un ruolo rilevante anche nella futura fase di normalizzazione».

Intanto però per Mario Maiocchi, responsabile dell’Osservatorio, è «inevitabile che si creino tensioni sia con le proprietà immobiliari  dei negozi sia con la forza lavoro, il cui futuro in azienda è incerto. Urgono misure volte a sostenere il settore, con particolare riguardo alla tematica dei contratti di affitto».