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Pure Zinga vuol chiudere: lo schiaffo ai turisti lomabardi

La tensione in vista del prossimo 3 giugno continua a salire, tra pressioni esercitate dai governatori e frecciatine di vario genere: "Non dico che faremo ciò che minaccia la Sardegna, dico però che dovremo prevedere delle contromisure", avvisa l'assessore alla sanità D'Amato nel caso in cui non dovessero essere seguiti rigidi parametri di tipo sanitario

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A pochi giorni dalla conferenza Stato-Regioni, che risulterà decisiva per determinare la libera circolazione all'interno del nostro Paese dopo che saranno presi in esame degli specifici parametri per valutare che non sussistano nuovi rischi di diffusione del virus, la tensione tra l'esecutivo ed i vari governatori continua a salire: anche il Lazio, territorio presieduto dal segretario del Pd Nicola Zingaretti entra improvvisamente nella querelle.

I timori di alcune regioni specifiche, come ad esempio la Sardegna e la Sicilia, mete turistiche di grande richiamo e con bassi indici di contagio, aveva portato i presidenti a prendere in considerazione l'idea della creazione di un passaporto sanitario per garantire ai propri cittadini che gli spostamenti dei vacanzieri non costituissero un pericolo. Un'idea bocciata dal governo. "La Regione non può istituire e adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose, né limitare l'esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale", aveva tuonato il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. "Se tutte le regioni ripartono, ripartono senza distinzione sul profilo dei cittadini residenti in una regione o in un'altra, se le autorità sanitarie e il Governo decideranno che il Paese è pronto per la ripartenza". Lo stesso sindaco di Milano Sala aveva bocciato la proposta, minacciando ritorsioni a riguardo:"Qui parlo da cittadino prima ancora che da sindaco: quando deciderò dove andare per un weekend o vacanza me ne ricorderò", aveva detto su Facebook. "E ho aggiunto, da cittadino, che se qualcuno mi obbliga a fare il test per andare a casa sua io preferisco rinunciare. A Milano abbiamo sempre accolto tutti. E il turismo in certe regioni l'hanno costruito proprio i lombardi". Il tutto inserito in un messaggio in cui si chiedevano chiarimenti allo stesso Boccia per comprendere cosa sia necessario per ripartire il prossimo 3 giugno.

Pressioni che sono arrivate anche dal presidente della regione Lombardia Attilio Fontana: "La situazione sta migliorando. Credo che, in previsione del provvedimento governativo che stabilirà la riapertura delle singole regioni e la possibilità di circolazione, la Lombardia rientrerà sicuramente nelle regioni che avranno libertà di movimento", aveva dichiarato il governatore. Anche il Piemonte ha fatto sentire le proprie ragioni tramite le parole del presidente Alberto Cirio: "A oggi il nostro monitoraggio quotidiano non ci segnala particolari criticità, quindi attendiamo fiduciosi che il 3 giugno possa essere la data per la riapertura dei confini. Nelle ultime due pagelle del ministero il Piemonte era considerato a rischio basso, con un Rt a 0,39 con indice massimo a 1, quindi con numeri assolutamente nei parametri", ha riferito il governatore.

"Per quanto riguarda l'apertura dei confini tra le Regioni, noi dovremmo entrare nella prima apertura perché siamo una delle Regioni con il minor numero di contagi", ha riferito alla stampa il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

Ad essere particolarmente agitato a causa delle pressioni registrate nelle ultime ore è l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D' Amato:"Ci sono troppe pressioni, anche sul Comitato tecnico scientifico. Se servirà, prenderemo delle contromisure. Non accetteremo forzature", ha dichiarato a "Il Messaggero", come riportato da AdnKronos. "Voi pensate che, se ci sarà il via libera agli spostamenti interregionali, tutti i milanesi andranno solo in Sardegna? Sapete quanti treni ci sono ogni giorno tra Roma e Milano? Io spero che ci sia grande scrupolo nel prendere le decisioni, vedo troppe pressioni. Io dico con grande chiarezza: ci siamo dati un metodo, si deve decidere sulla base di una serie di indicatori, sui numeri. Se le decisioni saranno prese sulla base di riscontri scientifici, non avremo nulla da eccepire", ha aggiunto D'Amato. "Se invece si cederà alle pressioni di tipo politico, prenderemo delle contromisure. Pressioni sul Comitato tecnico scientifico ci sono e questo rischia di creare irritazione".

L'assessore alla sanità del Lazio si è espresso anche sulle posizioni di Fontana e Gallera: "Non ce l'ho con loro, voglio essere chiaro. Dico solo che c'è una spinta a riaprire, soprattutto da parte di partiti come la Lega. Io non sono contrario per principio, ma per favore si valuti prima di tutto pensando alla difesa della salute pubblica. Ci sono degli indicatori? Bene, utilizziamo quelli come governo e regioni hanno deciso fin dall'inizio". La minaccia, se così non fosse fatto, è quella di prendere provvedimenti a riguardo. "Se le rilevazioni sull'andamento dell'epidemia ci diranno che anche Lombardia e Piemonte possono riaprire, rispetterò la decisione del governo", ha spiegato D'Amato. "Se si deciderà invece per altri motivazioni, non dico che faremo ciò che minaccia la Sardegna, dico però che dovremo prevedere delle contromisure".