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Heysel, Tacconi adesso rivela: "Che cosa è successo davvero"

L'ex portiere bianconero ricorda quella tragica notte: ''C'era un atmosfera surreale. Le Forze dell’ordine ci imposero di giocare e di uscire con la coppa...''

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''Dentro lo spogliatoio c’era un po’ di tutto: chi perdeva sangue, chi era ferito....poi ci imposero di giocare e di uscire con la coppa per tenere buoni i tifosi'' Stefano Tacconi ricorda così la tragica notte dell'Heysel.

Era il 29 maggio 1985 e allo stadio Heysel di Bruxelles era in programma la finale di Coppa Campioni Juventus-Liverpool. All'improvviso prima del fischio iniziale, una parte della tifoseria inglese si riversò in massa sulla tribuna dove si trovavano i tifosi della Juve, sfondando le reti divisorie. La polizia arrivò quando gli hooligans erano già in azione: inseguirono i supporter della Juventus fino all'estremità degli spalti. Presi dal panico i tifosi bianconeri si ammassarono nell'angolo più lontano e basso del Settore Z, schiacciati l’uno sull'altro contro un muro, che crollò. Fu una carneficina.

Il ricordo di Tacconi

Un pensiero fisso, trentacinque anni dopo, che resta impresso nella memoria di chi era in campo quella notte. Dopo Antonio Cabrini, che ha raccontato i particolari di quella notte in esclusiva a IlGiornale.it anche Tacconi, portiere bianconero di quel fantastico ciclo, ha rilasciato un'intervista alla trasmissione Le Lunatiche in onda su Rai Radio 2 ricordando quella tragica partita: ''Dentro lo spogliatoio c’era un po’ di tutto: chi perdeva sangue, chi era ferito, noi abbiamo prestato i primi soccorsi, prestando anche le scarpe a chi le aveva perse, le tute. Era un’atmosfera surreale''.

La decisione di giocare resta a distanza di anni una scelta ancora criticata, come ricorda l'ex numero uno della Juve: ''Boniperti aveva detto che non dovevamo giocare, ma poi un generale delle Forze dell’ordine ci impose di giocarla e credo sia stato giusto perché altrimenti sarebbe successo molto di più. Entrammo in campo molto arrabbiati, perché comunque ci avevano tolto il sogno di quella finale, noi eravamo sicuri di vincere ma ci hanno tolto la gioia di esultare. Capisco le critiche, ma anche qui furono le Forze dell’ordine a chiederci di uscire con la coppa per tenere buoni i tifosi dentro lo stadio. Non dovevano uscire perché gli hooligans non erano stati ancora evacuati''.

Morirono 39 persone di cui 32 italiani, ci furono 600 feriti e quelle immagini tragiche fecero il giro del mondo, ma prima si giocò la partita per decisione dei dirigenti Uefa, d'accordo con la polizia belga. I calciatori Cabrini, Tardelli e Brio andarono a parlare con i tifosi. Il capitano Gaetano Scirea lesse un comunicato:"La partita verrà giocata per consentire alla forze dell'ordine di organizzare al termine l'evacuazione dello stadio. State calmi, non rispondete alla provocazioni. Giochiamo per voi". Un rigore di Platini, assegnato per un fallo su Boniek cominciato fuori area, segnò la più amara e dolorosa delle vittorie della Juventus. Una coppa mai goduta fino in fondo da quella fantastica squadra e da tutto il popolo bianconero. Una delle più grandi sconfitte del calcio.

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