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Recovery Fund: è una semplice truffa o un'aiuto? Vediamolo

I soldi che arriveranno tramite il Recovery Fund dovrebbero arrivare entro la fine del 2022, almeno la parte che riguarda il 60% dei contributi a fondo perduto. I prestiti, invece, dovrebbero arrivare entro la fine del 2024. A comunicarlo è stato Paolo Gentiloni, il Commissario Europeo per gli affari economici, che ha provveduto a comunicare quelle che dovrebbero essere le tempistiche del nuovo strumento di sostegno ai paesi dell'Unione europea, per riuscire ad affrontare la crisi economica innescata dal coronavirus.

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I soldi che arriveranno tramite il Recovery Fund dovrebbero arrivare entro la fine del 2022, almeno la parte che riguarda il 60% dei contributi a fondo perduto. I prestiti, invece, dovrebbero arrivare entro la fine del 2024. A comunicarlo è stato Paolo Gentiloni, il Commissario Europeo per gli affari economici, che ha provveduto a comunicare quelle che dovrebbero essere le tempistiche del nuovo strumento di sostegno ai paesi dell'Unione europea, per riuscire ad affrontare la crisi economica innescata dal coronavirus.

Attaverso il Recovery Fund dovrebbero essere destinati all'Italia qualcosa come 172,7 miliardi di euro, dei quali 81,807 arriveranno sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto, mentre 90,938 saranno erogati attraverso dei prestiti. Ricordiamo che l'Italia versa qualcosa come 56 miliardi di euro all'Unione europea per il suo bilancio. Ma soprattutto che mobilita qualcosa come 750 miliardi di euro, che saranno raccolti sul mercato, attraverso l'emissione di bond Tripla A della Commissione europea. Questi saranno garantiti dallo stesso bilancio dell'Ue e saranno rimborsati agli investitori a partire dal 2028. La restituzione dovrà essere completata entro e non oltre il 2058, con i contributi ai bilanci futuri dell'Europa.

Recovery Fund: tutte le condizioni per accedervi

Per accedere al Recovery Fund saranno poste delle condizioni. Tutti gli Stati europei che opteranno che chiedere delle risorse avranno l'obbligo di stilare dei piani nazionali di riforme coerenti che le priorità dettate dall'Unione europea. Sarà quindi necessario dare la precedenza alle transizioni verdi e digitali dei sistemi economici nazionali. Ma non basta: Gentiloni ha spiegato che le sovvenzioni saranno collegate alla corretta attuazione delle politiche, che ogni singola nazione dovrà formulare come priorità e che dovrà indicare specificatamente all'interno del progetto di risanamento. Questi piani legati ai Recovery Fund dovranno necessariamente essere presentati alla commissione entro l'aprile del prossimo anno: sarà necessario allegare anche il programma completo delle riforme che ogni singolo Governo ha previsto. Nel caso in cui un singolo paese lo ritenesse necessario, potrà presentare il proprio piano di Recovery Fund entro ottobre, contemporaneamente alla legge di bilancio.

Gentiloni ha poi svelato quali saranno i parametri attraveso i quali la Commissione arriverà a valutare i piani dei singoli paesi. Le condizionalità, in estrema sintesi, saranno legate:

Recovery Fund: come funzioneranno?

Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione Europea, ha spiegato che i fondi saranno resi disponibili attraverso delle tranche legate agli obiettivi di riforma. Nel caso in cui i Paesi membri non dovessero rispettare le priorità stabilite dall'Ue e non dovesse implementare gli obiettivi, perderanno i soldi di una rata.

Saranno emessi dei veri e propri eurobond per raccogliere questi 750 miliardi di euro. Ma quale dovrebbe essere il vantaggio per l'Italia: per uno Stato indebitato come il nostro, il vantaggio dovrebbe consistere nel fatto che l'Unione Europea è più affidabile rispetto all'Italia e quindi riesce ad ottenere un credito a tassi d'interesse più bassi. E' svanita, però, la speranza del Movimento 5 Stelle che si aspettava dei titoli perpetui, da non rimobrsare mai, in cambio di un piccolo interesse annuale. In linea teorica, comunque, il vantaggio per l'Italia dovrebbe essere, oltre ad avere un tasso d'interesse più leggero, la differenza tra quanto riceverà e quanto sarà costretta a mettere nella cassa comune per finanziare il progetto: si parla di un 26 miliardi in meno di quelli che riceverà a fondo perduto. Il lato meno felice, invece, sarà l'introduzione di una nuova tassa sulla plastica non riciclabile, per rimpinguare le casse di Bruxelles. Introdotta e poi rinviata in Italia per non affossare le industrie del settore, tornerebbe come balzello Ue nel momento in cui le nostre imprese se la passano peggio: una beffa nella beffa.

È una buona proposta, va nella direzione che abbiamo sempre auspicato - ha dichiarato Roberto Gualtieri, Ministro dell'Economia -. Stiamo facendo leva sul nostro futuro comune. Durante le crisi l'Europa dà il suo meglio. Penso che questa sia una risposta intelligente e nell'interesse comune. Non è una vittoria di qualcuno nei confronti di qualcun altro. Sarà un successo comune.

Roberto Fico, presidente della Camera ha aggiunto: finalmente la Commissione Ue ha fatto una proposta in linea con quello che aveva chiesto l'Italia. Questa è un'ottima notizia. Dobbiamo fare presto: i Paesi al più presto devono approvare il Recovery Fund e far sì che tutti ne possano beneficiare. E' questo che dobbiamo fare ed è quello che si sta facendo.

Recovery Fund: sono una truffa?

Giancarlo Marcotti spiega che tirando le somme non sarebbe un finanziamento a fondo perduto: ogni singolo Stato anziché restituire quanto avuto in prestito lo dovrà restituire in base alla propria quota di capitale.

L’Unione europea è una società che ha 27 soci i quali non hanno le stesse quote di capitale, ovviamente i Paesi più grandi e più ricchi hanno una quota maggiore, quelli più piccoli o più poveri una quota minore - spiega Marcotti -. Quindi se la sua quota di partecipazione è superiore a quanto avuto si troverà ad aver restituito di più di quanto avuto, mentre se la sua quota è inferiore a quanto avuto si troverà ad aver restituito di meno. Ebbene finora si era parlato per l’Italia di 100 miliardi in un fondo di 500 miliardi quindi il 20%. Ed allora dato che la quota di partecipazione dell’Italia è del 17,8% quindi l’Italia avrebbe avuto un beneficio, non un gran beneficio, anche perché occorrerebbe considerare anche altre cose, ma insomma semplifichiamo e diciamo che l’Italia avrebbe avuto un beneficio. Avrebbe preso il 20% dei fondi mentre gliene sarebbero spettati il 17,8%.