Il ritorno di Siri

Protagonista della stagione più turbolenta del Governo gialloverde, il leghista era sparito dai radar a causa di una inchiesta giudiziaria per corruzione. Ora , "Mister Flat Tax" è tornato

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Italian politician Armando Siri during Un Sanremo da Pecora, the 3rd singer politicians music festival aired on Rai Radio1. Rome, February 08th, 2019 (photo by Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori via Getty Images)

Protagonista della stagione più turbolenta del Governo gialloverde, Armando Siri si era eclissato, era sparito dai radar a causa di una inchiesta giudiziaria per corruzione che stava facendo vacillare l’esecutivo Conte-1. Era l’aprile dello scorso anno, i grillini chiesero subito il conto agli alleati e lo fecero dimettere da sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti. In quelle ore Salvini liquidò nervosamente la questione: “Armando è tranquillo e sono tranquillo io”. Un modo per archiviarla e andare avanti come se nulla fosse.

Di lui dunque si erano perse le tracce. Per settimane e settimane il suo scranno a Palazzo Madama era sempre vuoto. O comunque quando l’ex giornalista Mediaset riappariva lo faceva in punta di piedi, timido con la testa abbassata  preferiva mimetizzarsi. Non a caso si teneva a debita distanza dal Salone Garibaldi, il Transatlantico di Palazzo Madama, e schivava i giornalisti non rilasciando dichiarazioni o interviste. Isolato e silente. Il suo appuntamento quotidiano per chi lo volesse incrociare restava la passeggiata mattutina a piazzale della Minerva.

Ma oggi, a circa un anno di distanza, “Armando” è tornato prepotentemente con tanto di conferenza stampa al fianco di Matteo Salvini a dettare l’agenda economica leghista che oscilla confusamente tra la ricetta euroscettica di Alberto Bagnai e il pragmatismo di Giancarlo Giorgetti che si muove invece nel solco di un europeismo convinto. Ecco, ieri pomeriggio gli spin annunciano il gran ritorno di “mister Flat tax”: “Domani (oggi per chi legge ndr.), venerdì 29 maggio alle 10 e 30 il senatore della Lega Matteo Salvini e il senatore Armando Siri presenteranno il disegno di legge sulla Flat tax depositato a Palazzo Madama”. Questo è solo lo step finale di un riavvicinamento che va avanti da un po’ di tempo.

Un’immagine su tutte ne descrive la ricomparsa. Una decina di giorni fa il Capitano di via Bellerio uscendo dagli uffici dei gruppi del Senato a San Luigi dei Francesi viene immortalato con un libello sottobraccio, la copertina è di colore giallo e blu. Titolo: “Flat tax – Fase due – Sviluppo e analisi della riforma fiscale”. Autore? Armando Siri. Qualche giorno dopo ospite da Lucia Annunziata a in Mezz’Ora in Più sempre Salvini, occhiale da professore, camicia bianca e cravatta bordeaux, introduce la ricetta fiscale leghista, “ci vuole una flat tax per far ripartire il Paese”, e che fa? Tira fuori il pamphlet di Siri e lo fa vedere ai telespettatori e alla giornalista: “C’è un libro, Flat tax-Fase due, con tabelle, studi, per un costo di 13 miliardi si aiutano 14 milioni di lavoratori indipendenti e piccoli imprenditori”. Dettaglio: Salvini mostra il testo ma non cita l’autore. Se ne sarà dimenticato? Chissà.

Da quel dì nei corridoi del Palazzo inizia a circolare la notizia che Siri è tornato a consigliare il Capitano sulle annose questioni economiche. Al punto, raccontano fonti interne, che i due “si sentono diverse volte al giorno e che oramai Armando si è ripreso il dossier economico”. Lato fisco, va da sé. Nel frattempo si solleva qualche mugugno. Il pezzo di Lega che rimanda alla figura di Giancarlo Giorgetti mal digerisce la cosa. Non ha mai sopportato le teorie economiche del senatore genovese. L’accusa è: “Questo tipo di approccio non ci renderà mai un interlocutore credibile”. Cui poi si aggiunge un altro dettaglio più che dirimente: i sovranisti di mezza Europa si dicono contrari non solo al Recovery Fund, l’ultimo in ordine di tempo è l’ungherese Viktor Orban, ma ritengono che i paesi dell’Europa meridionale “possono migliorare il potere di guadagno delle loro economie, con riforme come quelle già attuate nel Nord”. Dunque, austerity. Dunque, il ragionamento è: non pensate di fare i sovranisti con i soldi degli altri.

Ma Salvini se ne infischia dei rumors interni ed esterni e ripropone la figura di Siri. Ieri l’ideologo leghista della flat tax si è ripreso il suo spazio nei tg Rai. A sera il faccione dell’ex sottosegretario è ricomparso dopo tanto tempo nel piccolo schermo per propalare la ricetta economica della Fase 2. E non è certo un caso perché le voci dei telegiornali sono da sempre concertate con gli uffici stampa dei partiti. E oggi rieccolo al fianco di Salvini in una conferenza stampa istituzionale a Palazzo Madama. Il segretario della Lega apre ma subito dopo cede la parola ad “Armando” che “in questo è magistrale”. Siri non vede l’ora e illustra la proposta di “rivoluzione fiscale” con tanto di App: “Questa sarebbe la Fase 2 della Flat tax, la Fase 1 l’abbiamo già portata a termine con le partite Iva fino a 65mila euro con l’aliquota unica al 15%. La Fase 2 prevede che sia un’aliquota unica per le famiglie mono-componente con reddito fino a 30mila euro, famiglie monoreddito fino a 55 mila euro, le famiglie con bireddito fino a 70mila euro. Si lascia il concetto della tassazione individuale per passare a una tassazione familiare”. Insomma, a volte ritornano. E a questo punto sembra che Salvini abbia scelto. Riapparso Siri, con Bagnai e Borghi a spargere il verbo euroscettico sui social, riecco la trinità sovranista. Il succo è flat tax ma è una formula già usurata nella Fase 1, quando al tempo del governo gialloverde Siri, con il suo ruolo di consigliere economico, era il primo ad essere cacciato da Giuseppe Conte.