"Il tweet istiga all'odio", Twitter segnala ancora un post di Trump
Non accenna a placarsi lo scontro fra la piattaforma social e il presidente Usa. Twitter ha segnalato un altro tweet del tycoon sulle proteste in Minnesota
by Roberto VivaldelliÈ guerra aperta fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Twitter. Come riporta l'agenzia Agi, la piattaforma social torna a segnalare un post dell'inquilino della Casa Bianca. Il social network ha marcato un post del presidente degli Stati Uniti oscurandolo parzialmente perché ritenuto contrario alle regole di utilizzo del social network, anche se non è stato oscurato del tutto "poiché potrebbe essere di pubblico interesse". Il tweet che rischia di accendere un nuovo fronte tra i social e la Casa Bianca è quello in cui Trump, riferendosi ai disordini di Minneapolis, dopo la morte di George Floyd, ha scritto: "Quando iniziano i saccheggi, si inizia anche a sparare". Si tratterebbe, secondo la piattaforma oramai in guerra con il presidente Usa, di una forma di incitamento all'odio.
Secondo Twitter, infatti, il post di Trump ha violato le regole "sull'esaltazione alla violenza". "Questo Tweet viola le nostre politiche riguardanti la glorificazione della violenza basata sul contesto storico dell'ultima riga, la sua connessione con la violenza e il rischio che potrebbe ispirare azioni simili oggi", ha scritto Twitter Comms. "Abbiamo preso provvedimenti nell'interesse di impedire ad altri di essere ispirati a commettere atti violenti, ma abbiamo mantenuto il Tweet perché è importante che il pubblico sia ancora in grado di vederlo dato la sua rilevanza". È la seconda volta che Twitter segnala un'uscita del Presidente Usa. Martedì il social media aveva messo in evidenza due dei tweet di Trump che affermavano come le votazioni per posta avrebbero portato a una diffusa frode degli elettori. "Scopri i fatti relativi alle votazioni per corrispondenza", si poteva leggere sotto ogni tweet. La proposta del voto per posta arrivava dal governatore della California Gavin Newsom ed altri suoi colleghi democratici. "Trump ha fatto dichiarazioni infondate sostenendo che il voto per posta comporterà brogli da parte degli elettori" o "elezioni falsate", è stata la conclusione del social media.
La guerra fra la Casa Bianca e la Piattaforma social ha portato The Donald a firmare l'ordine esecutivo sui social media che prevede l'eliminazione dell'immunità legale nel caso di cause legate ai contenuti. Secondo il presidente americano, infatti, Twitter "fa attivismo politico". "Un piccolo gruppo di social media - ha osservato - controlla in monopolio tutte le comunicazioni pubbliche e private negli Stati Uniti e sappiamo chi sono non c'è bisogno di fare i nomi, avremo la lista completa". Ma chi ha ragione fra Donald Trump e Twitter? Come nota Agenzia Nova, "i social operano oggi in un regime di assoluto monopolio. È sul loro campo che si giocano le campagne elettorali, che si possono vincere e perdere battaglie politiche. È tra i post e i tweet che si formano le coscienze politiche delle giovani generazioni. Il ruolo dei giganti della Silicon Valley è cruciale per l’equità dei processi elettorali ed è destinato a esserlo sempre più man mano che i social continueranno a sottrarre spazio nelle nostre vite ai mezzi di comunicazione tradizionali. Eppure, la loro regolamentazione in relazione alla politica è ancora oggi un Far West".
Insomma, è davvero corretto che un manager della Silicon Valley, con le sue idee e convinzioni, stabilisca in maniera arbitraria - e non democratica - cosa è giusto e cosa è sbagliato? Cosa si può censurare e cosa no? Le "fake news" provengono sempre e solo da destra o dai repubblicani? Forse Donald Trump non ha tutti i torti.