La Germania ci salva, ma la stangata patrimoniale è solo rimandata

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Se all’Italia arriverà il fiume di miliardi promesso dal Recovery Fund presentato dalla Commissione Europea, sarà soprattutto merito della Germania. È solo grazie alla volontà del premier tedesco Angela Merkel che i 172 miliardi, di cui 81 a fondo perduto, saranno destinati all’Italia. Vediamo perché la Germania ci ha salvato dal default.

Il dietrofornt di Angela Merkel

Occorre ricordare che fin dall’inizio della crisi, Germania e i Paesi rigoristi del Nord Europa erano contrari ai sussidi a fondo perduto. Per aiutare l’economia dei Paesi europei in difficoltà si dovevano stanziare prestiti, non soldi a fondo perduto. A chiederli era soprattutto l’Italia che allora spingeva sui coronabond.

Poi improvvisamente la Germania ha fatto dietrofront. A metà maggio Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron, a sorpresa in una conferenza stampa hanno presentato il loro progetto di Recovery Fund. A questa presentazione il 27 maggio è seguita quella del progetto della Commissione UE.

Che cosa ha fatto cambiare idea ad Angela Merkel?

L’Italia è troppo grande per fallire

Nel mondo della finanza esiste una regola non scritta che più o meno suona così. Quando un soggetto ha un debito di 10mila euro nei confronti di una banca il problema è del soggetto. E quando questo soggetto ha un debito di 100mila euro con una banca il problema è del direttore di banca. Quando un soggetto ha un debito di 1 milione di euro con una banca il problema è della banca. Quando un soggetto ha un debito di 10 milioni di euro con la banca il problema è dello Stato. Gli americani riassumono molto chiaramente questo concetto con il detto: “too big to fall”, troppo grande per fallire.

Angela Merkel ha cambiato idea quando ha letto il report della Banca Centrale Europea, il Financial Stability Review. Nel report è scritto chiaramente che la crisi avrebbe aumentato il rischio default dei Paesi con i debiti pubblici più alti. La Merkel ha capito che l’Italia rischiava seriamente una esplosione dei conti nel nostro Paese, che avrebbe trascinato con sé tutta l’Europa. Questa evenienza sarebbe stata un grave danno soprattutto per la Germania. Da qui l’accelerazione verso un progetto di sostenibilità delle economie più indebitate come l’Italia.

La Germania ci salva, ma la stangata patrimoniale è solo rimandata

In economia nessun pasto è gratis e questi 172 miliardi ci costeranno moltissimo. Prima di tutto saranno destinati esclusivamente a fronte di progetti presentati alla Commissione Europea e da questa approvati. Saranno dati solo a fronte di riforme che rinforzino la crescita economica e che nel lungo periodo abbassino il debito pubblico strutturalmente.

I 172 miliardi hanno due condizionalità. La prima riguarda i tempi, perché non arriveranno prima del 2021. E non arriveranno tutti insieme ma a tranche. La seconda riguarda il loro impiego. Non potranno essere utilizzati per fare spese correnti o per tappare buchi di bilancio.  Quindi sono esclusi ipotesi fantasiose di abbassamento delle tasse, pagamenti di pensioni o stipendi, stanziamenti per redditi vari, sussidi a pioggia a fondo perduto.

La questione fondamentale è che a fine anno l’Italia avrà un debito pubblico del 160% del Pil. Ma c’è chi si spinge anche a calcolare un debito del 180%. Sono valori insostenibili solo nel brevissimo periodo. Quindi il nodo del debito andrà necessariamente affrontato. Sicuramente non prima della primavera prossima ma certamente i 172 miliardi promessi all’Italia non eviteranno una manovra di aggiustamento dei conti.

La Germania ci salva, ma la stangata patrimoniale è solo rimandata.