L'automazione in Oracle Cloud: oggi è impensabile farne a meno
by Alberto FalchiAbbiamo approfondito il tema dell'automazione su Oracle Cloud Senior Sales Consultant, Oracle, analizzando i vantaggi che può portare al business l'automazione delle operations, a partire dall'abbattimento dei silos aziendali
In queste ultime settimane, Oracle ha organizzato una serie di webinar online per approfondire le caratteristiche peculiari di Oracle Cloud. Al contrario di webinar generici, questi di Oracle si distinguevano per andare molto a fondo dal punto di vista tecnico, portando anche esempi pratici di come implementare le procedure.
In particolare uno di questi, L'efficienza nella gestione di Oracle Cloud, affrontava il tema dell'automazione.
Automazione su Oracle Cloud
Una delle caratteristiche su cui punta maggiormente Oracle per la sua infrastruttura cloud è la facilità con cui è possibile automatizzare tramite script e automation la maggior parte delle operazioni, arrivando a un deployment praticamente automatico del'infrastruttura.
Questo approccio è poi esteso anche alla gestione dell'infrastruttura, che verrà monitorata in automatico, lasciando la maggior parte del lavoro "sporco", come l'analisi dei log, delle prestazioni dei sistemi e degli alert, che avviseranno chi di dovere in caso si verifichino problemi.
Secondo Oracle, queste soluzioni permettono di risparmiare molto, sia in termini di tempo sia in termini di risorse, rispetto a sistemi tradizionali come quelli on-premise. "Le aziende vedono di buon occhio questi servizi, anche se al primo impatto sono un po' restii ad adottarli perché pensano che il cloud gli tolga qualcosa" - spiega Carlo Maione, Senior Sales Consultant di Oracle - "Nella fase di startup i nostri clienti sono un po' dubbiosi (cosa ci faccio col cloud, cosa mi rimane da fare?) ma poi scoprono che possono concentrarsi sulle azioni a valore aggiunto. Mettere una persona a controllare log è un costo pesante, e permettendogli di dedicarsi fare altro dai più valore alle loro competenze".
Capita spesso che in azienda ci siano ancora persone dedicate al controllo dei log, un compito fondamentale ma a basso valore aggiunto, oltre che piuttosto noioso e poco stimolante. Delegare questo compito ai sistemi informatici permette di evitare di pagare una risorsa per occuparsi di questo aspetto. Per un certo verso, questo può anche spaventare i team IT, che potrebbero sentirsi inutili: se i log e altri compiti sono gestiti da un computer, che ne sarà del personale? Un timore non fondato dato che l'obiettivo non dovrebbe essere quello di sostituire queste figure, ma di valorizzarle assegnando loro incarichi che portino del valore aggiunto: "A volte è difficile quantificare un risparmio" - prosegue Maione - "Il risultato è quello di valorizzare certe persone abbandonando i lavori di routine".
Non sempre però i tecnici del reparto IT sono l'interlocutore ideale per convincere un'azienda ad aprirsi verso nuove tecnologie. In parte perché potrebbero essere intimoriti dal perdere la centralità del loro lavoro, in parte a causa di una visione limitata al singolo aspetto, che non prende in esame l'azienda in tutta la sua interezza. "Ci capita di notare sacche di scetticismo. Solitamente Oracle cerca di approcciare chi svolge ruoli più tecnici in azienda, ma se l'IT non è reattivo, comunichiamo direttamente col board". C'è dietro un grande e complicato lavoro di sensibilizzazione, anche perché l'età dei responsabili - soprattutto in Italia - è abbastanza elevata ed è necessario lavorare molto su questo aspetto. Con delicatezza, cercando di amalgamare le persone, aumentando la collaborazione e soprattutto la condivisione delle informazioni, allontanandosi dalla logica imperante dei silos aziendali, che idealmente dovrebbero essere smantellati.
Il concetto di Data Gravity
Questo è proprio uno degli aspetti più interessanti di un approccio cloud based: far comprendere all'intera azienda che eliminare i silos è un volano per l'intero business. "C'è da dire che anche i processi aziendali devono cambiare, e Oracle sotto questo profilo lavora molto coi clienti per aiutarli a fare le modifiche necessarie. I dati in azienda sono sparsi, mediamente, ed è necessario farli convergere in un'unico "bidone" per avere una visione a 360°. Io vedo la tecnologia come un acceleratore: i dati sono le informazioni più preziose e se li faccio convergere e riesco a incrociare queste informazioni, ne estraggo tutto il loro valore". Secondo Maione, l'obiettivo è quello di puntare al Data Gravity, far convergere tutte le informazioni in un'unico punto e far sì che siano i dati, ovunque essi si trovino, a guidare i processi di business. Sino a che le informazioni sono sparse sui vari sistemi aziendali e gli strumenti non sono comuni, è difficile farlo.
Il cloud non è il PC di qualcun altro
Una delle principali resistenze all'adozione del cloud è quella della sicurezza e della proprietà dei dati. Il concetto che spesso viene ripetuto, anche da tecnici, è che alla fine il cloud è il computer di qualcun altro: fondamentalmente, spostarsi sul cloud equivale a cedere la proprietà delle informazioni, o quantomeno ad affidarla a terzi. "Ci capita di ascoltare queste affermazioni" - commenta Maione - "ma spesso per fargli cambiare idea basta farli notare le condizioni del loro data center". Un certo scetticismo è comprensibile, naturalmente, e un provider di servizi cloud deve essere sempre in grado di garantire ai clienti sia la sicurezza sia la riservatezza dei dati, ma molto spesso non ci si rende conto che le informazioni raccolte sul proprio data center non sempre sono organizzate - e protette - al meglio. C'è poi un aspetto importante di cui tenere conto: come evidenziano le statistiche, la maggior parte dei dati sono compromessi non da attaccanti esterni: la minaccia spesso arriva dall'interno, per errori di configurazione o a causa di dipendenti poco fedeli. Sotto questo profilo, l'automazione delle operazioni non può che rappresentare un passo in avanti per la loro protezione.