Dalla Lombardia alla Sicilia per salvare il figlio: il trapianto di fegato grazie al papà

Nato con una malattia rarissima, il piccolo Riccardo, di 13 mesi, è stato salvato all'ISMETT di Palermo con un trapianto di fegato donatogli dal padre

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ISMETT

Hanno attraversato l’Italia in piena pandemia per raggiungere il centro di eccellenza dei trapianti, l’ISMETT di Palermo, e tentare di salvare la vita al loro piccolo Riccardo di 13 mesi. E alla fine hanno vinto loro: Vincenzo Scognamiglio e la moglie Tania, partiti da Cittiglio, in Lombardia - sono riusciti a far sì che l’intervento fosse portato a termine. È stato proprio il papà trentenne a donare una parte del suo fegato al bimbo, che è stato affidato alle cure del chirurgo Jean de Ville de Goye. Al Corriere della Sera il padre ha raccontato la sua gioia:

«È stata un’emozione indescrivibile, una sfida contro tutte le mie paure. Per amore di Riccardo lo rifarei centomila volte, come mia moglie. Finalmente lo vediamo sereno, mangia, dorme e piange come tutti i piccoli. Prima, era gonfio, non riusciva a camminare. Ora è un altro bambino».

Riccardo, nato il 3 aprile del 2019 a Cittiglio, soffre dalla nascita di una malattia rara, l’atresia delle vie biliari, che comporta l’accumulo della bile nel fegato. A maggio 2019 era stato sottoposto a un primo e delicato intervento (il Kasai) agli spedali civici di Brescia, dove aveva trascorso un mese, ma l’aggravarsi della malattia ha reso necessario il trapianto.

«La donazione da vivente rappresenta una chance in più per i bambini altrimenti costretti a rimanere in lista d’attesa mettendo a repentaglio la propria vita se non arriva in tempo un organo salvavita - spiega il professor Jean de Ville de Goyet, direttore della Chirurgia Addominale Pediatrica di ISMETT al Corriere - Le moderne tecniche trapiantologiche sono sempre più sicure sia per chi dona che per chi riceve e consentono di avvicinare il successo degli interventi al cento per cento».

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