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Il risparmio italiano va difeso ad ogni costo

Diversi miei ascoltatori si sono allarmati ieri sentendomi dire “Ed allora occorrerà davvero che coloro che detengono risparmi debbano cominciare a preoccuparsi, lo so che voi volete consigli da me su questo tema, ma sappiate che è una cosa molto delicata e devo essere molto prudente per non violare leggi dello Stato.

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Diversi miei ascoltatori si sono allarmati ieri sentendomi dire “Ed allora occorrerà davvero che coloro che detengono risparmi debbano cominciare a preoccuparsi, lo so che voi volete consigli da me su questo tema, ma sappiate che è una cosa molto delicata e devo essere molto prudente per non violare leggi dello Stato.

In ogni caso, il tempo ci sarà ancora, ma, ripeto, per coloro che detengono risparmi, qualora questo Recovery Fund vada in porto, è bene che comincino a pensare come “metterli al sicuro”.

In effetti comprendo che quelle parole, dette da me, ossia da una persona che ha sempre cercato di tranquillizzare i risparmiatori, ebbene, dette da me quelle parole possono sembrare ancora più allarmanti, ma il motivo per il quale ho detto quelle cose è molto serio e realistico.

Forse ieri anch’io mi sono lasciato prendere dalla foga, appena ho sentito che all’Italia di quel Recovery Fund non sarebbero arrivati 100 miliardi come, non solo ampiamente previsto, ma anche più o meno annunciato dallo stesso Macron, bensì soltanto 82 miliardi ho immediatamente registrato il video di getto.

Penso che anche voi ve ne siate accorti che non avevo il consueto aplomb … diciamo così.

Andando a memoria ricordavo che il peso dell’Italia in Europa fosse del 17,8% ed è probabile che invece sia inferiore, quindi la cifra di 89 miliardi potrebbe essere eccessiva, tuttavia la cosiddetta Europa è una burocrazia tutt’altro che trasparente, non è facile capire quali siano i pesi dei vari Stati, Borghi aveva citato una cifra non troppo distante, 85 miliardi, mentre ad esempio ieri ho sentito da Calenda una dato nettamente inferiore.

Solo una brevissima parentesi, ovviamente sono lontanissimo dalle idee europeiste di Calenda, ma sappiate che considero Calenda una persona seria ed uno dei migliori nel panorama della politica italiana. Molto meglio di tutti quelli del PD, di Articolo Uno dei Cinquestelle per non parlare di Renzi.

Arrivo a dire che se non avesse quelle malsane idee europeiste potrebbe anche essere una persona con la quale dibattere in maniera seria.

Comunque, a parte questo, Calenda, dicevo, invece ci attribuisce una quota di partecipazione decisamente inferiore, ma temo che anche lui commetta un errore, probabilmente infatti non tiene conto che con l’uscita della Gran Bretagna, ovviamente, la nostra quota di partecipazione all’Europa è inevitabilmente cresciuta.

Ma lasciamo stare per il momento tutti questi calcoli, perché la discussione a livello europeo sulla proposta avanzata ieri dalla Commissione europea è appena iniziata chissà cosa accadrà nelle prossime settimane, ma che dico, nei prossimi mesi visto che il tutto si basa sul piano pluriennale 2021/2027 della Commissione europea, quindi campa cavallo, chissà quante cose cambieranno ancora.

Ma se dal punto di vista strettamente economico molte cose cambieranno sul Recovery Fund, innanzitutto non sappiamo neppure se si farà o meno, ma poi occorrerà stabilire quanto spetterà di quel fondo ad ogni Stato, quali saranno le condizionalità, come avverrà il rimborso, insomma, tutto!!!

Ciò che invece sappiamo già con assoluta certezza è che non saranno soldi a fondo perduto, quindi, non sappiamo in quali tempi, ma quei prestiti dovranno essere restituiti.

Quindi, questo metterà ancora in netta difficoltà le nostre casse pubbliche che sono già disastrate.

Allora, io ho sempre sostenuto che naturalmente in un periodo così particolare come quello attuale è necessario aumentare il debito, ma il debito pubblico, e solo il debito pubblico, attraversol’emissione di titoli del debito pubblico.

Fatemi essere preciso e puntuale su questo punto perché per me essenziale, mi raccomando non fraintendetemi. 

E’ un discorso che ora solo accenno, ma che in futuro mi riprometto di trattare in maniera approfondita, tuttavia ne parlerò più diffusamente quando potrà essere compreso dalla maggior parte degli ascoltatori che invece oggi sono giustamente angosciati da una situazione economica estremamente preoccupante.

Certo lo so che una persona che fa fatica ad arrivare a fine mese dei discorsi di economia monetaria non se ne fa nulla, la sola cosa che vuole dallo Stato, dal Governo sono i soldi che gli permettano di mangiare e condurre un’esistenza dignitosa, ed in effetti ha perfettamente ragione, è così, oggi la priorità è andare incontro a chi ha bisogno.

Ma stampare i soldi e darli così a pioggia, credetemi, può servire, anzi è assolutamente necessario, ma va bene solo per un brevissimo periodo, poi non funziona più. 

Per migliorare la situazione economica da sempre, dal Big Bang ad oggi, c’è un solo metodo, lavorare e produrre, quindi per uscire definitivamente da qualsiasi crisi la strada è solo quella. 

Lo ribadisco per l’ennesima volta, io non sono uno che dice che dobbiamo uscire dall’euro così stampiamo moneta e stiamo tutti bene, quelli perdonatemi sono discorsi diciamo … da persone che non hanno molta dimestichezza della materia economica.

Per me il debito pubblico è un debito, non è nulla! 

Su questo punto sappiate che io sono in dissonanza rispetto a tanti. 

Ripeto, il debito pubblico è un debito! Ma certamente riconosco che il debito pubblico … diciamo … che è un debito … un po’ particolare, principalmente perché si può sempre (o quasi sempre) rifinanziare. E soprattutto va ridotto sostanzialmente con la crescita economica.

Mentre il Recovery Fund, così come tutti gli altri strumenti dei quali si parla in queste settimane, MES, Sure, Bei, quelli sono debiti che vanno restituiti.

Ed allora se già adesso abbiamo difficoltà a gestire una situazione diciamo ordinaria, come faranno nei prossimi anni i politici al Governo, di qualsiasi colore saranno, che saranno chiamati a fare leggi di bilancio che ogni anno per i prossimi 10,20, forse 30 anni dovranno prevedere forti esborsi proprio per restituire i prestiti avuti dall’Europa?

Chiaramente saranno costretti ad andarli a prendere dove ci sono, ossia nelle tasche dei cittadini italiani.

Questo è il semplice ragionamento da fare. E da qui nasce il mio monito!

Sia chiaro lo ripeto, avere un debito pubblico alto non è auspicabile, però ti tiene in vita nell’attesa che i tempi migliorino, ed ovviamente, a mio parere, nell’attesa che si possa prendere quella decisione che risolverebbe tutti i nostri mali, ossia abbandonare l’euro.

Insomma è sempre preferibile avere un debito pubblico, ossia un debito principalmente verso i propri cittadini che non avere un debito nel confronto di altri Stati.

E non pensiate .. beh se abbiamo un debito con gli altri Stati, basta non pagare … alla fine saranno problemi degli altri Stati … No! Così non va.

Principalmente perché io sono una persona seria e voglio che il mio Stato sia uno Stato serio che onori ogni impegno come ha sempre fatto dalla sua istituzione ad oggi.

E poi perché non dovete farvi soverchie illusioni, non pagare i propri debiti avrebbe senz’altro conseguenze drammatiche.