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Manifestante durante le proteste per la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto

Ai confini della realtà

Vi propongo un test.

Accendete la televisione, un telegiornale. Aspettate il servizio sulla tragedia di Minneapolis, messa a ferro e a fuoco per protesta contro l’ennesimo  intollerabile omicidio di un nero da parte della polizia, durante l’arresto. George Floyd, ucciso da ammanettato come testimoniano i video. Fate partire un fermo immagine sugli incendi, le devastazioni, le persone mascherate che lanciano tra i fumogeni bastoni e sassi .

Adesso uscite per strada, possibilmente in una città virtuosa, dove tutti rispettano l’obbligo della mascherina (non Milano, sfortunatamente).

Questa volta, il fermo immagine deve essere mentale.

Adesso, riguardatevi i due fermo immagine.

Il primo è tratto da “Mississippi burning”? Il secondo da “Walking Dead”? “Virus letale”? “The last ship”?

Non esistono differenze in termini di significante. Cambia il significato. Ma io credo che davvero la nostra società si stia affacciando sul confine che una vecchissima serie televisiva chiamava “della realtà”.

La separazione tra cio che è reale e ciò che è immaginato si affievolisce.

Persino nei comportamenti. Quanti di noi baciano o fanno l’amore o viaggiano o prendono l’aperitivo mettendo in scena, senza rendersene conto,  gestualità che la nostra mente ha immagazzinato dalla infinita mole di informazioni, soprattutto visive, che ciascuno incamera ogni giorno nella società dello spettacolo in cui abitiamo?

Il tema è certamente scientifico, rimanda a sociologia e antropologia, scienze dimenticate e invece, secondo me, necessarie, soprattutto adesso.

È la nostra “cultura”,  cioè il nostro stile di vita e i modelli a cui si ispira, che ha creato la recrudescenza delle pandemie, la crisi ambientale, e a seguire il disastro economico e il conflitto sociale di cui ormai tutti ci parlano come, decenni fa, ci dicevano “stiamo togliendo il futuro ai nostri figli”?

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