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Usa, ancora proteste per la morte di George Floyd: Trump minaccia l'uso della forza

L'annuncio del presidente in un tweet dopo la terza notte di proteste a Minneapolis e in altre città americane. Ma Twitter segnala il post di Trump per incitamento alla violenza

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Continuano le proteste a Minneapolis e in altre città statunitensi dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano morto durante un tentativo di arresto mentre un agente lo teneva fermo a terra soffocandolo con il ginocchio sul collo. Sono ormai tre notti che Minneapolis brucia e ieri è stato incendiato anche un commissariato di polizia. Secondo la Cnn, gli agenti avevano eretto una recinzione intorno alla stazione di polizia presa d’assalto da migliaia di manifestanti che l’hanno poi abbattuta e sono riusciti ad arrampicarsi e ad appiccare il fuoco all’interno degli uffici, poi evacuati “nell’interesse della sicurezza del personale”.

Il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey, ha proclamato lo stato di emergenza di 72 ore. Frey ha detto di aver chiesto aiuto al governo del Minnesota e alla Guardia Nazionale per cercare di ''tenere sotto controllo la situazione”. “È inaccettabile quello che abbiamo visto nelle ultime ore e nelle ultime due notti in termini di saccheggi", ha detto il sindaco durante una conferenza stampa. "Le nostre comunità - sono le sue parole riportate dalla Cnn - non possono tollerarlo e non lo tollereranno".

Il presidente Donald Trump ha criticato su Twitter la “totale mancanza di leadership” di Frey, definendolo “molto debole”. Frey ha replicato in conferenza stampa: “Debolezza è rifiutare di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Debolezza è puntare il dito contro qualcun altro in un momento di crisi".

Trump ha definito “teppisti” i manifestanti e ha ribadito l’intenzione di usare la forza, inviando la Guardia Nazionale. “Quando inizia il saccheggio, inizia la sparatoria”, ha concluso Trump.

Poco dopo la pubblicazione di questo commento, Twitter ha parzialmente oscurato il commento del presidente e vi ha aggiunto una nota 'per il pubblico interesse': “Questo tweet viola la nostra policy sulla glorificazione della violenza basata sul contesto storico dell’ultima riga, sulla sua connessione con la violenza e sul rischio che potrebbe ispirare azioni simili oggi”. Come ricostruisce il sito The Verge, Trump ha citato "intenzionalmente o inavvertitamente l’ex capo della polizia di Miami Walter Headley" che nel dicembre 1967 minacciò il pugno di ferro per la sorveglianza dei quartieri neri, promettendo l’uso di fucili da caccia, cani e il cosiddetto “stop and frisk”, ossia la pratica messa in atto dalla polizia di detenere temporaneamente e interrogare civili, senza un mandato ma solo sulla base di sospetti, spesso appartenenti a determinati gruppi etnici, in particolare neri e latinos.

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Il capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, si è "scusato nel modo più assoluto per la pena, la devastazione e il trauma che la morte di Floyd ha provocato alla sua famiglia ed ai suoi cari". "So che al momento c'è un deficit di speranza nella nostra città, e so che il nostro dipartimento ha contribuito a questo deficit nel suo insieme”, ha aggiunto Arradondo, che ha però ribadito che non permetterà vi siano altre devastazioni, che imputa a "gruppi esterni" al movimento di protesta.

Secondo la stampa locale, Derek Chauvin, l'agente che ha tenuto per oltre cinque minuti il suo ginocchio sul collo di Floyd che urlava di non riuscire a respirare, avrebbe ricevuto almeno una decina di denunce per il suo comportamento durante i suoi 19 anni di servizio, senza che fosse mai avviato nei suoi confronti nessun procedimento disciplinare, tranne in un solo caso una lettera di richiamo.