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C’è voluto il coronavirus per far capire agli amministratori che Biella deve essere più viva

Sale & Pepe, la rubrica di Luigi Apicella

Cari amici, il treno dei desideri nei miei pensieri all’incontrario va cantava Celentano. C’è davvero da rimanere “elettrificati” nel leggere sui giornali a nove colonne che dopo decenni di totale mancanza di collegamenti Biella – Resto del mondo a breve si rischierà – proprio così – di avere un treno quasi ogni ora o giù di lì con la vicina Torino… Sicuro di interpretare la nota “diffidenza” dei miei concittadini biellesi, orari alla mano, non ci credo finché non vedo, tuttavia in questi tempi così difficili come non gioire – seppur con trenta, quaranta anni di ritardo – di questa autentica svolta epocale per il territorio.

Felice per i pendolari, certo, che meritano tutto il rispetto di questo mondo, ma era dai tempi del famoso peduncolo autostradale Biella/Carisio/Santhià (mai realizzato, ma tanto pubblicizzato dai partiti di allora) che Biella non era alla vigilia di una “svolta epocale” come quella riportata oggi sui giornali.

Treni “dei desideri” a parte, a Biella è tempo di dehors in questa calda fine di maggio. Con l’amministrazione comunale che finalmente ha trovato la soluzione “definitiva” per tutti i problemi derivanti dal Covid_19 e dalle sue ricadute economiche sul tessuto produttivo locale. Peccato però che, pandemia a parte, la questione dehors, per rendere questa città più viva e più accogliente, fosse anch’essa all’ordine del giorno della politica locale da decenni. E non ci voleva certo una emergenza sanitaria di questo tipo per capire che qualcosa “di più” a supporto delle tante attività economiche cittadine e del centro andasse studiato prima. Qualcosa che invitasse i biellesi a vivere meglio la propria città.

Tante le battaglie fatte anche (non solo) dal sottoscritto per far comprendere agli amministratori di turno come l’agevolare le attività dei commercianti con proposte in linea con i provvedimenti attuali (ad esempio l’allargamento della ZTL per favorire la posa di dehors) di fatto avrebbe reso un servizio alla città intera e alla sua immagine di Biella Città Aperta.
Spiace vedere che ci sia voluta una pandemia per far capire quello che ai tanti addetti ai lavori era ovvio da molto tempo: una città senza negozi e attività aperte è una città destinata a scomparire.

C’è voluto il coronavirus per far capire a Palazzo Oropa che l’asse della città si era spostato pericolosamente a sud in corrispondenza degli Orsi? Che il centro città ne era la vittima predestinata? Meglio tardi che mai, anche se oggi questa opportunità per il centro città avviene in condizioni difficilissime, a ranghi ridotti, con tante incertezze e nel pieno rispetto delle norme igienico/sanitarie a cui tutti ci dobbiamo attenere scrupolosamente.

Oggi però abbiamo una certezza in più. Questa classe amministrativa ci dice che questa rivoluzione viene fatta in tempi di emergenza, certo, ma a differenza delle amministrazioni precedenti, potrebbe diventare la norma ad emergenza superata. Che si trovi il tempo, in mezzo a questo guado chiamato Covid – di fare anche propaganda politica, da una parte lo trovo nella norma (ne abbiamo sentite davvero troppe…) dall’altra però lo trovo irrispettoso e poco credibile. La gente oggi di questi primati della politica spicciola, prima io, no tu, l’ho fatto prima io, non gliene importa nulla. Qualcuno dei nostri “eroi” a palazzo Oropa continua a crederci incurante del fatto che molti di quelli che oggi amministrano, amministravano anche ieri, con i risultati che tutti conosciamo. E’ proprio vero che a Biella qualcuno perde…”il treno” ma non il vizio di buttarla sempre in politica sperando che la gente abbocchi o non si ricordi…
Luigi Apicella

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