Lombardia, il virologo Galli: “Magheggi Regione? Se Gallera non ha ancora capito R0…”
by Redazione BlitzMILANO – “Non credo si debba o si possa parlare di magheggi. Credo che, nella situazione in cui ancora versiamo, non sia impossibile avere delle imprecisioni e delle incompletezze. Credo piuttosto che dovremo fare più tamponi, ma questo è un altro discorso”. Il virologo del Sacco di Milano, Massimo Galli, all’inaugurazione della nuova terapia intensiva dell’ospedale, parla della polemica sui dati della Regione Lombardia.
“Non mi vedo i vertici della Regione che fanno magheggi. I vertici della Regione fanno quello che consigliano i tecnici. Non mi vedo l’assessore Giulio Gallera che magari ha qualche difficoltà a sapere bene cos’è R0 che possa fare magheggi con queste cose. E lo dico con cordialità perché ognuno fa il suo mestiere e sa le cose sue”, ha aggiunto Galli.
Tutto nasce da un duro botta e risposta con la Fondazione Gimbe. “Ritardi” e “stranezze”, “magheggi” e “numeri aggiustati”: il presidente della fondazione Nino Cartabellotta, infatti, non ha usato mezzi termini sui dati dell’epidemia di Covid-19 in Lombardia, fino a sostenere in un’intervista a Radio 24 che per questa regione la riapertura sarebbe rischiosa.
Dura la replica della Regione Lombardia.
“Gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero”. Così la Regione Lombardia commenta, in una nota, le parole del presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabeellotta. “In Lombardia i dati sono pubblicati in modo trasparente. Nessuno, a partire dall’Iss, ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro. E’ inaccettabile ascoltare simili affermazioni che ci auguriamo siano rettificate da chi le pronunciate”,prosegue la nota.
Durante 24 Mattino Le interviste di Radio 24, alla domanda di Maria Latella e Simone Spetia se in particolare la Lombardia sia tra le Regioni che “aggiustano i numeri per paura di essere fermate”, Cartabellotta ha detto: “La risposta è affermativa, anche perché in Lombardia si sono verificate troppe stranezze negli ultimi tre mesi: soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti alla Protezione civile e andavano ad alimentare il cosiddetto silos dei guariti, alternanza e ritardi nella comunicazione e trasmissione dei dati che sarebbe stata giustificata nella prima fase e molto meno ora. Come se ci fosse la necessità – ha detto Cartabellotta – di mantenere sotto un certo livello il numero dei casi diagnosticati”. (Fonti Agi e Ansa).