Franca Valeri: “Rifuggo i cambiamenti, sono funesti”

La grande attrice italiana compirà 100 anni a luglio

https://www.askanews.it/wp-content/uploads/2020/05/20200529_124911_69F1A1DE.jpg

Roma, 29 mag. (askanews) – Porta da sempre lo stesso taglio di capelli: “Perché mi piace. Credo che cambiare spesso colore e taglio sia un segno di insicurezza e quindi di inaffidabilità. Caratteristiche che non mi appartengono. Del resto non mi piacciono i cambiamenti. Sono quasi sempre funesti” ha detto nell’ultimo numero di Tv Sorrisi e Canzoni che le ha dedicato una lunga intervista. Così Franca Valeri, nata Franca Maria Norsa, secondogenita di una famiglia borghese milanese, che il 31 luglio compirà 100 anni, racconta con la sua graffiante sincerità la sua vita fatta di coraggio, ironia, incontri memorabili.

Cresciuta a Milano, nel quadrilatero della moda, ricorda: “Sono stata felice in via della Spiga, prima che arrivassero il fascismo e le leggi razziali”. Di quel periodo fu vittima, poiché il padre era ebreo: “Mio fratello e mio padre fuggirono in Svizzera, mentre io e mamma restammo in campagna, nascoste in casa di amici. Un amico di mio padre lavorava all’anagrafe e mi fece avere una carta d’identità falsa. Ancora mi chiedo come sia riuscita a salvarmi. Fortuna”. Durante la seconda guerra mondiale è amica di Camilla Cederna, Lodovico Belgiojoso, Gian Luigi Banfi, Ernesto Rogers, Aurél Peressutti e di altri intellettuali milanesi. Franca Valeri inizia recitando delle caricature, già prima della guerra, durante l’adolescenza, in compagnia di alcune amiche con le quali inscena una specie di teatrino ad uso e consumo di amici e parenti. Nasce in questo ambito il personaggio della “signorina snob”, così battezzato poi dalla radio, la “Cesira la manicure”, personaggio che stigmatizzava con sagacia e ironia i comportamenti ipocriti della borghesia milanese), e la Signora Cecioni, una romana popolana, sempre al telefono con mammà. Iniziò con il Teatro dei gobbi, Il nome d’arte Franca Valeri viene scelto solo più tardi, nei primi anni cinquanta, su suggerimento dell’amica Silvana Ottieri, che in quel periodo stava leggendo un libro del poeta Paul Valéry. Durante gli anni cinquanta, la Valeri intraprende l’attività di attrice cinematografica: esordisce con Federico Fellini, il primo film al quale prende parte è infatti Luci del varietà. Nel corso della sua carriera ha lavorato con giganti del cinema, da Totò: “Lo adoravo. Ci accumunava l’amore per gli animali. Parlavamo sempre di cani. Lui aveva creato un posto per proteggerli. Poi l’ho fatto anch’io: ho un rifugio per cani abbandonati a Trevignano Romano”, ad Alberto Sordi: “Meraviglioso. Sembrava svagato ma era molto professionale e dedito al lavoro. Un grande compagna di scena”. Negli anni sessanta viene diretta dal marito Vittorio Caprioli in alcune commedie a colori, di cui è anche coautrice della sceneggiatura: Leoni al sole (1961), Parigi o cara (1962) e Scusi, facciamo l’amore? (1968). Franca Valeri è colonna portante del varietà televisivo dagli anni sessanta, spesso diretta da Antonello Falqui in trasmissioni come Le divine (1959), Studio Uno (1966) e Sabato sera (1967), gli ultimi due condotti da Mina e diretti da Antonello Falqui.

Le voci non le volevano amiche con Mina: “Non è vero. Era bellissima e ha una voce incredibile. Mi ricordo che in quegli anni della televisione non mangiava quasi nulla per restare magra. Che grande forza di volontà”. Le piace l’ironia di Luciana Littizzetto: “Abbiamo anche scritto un libro insieme, L’educazione delle fanciulle”. Le ultime apparizioni cinematografiche di Franca Valeri sono da posizionare tra gli anni settanta e gli anni ottanta, quando figura in alcune pellicole minori che fanno parte degli ultimi fuochi della commedia all’italiana. Accanto all’amico Nino Manfredi, nel 1999, figura in alcuni episodi della serie televisiva Linda e il brigadiere dove impersona il ruolo di Olga. Poi tanto doppiaggio e ancora apparizioni televisive. Sposata con Vittorio Caprioli, legata sentimentalmente successivamente al direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, ha dichiarato di essere la madre adottiva della cantante lirica Stefania Bonfadelli. Vive a Trevignano Romano in una villa sul Lago di Bracciano, che ha donato al WWF. È stata la prima a capire che il telefono permetteva di costruire scene comiche. E le videochiamate le piacciono? “Sicuramente possono dare tanti spunti comici. Ma consiglio di non abusarne”, commenta al settimanale diretto da Aldo Vitali, nel numero in edicola questa settimana.

Adx/Int5