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📷 Foto Ansa

"Coronavirus ora ha carica virale più bassa": perché l'ipotesi prende corpo

"Forse siamo di fronte a una riduzione della carica virale. Quando è molto elevata, la malattia è grave. Ora non succede più e gli studi per combattere il virus sono in difficoltà perché non si trovano più malati": lo dice al Corriere della Sera Remuzzi, direttore del Mario Negri

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Il coronavirus sta diventano meno aggressivo? Ci sono segnali che vanno in questa direzione, ma fino alla pubblicazione di uno studio vero e proprio su una rivista scientifica si resta nel campo delle ipotesi e non ci sono certezze. "Forse siamo di fronte a una riduzione della carica virale. Quando è molto elevata, la malattia di solito è grave. Ora non succede più, non come prima, almeno. Al punto che gli studi italiani sui farmaci per combattere il virus sono in difficoltà perché non si trovano più malati": lo dice un'intervista al Corriere della Sera Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.

È vero che il virus si è indebolito? Un recente giro di opinioni tra virologi ed esperti non ha chiarito la questione. Remuzzi aggiunge: "Adesso il virus si ferma nelle alte vie respiratorie, e non raggiunge più gli alveoli polmonari, provocando il disastro che abbiamo visto nei mesi scorsi. E verosimile che questo dipenda da una carica virale inferiore". "Assieme al mantenimento della distanza e al lavaggio frequente delle mani - aggiunge Remuzzi -, le mascherine sono la prima ragione di questo affievolimento. Un'altra è che a un certo punto le epidemie si esauriscono. Come è avvenuto con la Sars Nessuno ne conosce la ragione: sulla fine dei virus, vaccini a parte, esistono soltanto teorie, e nessuna spiegazione davvero provata a livello scientifico".

"E se in ospedale non arrivano più malati non è perché li curiamo meglio, ma perché il virus non produce più la polmonite interstiziale".

Sull'accusa formulata dal Gimbe alla Lombardia di aver falsato i dati, Remuzzi sottolinea che "non c'è nessuna evidenza a supporto di questa affermazione. La verità è che in Lombardia si sono accumulati molti casi prima che ci si accorgesse della loro presenza. Come accaduto a Wuhan o in altre zone dell'Europa". Tornando sulla scoperta fatta a Brescia dal professor Caruso di minore capacità infettiva aggiunge: "Se confermata, è un importante passo avanti. Il virus uccide di meno. Ma in compenso abbiamo un altro genere di malati. Persone infettate in passato che stanno anche bene, sono curate a casa, ma hanno addosso una malattia che è diventata persistente e imprevedibile, che alterna sintomi respiratori ad altri come fragilità ossea, perdita di olfatto e sapori, stati febbrili altalenanti, e soprattutto sembra non finire mai". "La vera sfida per l'autorità sanitaria - dice ancora Remuzzi - sarà la gestione e l'assistenza di questa intera popolazione di persone che non sono ricoverate ma non sono neppure guarite. E su questo che si misurerà la nostra capacità di ripartire davvero".

Infine, qualche consiglio utile secondo Remuzzi:

"Ci sono misure che trovo inutili, come i guanti e la sanificazione, che serve solo negli ospedali. Negli altri posti, basta lavare bene gli oggetti, come si dovrebbe fare sempre".

Fonte: Corriere della Sera →