la Repubblica
L'incantesimo della coppa Italia: finale da sogno malgrado i mugugni dei club
Il trofeo più bistrattato segnerà la nuova era del calcio dopo l'astinenza da coronavirus. Con sfide in chiaro in tv dal 13 al 17 giugno
by GIANLUCA STROCCHIROMA – Come in una favola, da brutto anatroccolo a splendido cigno che tutti ammirano estasiati. E’ lo strano destino che finisce per vivere la Coppa Italia, che da trofeo meno ambito nel panorama calcistico, spesso e volentieri snobbato da più di un club (magari ammaliato dalle sirene continentali o dal sogno scudetto), diventa l’appuntamento a cui tutti guardano, il segno concreto che il pallone tricolore è sopravvissuto al Covid-19. Un evento a cui non si può mancare, come la “prima” della stagione della Scala. Già, perché se il fischio d’inizio della Serie A e le esultanze (casalinghe) per i gol è fissato per il 20 giugno, a catalizzare le attenzioni saranno prima le partite del torneo nazionale intitolato al Presidente della Repubblica, a segnare un momento tanto atteso come il ritorno in campo dopo oltre tre mesi di lockdown causa coronavirus: il 13 e 14 giugno il ritorno delle semifinali (Juventus-Milan e Napoli-Inter) e il 17 poi la finale allo Stadio Olimpico, che cadrà 50 anni dopo Italia-Germania 4-3, segnando a modo suo un’altra data storica.
Sfide di Coppa Italia in chiaro sulla Rai
Un vero regalo per tutti gli appassionati, quello fortemente voluto dal ministro dello Sport Spadafora che ha spinto per tale soluzione (alla faccia dei mal di pancia dei club protagonisti delle fasi decisive), visto che i diritti della Coppa Italia sono della Rai, che trasmetterà in chiaro i match. Anche perché questa competizione negli ultimi anni ha continuato a guadagnare pubblico in televisione, con ascolti ai primi posti delle classifiche delle partite in chiaro, ma pure negli stadi, fino all’ormai costante “tutto esaurito” della finale. Stavolta, con stadi a porte chiuse per motivi di sicurezza sanitaria, davvero la televisione sarà indispensabile. Un menu assai gustoso dopo il lungo digiuno, ma anche un assaggio del calcio (nuovo) che verrà. E al tempo stesso un test sulla condizione fisica e psicologica dei calciatori e sulla fedeltà agli impegni assunti con il protocollo accettato dal Comitato scientifico. Qualcuno sostiene che l’assenza del pubblico sia un fattore determinante, però l’esperienza della Germania non dice proprio questo.
I dubbi del Milan e la provocazione dell’Inter
Le più scontente della modalità di ripresa agonistica del pallone nel Belpaese sono proprio le protagoniste delle sfide che porteranno all’assegnazione del trofeo. Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha espresso a chiare lettere le perplessità del club sulla scelta della Lega: “Comprendiamo il valore di poter offrire a tutti gli appassionati partite di qualità dopo mesi di lockdown, ma, sotto il profilo sportivo, troviamo discutibile assegnare un trofeo importante come la Coppa Italia con due partite in tre giorni e con le squadre in campo dopo oltre tre mesi di fermo”. Altrettanto arrabbiate sono anche Juventus e Inter, con il club nerazzurro pronto a guidare la protesta contro il tour de force con una provocazione d’impatto: scendere in campo con la formazione Primavera al ‘San Paolo’. Forse l’ipotesi di cancellare gli eventuali supplementari basterà per trovare un accordo.
La nuova magia della Coppa Italia
In ogni caso, le reazioni delle società giunte alla stretta decisiva confermano che non è più considerata una coppa di latta. Certo, non ancora ai livelli di fascino romantico della Coppa d’Inghilterra, dove spesso e volentieri squadre delle serie minori assurgono al ruolo di protagoniste. Non a caso, tutto il mondo parlò dell’exploit dell’Alessandria (serie C) capace di giungere in semifinale contro il Milan nell’edizione 2015-16. In attesa di un perfetto lieto fine da favola, comunque, per ora alla Coppa Italia può bastare un incantesimo.