Le ragazze salveranno il mondo. In cammino

"Hanno asfaltato il Paradiso per costruire un parcheggio", ma le donne lo libereranno, passo dopo passo

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“Hanno asfaltato il paradiso per costruirci un parcheggio”. È il famoso verso con cui inizia la canzone Big Yellow Taxi di Joni Mitchel, uno dei suoi testi più impegnati sul fronte ambientalista. È una canzone bellissima e ciò che la rende a me cara – tantissimo e sopra ogni altra cosa! – è che la mettevo a tutto volume per addormentare mio figlio nelle notti infinite del suo primo mese di vita, quando vivevo a Friburgo, in Germania, e nel mese di novembre eravamo già in un freddo da meno 10.

Dalla finestra in piena notte vedevo i pini della Foresta Nera con la neve e il ghiaccio e dentro, nella nostra stanza, ero una neo mamma con un figlio minuscolo nelle braccia e Joni Mitchell che riempiva il silenzio e sapeva miracolosamente vincere il pianto di Francesco per addormentarlo come nessuna ninna nanna avrebbe saputo fare. Lo cullavo con Big Yellow Taxi e ballavo allora, senza fare caso alle parole della canzone che orecchiavo in modo distratto, ispirata dalla voce di Joni Mitchell che incantava me e evidentemente l’orecchio acerbo di mio figlio con il suo registro da soprano che diventava leggero, country e unico, come la sua frangetta.

Il testo però è importante e l’ho ritrovato per caso ieri sulle pagine di un libro di cui parlerò in questo articolo. È un testo non solo molto poetico, ma estremamente attuale:

“Don’t it always seem to go that you don’t know what you’ve got?”. Non vi suona familiare oggi? Non vi sembra appropriato porci proprio questa domanda? Oggi abbiamo capito il valore di tante cose che davamo per scontate, cominciando dalla libertà di uscire di casa, di abbracciare un amico, di andare a scuola, di avere un lavoro su cui contare, di andare in vacanza, di poter amare liberamente. E infine c’è una cosa che in molti davano per scontato e che riguarda noi donne: si dava per scontato che saremmo rimaste a casa.

E così si sono prese decisioni senza di noi, create task forces senza di noi. Dato direzioni politiche guidate dalla visione di un solo punto di vista, quello degli uomini, quando sappiamo benissimo che per cogliere la complessità della situazione, la profondità di campo, occorrono due occhi. Al di là delle complicate questioni delle quote rosa, le donne sono l’occhio che manca per avere una visione semplicemente completa. Non il terzo occhio, ma l’altro. Quello che avrebbe fatto vedere e comprendere immediatamente che la scuola e i bambini dovevano essere il primo punto dell’agenda politica, dei discorsi, delle nostre preoccupazioni. E non perché sono il futuro, ma perché sono il presente. E allora il battito di una farfalla da una parte non avrebbe generato un uragano dall’altra.

Si dava per scontato che saremmo rimaste a casa. Rassegnate, in silenzio. Ma se c’è una cosa che la realtà ci sta dicendo è che questo è proprio ciò che non succederà. Le donne sono in cammino e ora più che mai, nonostante la situazione sia complessa, difficile e sfidante. Ma non ci arrendiamo. Anzi. Più la situazione è difficile e più gioca in nostro favore perché impariamo meglio a non mollare e a diventare più decise e radicali. Esattamente come Alexandria Ocasio-Cortez, Rachel Carson, Greta Thunberg, Wangari Maathai, Jane Fonda.
Perché proprio loro?

Perché in questa situazione è arrivato un libro di cui c’era bisogno e che parla di queste straordinarie donne, delle loro storie di vita, della loro forza e anche della loro fragilità che le rende così universalmente empatiche. Un libro che arriva al momento giusto per ispirarci e anche di più: per agire!

L’autrice è Annalisa Corrado, ambientalista d’eccezione e co-portavoce di Green Italia, e s’intitola “Le ragazze salveranno il mondo“, promessa, profezia e augurio cui io mi permetto di aggiungere un’ulteriore piccola specifica: in cammino. Le ragazze salveranno il mondo in cammino. È stata una intuizione che si è letteralmente imposta nella mia testa subito dopo aver intervistato Annalisa Corrado – il video della nostra diretta Facebook è qui sulla pagina della Rete Nazionale Donne in Cammino – e perché non si pensi che sia una folgorazione infondata, voglio illustrare il ragionamento che ho seguito.

In Italia nel mondo dei cammini le donne sono protagoniste e lo sono in modo riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori. Basta ricordare il fenomeno della Rete Nazionale Donne in Cammino e delle Ragazze in Gamba e tanti altri progetti al femminile come Donne di Montagna, Destinazione Umana, I Viaggi di Penelope, Made for walking, Il Cammino del Salento, A piedi liberi. Un’onda anomala fatta di migliaia di passi meravigliosi, decisi, attenti, intraprendenti, verso dove?

Come sa bene chi cammina, non è la meta che conta, ma il percorso. In questo caso: il metodo. Il modo di fare. Semplicemente l’esserci. Una presenza forte che ci dice che nonostante il quadro generale in Italia sia pessimo dal punto di vista della parità di genere, nel mondo dei cammini si configura un settore sociale, e anche economico e professionale, in controtendenza in cui le donne hanno la voce e l’autorevolezza per proporre una nuova visione che non riguarda solo il cammino nella natura o nei borghi, ma nella vita e nella società per proporre un processo trasformativo, un cambiamento concreto. Si può chiamare empowerment, fioritura, progresso. O anche solo sorriso. Il sorriso di una donna che arriva alla fine di un cammino è una storia di luce che irradia energia tutto intorno e che può trasformare la realtà.

Le donne in cammino progettano e fanno rete, ma soprattutto creano innovazione, danno respiro alla creatività, spazio ai sentimenti, dimostrando quanto sia vero ciò che diceva Rachel Carson, per tornare alle donne che salveranno il mondo di Annalisa Corrado: «Se i fatti sono i semi che più tardi producono conoscenza e saggezza, allora le emozioni e le impressioni che nascono dalle esperienze sensoriali sono il suolo fertile nel quale i semi devono crescere». Leggiamo a questo proposito nel libro di Annalisa: “Separare emozione e razionalità, tarpando la prima, potenziando all’infinito la seconda, negando quindi la loro connessione profonda è, con tutta evidenza, un errore che costa carissimo alla nostra cultura e alla nostra società, e che ci rende tutti più vulnerabili. Rachel intuisce, invece, che solo chi conosce, “sente” e ama la natura possa capire quanto sia importante preservarla e possa attivarsi per pretendere che venga fatto”.
Quanto è strategico oggi tutto ciò? Lo è tantissimo.

Fino a ieri il mondo dei cammini era un settore di nicchia. Oggi non è più così. I cammini sono il modo in cui il turismo potrà ripartire in tantissimi territori. Guardate per esempio la campagna Io Cammino in Italia e come ha saputo intercettare l’interesse di tanti appassionati. Ma non solo. I cammini sono il modo in cui si può fare scuola fuori dalla scuola, con dei progetti di education outdoor. I cammini sono un modo in cui si può portare solidarietà come con il Cammino delle Terre Mutate. I cammini sono inclusivi, per tutti, come ci dimostrano i bei progetti di Natura senza Barriere di Federtrek e Free Wheels Onlus. Infine i cammini promuovono la sostenibilità sostenendo la forestazione, come dicevamo con Annalisa Corrado parlando del progetto di Mosaico Verde di Azzero Co2 che abbiamo invitato a sostenere con la prima Festa delle Donne in Cammino.

Joni Mitchell per scrivere Big ellow Taxi si era ispirata allo spettacolo dell’Oceano Pacifico contrapposto ad un parcheggio: “They paved paradise to put up a parking lot”. Parafrasando, le donne in cammino con i loro passi liberano il paradiso della natura e, centimetro dopo centimetro, salveranno il mondo. Lo stanno già salvando. In cammino.