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(agf)

la Repubblica

Felicità Lazio per la ripresa ma c'è il nodo quarantena da sciogliere

Il presidente Lotito: "Non ho vinto io ma tutto il calcio". Premio complessivo di 10 milioni alla squadra se centra l'obiettivo scudetto

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Ha vinto, evita di stravincere. "Non è il successo di Lotito, ma di tutto il calcio italiano", sono le prime parole del presidente della Lazio dopo l'annuncio ufficiale che sì, il calcio italiano riparte. "E il nostro campionato saprà mantenere quell'elevato standard di qualità che gli è riconosciuto in tutto il mondo", ha aggiunto. Giura - lo aveva fatto in particolare in un'intervista a Repubblica il 27 aprile - che la sua è stata una battaglia per difendere il sistema, perché "se non si gioca più, io sono già in Champions e risparmio quattro mensilità di stipendi", aveva detto. E sempre a Repubblica, il 14 maggio, il ds Tare era stato perfino più perentorio: "Lo stop definitivo sarebbe un disastro per il calcio italiano".
 
Però è chiaro che loro, come tutto il mondo Lazio, non hanno mai smesso di coltivare il sogno scudetto e ora sono felici che la corsa possa riprendere. E sperano, adesso, che entro il 13 giugno venga eliminata quella spada di Damocle sul campionato che è il nodo quarantena, cioè il punto del protocollo che prevede l'isolamento dell'intera squadra in caso di giocatore positivo al Covid. "Un delitto mettere persone sane in quarantena", ripete ogni giorno Ivo Pulcini, il responsabile sanitario del club biancoceleste. Per ora comunque la Lazio festeggia la ripartenza, dopo tre mesi di incertezza e polemiche furiose. In particolare tra Lotito e i suoi colleghi che di riprendere la Serie A non volevano saperne, soprattutto Cairo e Cellino. Dalla sua parte, sempre, la Roma e il Napoli, Fienga e De Laurentiis.


Tanti i momenti di tensione nelle varie conference call, compresa la frecciata di Agnelli ("Fai anche il virologo, tu?") quando il presidente della Lazio discettava sui test sierologici. E nel frattempo a Formello allestiva il Lazio Lab. "Il centro sportivo sembra una clinica", è il commento dei giocatori quando sono tornati ad allenarsi. C'è perfino un ambiente dedicato alla chirurgia ambulatoriale: pare che, contrariamente alle sue abitudini, per questo "medical center" Lotito non abbia badato a spese. Una linea coerente con le sue battaglie per ripartire: "Qui i giocatori si possono allenare in assoluta sicurezza", ripeteva.
 
E poi aveva convinto i suoi calciatori a non lasciare Roma. Sono rimasti tutti, anche gli stranieri. Ha tenuto unito il gruppo per non mollare l'obiettivo. C'è stato solo un momento di cedimento, quando ha radunato la squadra per affrontare per la prima volta la questione degli stipendi. Era il 14 maggio e tutto sembrava perduto, nel senso che troppi presidenti non volevano ripartire, oltre alla posizione contraria del ministro Spadafora. Quella riunione con i calciatori - trovato l'accordo per la rinuncia allo stipendio di marzo e invece la mensilità di aprile spalmata sulla prossima stagione - poteva apparire come un segnale di resa. Con un sussulto finale, però: se vincete lo scudetto, ha detto Lotito ai suoi, vi pago tutte le mensilità. In effetti ha stanziato un premio complessivo di 10 milioni di euro.


Nel contratto di Inzaghi era stato già inserito un bonus scudetto di 500mila euro e lo prendevano in giro per quella scelta ottimistica. Invece adesso c'è la possibilità di centrarlo davvero, l'obiettivo: la Lazio è a un solo punto dalla Juve, il discorso è aperto. Anche se la squadra di Inzaghi non potrà contare sul vantaggio di giocare una sola volta a settimana rispetto a Juve e Inter. "Se si ripartisse - aveva detto Lotito nell'intervista a Repubblica - quel vantaggio lo perderemmo perché giocheremmo tutti due volte a settimana. Ma io ragiono nell'interesse di 20 club". La sua battaglia l'ha vinta, ora tocca a Inzaghi e ai suoi vincere la loro e concretizzare quel famoso sogno.