Stabilire che nei prodotti vi sia almeno una quota obbligatoria di materiali da riciclo

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Chris Jongkind via Getty Images

Le raccolte differenziate e il riciclo dei rifiuti sono ormai entrati nelle nostre buone abitudini. Anche se la strada per tradurla in pratica è ancora lunga, pure l’idea di un’economia circolare, che riduca il prelievo di risorse naturali e lo smaltimento di rifiuti, è ormai ampiamente condivisa perché è cresciuta la consapevolezza della necessità, in un mondo popolato da 7,7 miliardi di persone in aumento e che puntano a maggiore benessere, di uno sviluppo più responsabile per evitare di far precipitare  una grave crisi globale, ecologica e climatica, ormai in corso.

Poco si sa, e ancor meno ci si occupa, tuttavia, della fine che fanno le materie prime seconde: i materiali che si ricavano dal riciclo dei rifiuti. Anche se l’utilizzo dei materiali ricavati dal riciclo dei rifiuti è d’importanza decisiva: solo se ben utilizzati per fare nuovi prodotti si chiude realmente il cerchio.

Ma non sempre succede. Per esempio: in questo periodo, dato il prezzo del petrolio molto basso, i polimeri vergini delle plastiche, che derivano dal petrolio, costano molto poco e le plastiche ricavate dal riciclo che hanno grande difficoltà a essere vedute a prezzi che coprano i loro costi di produzione, riempiono i magazzini delle imprese di riciclo.

Per varie ragioni, anche normative, solo una piccola parte dei materiali generati col  riciclo dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione viene usata per fare aggregati riciclati e ridurre il prelievo di sabbia e ghiaia vergini dalle cave, la gran parte viene utilizzata per riempimenti, rimodellamenti e sottofondi stradali.

Per avere un’economia circolare, storture come queste vanno superate: deve diventare abituale e generalizzato, sempre, in ogni condizione di mercato, il reimpiego, nella fabbricazione dei prodotti, dei materiali che derivano dal riciclo dei rifiuti che questi generano a fine vita.

Per arrivare a questo risultato è necessario, o comunque molto utile, introdurre l’obbligo per i produttori di utilizzare almeno una quota di materiali riciclati nella fabbricazione dei loro prodotti. Si dovrebbe partire con quote minime,  differenziate per i vari prodotti, perché all’obbligo corrisponda una sufficiente disponibilità di materiali da riciclo e possibilità tecniche di riutilizzarli, senza costi eccessivi.

Questo obbligo, oltre ad assicurare uno sbocco più certo ai materiali da riciclo, spingerebbe  i produttori  non solo a fabbricare prodotti che utilizzano di più i materiali riciclati, ma anche a fare prodotti più riciclabili, per poter disporre  delle materie prime seconde che dovranno riutilizzare.

È possibile introdurre un simile obbligo, che vale non solo per i prodotti fabbricati e usati in Italia, ma anche per quelli importati? A sostegno di una risposta positiva conosco almeno due precedenti. In Italia, a differenza di altri Paesi, per disposizione nazionale, è stato vietato di impiegare più del  50% di plastica riciclata per fare bottiglie  per l’acqua minerale.

Nel sistema degli acquisti pubblici verdi (GPP) sono stati stabiliti, con norme nazionali vigenti, i CAM (i criteri ambientali minimi) che dovrebbero rispettare determinati beni e servizi che, attraverso gare pubbliche, sono forniti da imprese private.

Si può quindi introdurre con provvedimento nazionale, come prestazione ambientale, l’obbligo che certi prodotti debbano essere fabbricati almeno con una quota di materiale riciclato.