La narrazione al centro del messaggio di Papa Francesco

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Vatican Pool via Getty Images

Per la 54ª giornata delle comunicazioni sociali (24 maggio), Papa Francesco ha, come di consueto, pubblicato il suo messaggio e quest’anno lo ha dedicato “al tema della narrazione”.

Il fatto che la narrazione sia oggetto del messaggio di Papa Francesco è un’ulteriore conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, del successo che questa tecnica sta ottenendo in questi ultimi anni. A ben vedere, però, e non poteva essere diversamente, nel messaggio troviamo quattro passaggi che, soprattutto dal punto di vista della comunicazione sociale, delineano con grande lucidità i pregi e i difetti di questa tecnica. 

Primo. Al centro della buona narrazione c’è sempre l’uomo, le sue emozioni e la sua vita. Scrive Francesco “l’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni”. Il titolo del messaggio infatti è ”la vita si fa storia“.

Secondo. Un racconto, per essere rilevante da un punto di vista sociale, non deve essere scritto per interessi personali o esclusivamente commerciali, ma per condividere un‘esperienza, una visione, uno stile di vita. “Storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Una narrazione che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo”. In questo modo, ogni racconto diventa una tessera di un unico puzzle globale. Le storie diventano quel collante, quel tessuto connettivo che contribuisce a tenere insieme, nello spirito della collettività, le singole persone. 

Terzo. La narrazione, per la sua stessa natura, ci offre dei racconti che fanno leva nella sfera emozionale non solo dei diretti destinatari ma di chiunque riceva il messaggio e, pertanto, altamente contagiosi. È il tratto peculiare di questa tecnica di comunicazione (per favore, non chiamiamola “l’arte del raccontare storie!). 

Quarto. Papa Francesco, al contrario di tanti colleghi, strenui ammiratori di questa particolare tecnica, ci mette in guardia su un pericolo: la narrazione, proprio perché altamente emozionale e potenzialmente virale, può essere anche lo strumento privilegiato per comunicare e diffondere storie fasulle, distruttive e diffamatorie (le c.d. fake news). “Non tutte le storie sono buone”, spesso “ci si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali”. 

Quinto. Questo punto veramente non lo troviamo nel messaggio di Francesco, ma mi permetto sommessamente di aggiungerlo. La narrazione non è la “terra di nessuno” dove, in assenza di regole, qualsiasi avventuriero si trasforma come d’incanto in uno storyteller, per giunta, convinto che lo storytelling salverà il mondo. La narrazione va usata con parsimonia, con competenza e con grande senso di responsabilità.

Solo così si raccontano le buone storie.