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Lo scandalo travolge il Csm. La rabbia dei sovranisti: "Ora intervenga il Colle"

Polemica per le chat tra Legnini e Palamara Orlando (Pd) ammette: "Riforma urgente"

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I l disegno di legge sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura dovrà essere «il più condiviso possibile», giura il Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ma la promessa apertura all'opposizione nel dibattito della riforma si scontra da un lato con la difesa d'ufficio del Csm - che arriva per esempio dal vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura, David Ermini, lesto a ricordare che il Csm «ha già cambiato passo da tempo» - ma soprattutto con le nuove emergenze dello scandalo Csm, nuove intercettazioni che girano intorno a Luca Palamara e che innescano reazioni dure delle stesse opposizioni chiamate alla «collaborazione» dal ministro.

In prima linea c'è il leader della Lega Matteo Salvini, che reagisce alle chiacchiere intercettate tra Palamara e l'ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. Con quest'ultimo che ad agosto 2018 sollecitava Palamara a prendere posizione ufficiale sulla questione della nave Diciotti. Che l'obiettivo fosse Salvini lo chiarisce un altro messaggio inviato da Palamara al procuratore di Viterbo ed ex componente del Csm Paolo Auriemma, in cui l'ex presidente dell'Anm dice che il leader leghista «ha ragione» ma che «bisogna attaccarlo».

Così ieri la Lega ci è andata giù dura. Chiedendo, se il contenuto di quelle «sconcertanti» intercettazioni fosse confermato, un intervento immediato del Qurinale. Lo dichiarano i capigruppo leghisti di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. «Solo il presidente Mattarella - scrivono in una nota - è in grado di ristabilire il ruolo imparziale e super partes della magistratura che sappiamo non si riconosce in questo tipo di comportamenti». Nel mirino, appunto, finisce Legnini, il cui modus operandi, secondo la Lega, si configura come «vergognoso e oltraggioso» verso Salvini e il resto della magistratura, ma «potrebbe inoltre creare uno stallo nel funzionamento del Csm». E di fronte all'autodifesa di Legnini, che ha parlato di «intervento doveroso» sulla questione Diciotti, lo stesso Salvini parte all'attacco: «Si arrampica sugli specchi. Non è nei compiti del vicepresidente del Csm chiedere, pressare o sollecitare. Azzeriamo il Csm e sorteggiamo i futuri componenti». Guarda caso, il sorteggio per la nomina dei componenti è ormai sparito dalla bozza di riforma di Bonafede.

Duro anche il commento del senatore azzurro Maurizio Gasparri, che oltre a caldeggiare una «valutazione ulteriore» sulla posizione di Legnini come commissario per la ricostruzione del sisma del 2016, chiede di «approfondire e chiarire» le intercettazioni, invitando a occuparsene «anche in ambito parlamentare» poiché «la separazione dei poteri è un principio fondamentale per la democrazia». Fdi chiede l'intervento del Colle e l'immediata rimozione di Legnini da commissario straordinario di governo.

Insomma, il clima non è dei più sereni. E se l'opposizione attacca, anche nel Pd si va avanti insistendo sulla necessità di una riforma. Lo ha fatto, con chiarezza, Andrea Orlando, vicesegretario dem, che parlando all'Huffington Post ha ridimensionato la portata «anti-salviniana» di quelle affermazioni sull'asse Palamara-Legnini (tra l'altro ex sottosegretario Pd), ma ne ha confermato la gravità, parlando di un evidente «ruolo esondante della magistratura associata e del Csm». Organo che va assolutamente riformato, anche secondo il capogruppo Pd in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, convinto che una riforma, del Csm e dell'ordinamento giudiziario, sia ormai «urgente e non più differibile». Con i venti di burrasca portati dalle cronache, il problema sarà - nonostante le affermazioni di Bonafede - farla condivisa.