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"Ho fatto il nuovo disco che ci aiuti a rialzarci dopo questa quarantena"

L'artista: "Ho scritto brani come un dannato, una situazione così dà sensazioni pazzesche"

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Ma quanta bella energia arriva da Nek, che oggi pubblica Il mio gioco preferito - Parte seconda in un momento di assenza pressoché totale di nuovi dischi. Se Vasco Rossi ha confessato a Milena Gabanelli che «non scrivo più canzoni, sono frastornato e allibito dal virus», invece Filippo Nek Neviani, classe 1972, ha la reazione opposta: «Ho scritto e sto scrivendo come un dannato». Il risultato è che, invece dei sette brani previsti, questo disco ne ha dieci e, nonostante molti siano stati scritti prima della pandemia, vestono alla perfezione il disastroso momento che stiamo vivendo. Ad esempio Perdonare ha un paio di versi che sono slogan perfetti per i nostri tempi: «Rialziamoci da terra, ripartiamo da qui».

Se poi ci aggiungete una voce raramente fuori tono (quasi un prodigio), il quadro è completo. «Da quando è uscito il primo decreto del governo io mi sono chiuso nel mio studio di registrazione e ho seguito l'ispirazione».

L'effetto della quarantena.

«Forse, la sensazione pazzesca che abbiamo provato mi ha toccato nel profondo e ha fatto aumentare il bisogno di fare musica. Oltretutto io vivo una serenità familiare importante, quindi non avevo neanche qualche disagio da sublimare»:

Quanto vicina le è passata la paura?

«Beh, mia mamma ha 77 anni e quindi ero preoccupato. I genitori di mia moglie Patrizia sono anziani e quindi li abbiamo seguiti con attenzione. E anche mia figlia Beatrice è stata molto protetta. Ci siamo stretti e abbiamo affrontato l'emergenza. Tanti miei amici hanno vissuto il lockdown da soli e hanno patito».

Ma perché uscire proprio adesso con un disco?

«Perché ne ho bisogno e sarebbe stato un peccato buttare via tutto questo entusiasmo e questa energia».

Qualcuno dirà: guarda Nek che sfrutta il momento per essere l'unico sul mercato.

«Ma quale sarebbe la strategia? Oggi sappiamo tutti quanto poco vendano i dischi. Io ho proprio la necessità di mantenere un contatto con il mio pubblico, anche soltanto con un brano che passa in radio».

A proposito, la radio ha reagito meglio della tv alla crisi.

«Per quanto riguarda la musica, la radio è popolare, arriva a tutti, anche ai giovani, molto più di quanto sembri. Tanto per capirci, i fenomeni che nascono sui social o su YouTube poi hanno bisogno della radio per diventare davvero popolari».

Nel disco c'è un titolo strano: Canzone senza nome.

«Mi sono ispirato a L'italiano di Toto Cutugno. Ne è venuto fuori un terzinato che poi ho sviluppato con uno dei produttori, Luca Chiaravalli».

C'è un po' di famiglia anche in E da qui.

«Il brano è uscito la prima volta nel 2010. Stavolta l'ho ricantato insieme alle mie figlie Beatrice e Martina. Le ho sentite in studio che la canticchiavano, l'abbiamo provata per bene ed eccola qua in una nuova versione rispetto a dieci anni fa».

Ora al posto del «firma copie» farà degli incontri con i fan in una «chat room» per eventi organizzati da Mondadori.

«E stasera va in onda il mio concerto. L'ho registrato l'altro giorno nel Piazzale della Rosa a Sassuolo» (va in onda stasera in radiovisione dalle 21 su Rtl 102.5, poi in streaming sul sito della radio e sul canale YouTube di Nek - ndr).

Nek, i musicisti e basta.

«Siamo soli, senza pubblico. Ho fatto sei o sette brani del nuovo disco e poi quattro del mio repertorio, tra le quali ovviamente Laura non c'è».

Il suo primo successo, come ci convive? Molti artisti si stancano dei loro pezzi famosi.

«Io no, magari lo cambio un po', ma ho troppo rispetto per il pubblico per non cantarla più dal vivo. Io scrivo e compongo canzoni per chi mi segue, non posso tradirlo».

Nella furia compositiva di questo periodo, si è dimenticato di tagliarsi i capelli, tra un po' sembra Morgan.

«Sono talmente preso da questo disco che magari sembrerò anche Tarzan ma non mi importa». (ride - ndr)