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Ecco perché l'Occidente è per natura più libero rispetto all'Oriente

Il capitalismo si fonda su mercato e proprietà privata. E sulla concorrenza fra i poteri

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A pochi giorni dalla scomparsa di Luciano Pellicani, il maggior studioso italiano di sociologia politica, esce un suo breve testo che raccoglie una lectio magistralis da lui tenuta il 21 settembre 2019 al festival estivo promosso e organizzato a Sciabaca dall'editore Florindo Rubbettino. Si tratta di una sintesi che compendia il grande problema relativo alla natura della civiltà occidentale: Perché in Occidente c'è più libertà che in Oriente? Il testo è pubblicato dallo stesso Rubbettino con una sua prefazione.

Perché dunque in Occidente c'è più libertà rispetto non soltanto all'Oriente, ma anche ad ogni altra civiltà? La spiegazione di Pellicani, di cui naturalmente la lectio magistralis registra solo alcuni passaggi, si può riassumere così. Per dar conto della natura dell'Occidente è necessario affrontare prima di tutto la natura del capitalismo, il quale si fonda sul mercato, che a sua volta presuppone l'esistenza della proprietà privata come struttura portante della società civile. L'economia capitalistica sorge dalla limitazione del potere dovuta al pluralismo del sistema feudale, scaturito dalla dissoluzione dell'impero romano (la sua genesi, pertanto, non è quella indicata da Max Weber). Il periodo medievale è segnato dalla guerra delle investiture fra Papato e Impero; una guerra che si risolve senza vinti né vincitori: l'Impero non riesce a creare un cesaropapismo, il Papato non realizza la teocrazia universale. L'intero periodo è caratterizzato da una pluralità molto articolata di centri potestativi, che impediscono la formazione di un monopolio unico del comando, sia questo religioso, politico o economico. Tale pluralità favorisce la presenza di interstizi di libertà perché il contrasto fra il potere spirituale e il potere temporale impedisce ad entrambi di controllare fino in fondo la società civile. Di fatto, la loro rivalità crea una situazione favorevole allo sviluppo della cultura del conflitto istituzionalmente regolato, che sfocerà molti secoli dopo nella creazione liberale dello Stato di diritto.

Pellicani ricostruisce il lungo tragitto del pensiero occidentale così come esso si è svolto dai Greci ai nostri giorni. Affronta in tal modo uno dei nodi teorici più problematici del dibattito filosofico, storico e sociologico relativo alla comparazione fra le varie civiltà. Si deve constatare che solo l'Occidente presenta queste caratteristiche perché solo esso è pervaso dalla logica della secolarizzazione; processo che contempla laicamente il pluralismo dei valori e dunque la possibilità effettiva della loro convivenza. Ne è conseguito un intreccio di interessi che hanno dato vita alla civiltà dei diritti e delle libertà, grazie anche alla prodigiosa crescita della ricchezza materiale generata dalla sinergia fra sviluppo economico e conoscenza scientifica. Di qui la possibilità della manipolazione tecnica del mondo; di qui la definitiva supremazia piena e netta del libero arbitrio quale nucleo concettuale ultimo del mito dell'«avanzamento continuo» del progresso umano. Non vi è alcuna altra civiltà che abbia nel suo Dna tutte queste peculiarità, le quali a loro volta possono darsi solo in presenza del processo di secolarizzazione. Vi è modernità laddove esiste la separazione tra la società politica e la società civile, quale logica conseguenza della dialettica continua fra economia e politica, fra società e Stato. Libertà, mercato e proprietà privata sono costitutivi del capitalismo e dunque dell'Occidente: senza secolarizzazione non vi è pluralismo, senza pluralismo non vi può essere la relatività dei valori e dunque la libertà, sia essa politica, sociale, economica, religiosa.

A differenza di qualsiasi altra civiltà, quella occidentale risulta attraversata dal conflitto fra Sparta e Atene, fra spirito giudaico e spirito greco, fra messianesimo e illuminismo, dualismi riassumibili nella contrapposizione tra una concezione chiusa e una concezione aperta della società; molteplici tradizioni di pensiero che hanno convissuto senza mai riuscire a prevalere l'una sull'altra in modo definitivo. Il che ha conferito alla civiltà occidentale lo statuto di una civiltà superiore.

A partire dalla ricerca intellettuale di Luciano Pellicani si può quindi dare una precisa risposta alla domanda se, rispetto al problema decisivo della libertà, la civiltà occidentale sia superiore alla civiltà orientale come a qualsiasi altra civiltà. Ebbene, la risposta è affermativa, perché a fronte di quella occidentale, tutte le altre civiltà non presentano prioritariamente il valore centrale della libertà.