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Un lavoratore Nissan lancia uova contro una concessionaria del marchio, a Barcellona, durante le proteste per la chiusura della fabbrica di Zona Franca

Renault-Nissan, meno modelli e capacità produttiva ridotta. Il marchio Alpine a rischio

L’Alleanza ha presentato un pesante piano di ristrutturazione, che prevede anche la chiusura di fabbriche in Europa

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Renault e Nissan hanno annunciato nelle ultime ore pesanti piani di ristrutturazione: i due poli dell’Alleanza franco-nipponica, orfani della guida di Carlos Ghosn, sono vittime della crisi sanitaria e di investimenti troppo elevati. "Abbiamo speso e investito troppo e ora torniamo sui nostri passi – ha detto Clotilde Delbos, ceo ad interim di Renault durante un incontro virtuale con gli analisti -. Affrontiamo la realtà, non puntiamo a essere in cima al mondo”, ha detto la manager, con riferimento alle smisurate ambizioni del suo predecessore Ghosn.

L'Alleanza ha disposto una concentrazione in termini di piattaforme per contenere i costi: entro il 2025, la metà dei modelli di Nissan, Renault e Mitsubishi sarà declinata secondo la filosofia del “leader-follwer”, cioè veicoli derivati da quello principale e di successo.

Inoltre, l’Alleanza ha deciso di distribuire le responsabilità per aree geografiche: come ha già fatto il gruppo Volkswagen, ciascun marchio sarà il riferimento per determinati paesi. Nissan per Giappone, Nord America e Cina, Renault per Europa, Russia, Nord Africa e Sud America e Mitsubishi per Oceania e Sud Est dell'Asia.

Nissan avrà anche la responsabilità per la guida autonoma, mentre Renault si occuperà di telai per i veicoli elettrici, sistema centrale dell’architettura elettrica-elettronica.

Sia Nissan sia Renault, che rivedrà “ogni singola posizione in ciascuna regione” (4.600 posti a rischio in Francia, più 10.000 eliminati nel resto del mondo), ridurranno la capacità produttiva. Il costruttore giapponese limiterà la gamma a meno di 55 modelli contro i 69 attuali per un totale di al massimo 5,4 milioni di veicoli “sfornati” l'anno (oggi sono 7,2 milioni). Renault abbasserà la potenzialità da 4 a 3,3 milioni.

Fabbriche a rischio chiusura

Nissan è scesa nei dettagli del rilancio - 12 nuovi modelli nei prossimi 18 mesi – ma ha anche annunciato il ritiro del brand Datsun in Russia e la chiusura dello stabilimento di Barcellona (3.000 posti di lavoro soppressi senza calcolare l'indotto). 

Per quanto riguarda Renault, il rilancio è in mano a Luca de Meo, che dal primo luglio ritorna in azienda  come amministratore delegato. Il presidente Jean-Dominique Senard e la numero ad interim Clotilde Delbos lo hanno chiamato in causa spesso durante la conferenza stampa di questa mattina.

Diversi gli stabilimenti interessati dalla revisione del costruttore francese, incluso quello di Dieppe, dove vengono fabbricate le vetture Alpine. Il marchio era stato rilanciato nel 2017, il miglior anno per l'industria dell'auto, ma Senard ha sottolineato che sarà necessario “valutare seriamente” il futuro del brand. Il piano di Renault prevede razionalizzazioni nell'ordine di due miliardi di euro l'anno.