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Mercedescambio

Scenari da fantapolitica per il futuro del team vincitutto. Con un marchio storico come Aston Martin ridotto a puro simbolo commerciale

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Dovremmo tutti dare un po’ più di credito ai media tedeschi. Se due giornalisti bravi – non fosse altro in senso manzoniano – dopo aver scoperto il Vettelgate ora indagano su Toto Wolff e Mercedes, significa che, in mezzo a tanto fumo, un po’ di Bratwurst l’hanno fiutata. Secondo quanto scrivono, a fine anno Totone dovrebbe rinunciare al suo attuale ruolo di team principal con il team che lo ha reso ricco e famoso. E che sotto la sua guida ha vinto tutto quello che c’era da vincere. Giova ricordare che negli anni ’54-’55, in base a un criterio simile, la Mercedes decise il ritiro, visto che era impossibile fare ancora meglio? Intanto vediamo quali sono le carte già sul tavolo.

Dalla Germania: Wolff lascia ruolo di team principal Mercedes a fine 2020

Innanzitutto non è un mistero che Wolff, che dopo la morte di Lauda possiede il 30 per cento delle azioni Mercedes Grand Prix, avesse una maggiore identità di vedute con Dieter Zetsche piuttosto che con il nuovo CEO, Ola Kallenius. Quello che scrivono i bravi tedeschi (grandi amici, fra l’altro, di un certo signor Helmut) è che Kallenius, da un po’ di tempo, non starebbe facendo mistero, in seno al consiglio di amministrazione, di voler rimodulare, come si dice oggi, l’impegno in F1, in base a diversi parametri. In mezzo ci si è messa la pandemia da Coronavirus, che ha colpito duro anche un marchio solido come la Mercedes. Kallenius era a favore di una politica di tagli, anche prima che la congiuntura economica mondiale costringesse ad abbassare il budget cap già alla vigilia della sua introduzione. E’ un discorso banale, ma quando hai a che fare con un gruppo che dà lavoro a trecentomila persone, davanti allo spettro di riduzioni e licenziamenti non puoi permetterti di ignorare che la F1, per chi vive fuori dalla bolla, è poco più di un costoso giocattolo.

Daimler: “Mercedes rimarrà in F1”

Ciliegina sulla torta la nomina, pochi giorni fa, di Tobias Moers, ex amministratore delegato di AMG, a un ruolo simile in Aston Martin, al posto di Andy Palmer. Ora, io non so se Lionel Martin e Robert Bamford, quando misero su quella che allora era una concessionaria, pensavano che un giorno sarebbe diventata una merce di scambio (da qui il titolo, ma tanto siete bravi a capirlo da soli…). Faccio fatica a pensare che James Bond, guidando fra i proiettili i suoi bolidi d’argento nell’era pre-sponsor, pensasse “un giorno tutto questo sarà tuo, Toto”. Personalmente mi è anche indigesto il fatto che il logo Aston Martin, fino praticamente a ieri l’altro, facesse bella mostra di sé sulle carrozzerie della Red Bull, qualcuno lo ricorda? Ma oggi certi sentimentalismi non interessano a nessuno. Risulta che il nome Aston Martin sia attualmente “in uso” presso Lawrence Stroll, canadese con due grandi crucci nella vita: riuscire a spendere un po’ dei soldi che ha e spingere la carriera di suo figlio in F1 (son problemi, eh?). Entrando nel consiglio di amministrazione, Stroll senior aveva pianificato di ribattezzare col nome Aston Martin l’attuale Racing Point. Che poi è la ex Force India che era la Spyker, precedentemente Midland, alias Jordan (davvero, il team più “titolato” della F1).

Sta di fatto che questo comodato d’uso scadrebbe alla fine del 2020. E lo scenario ipotizzato in Germania è il seguente: Mercedes non abbandona i Gran Premi, ma la sua struttura attuale passa di mano sotto la gestione di Stroll e Toto Wolff. Il quale, a sua volta, non smette con le corse, proprio come aveva detto: ma assume un ruolo leggermente più defilato, un po’ come il povero Lauda, che era presidente non esecutivo. Continuando a fornire i suoi motori, Mercedes si assicurerebbe così quattro clienti (uso il condizionale perché le notizie che arrivano dalla Williams sono tutt’altro che incoraggianti), compreso il suo ex team ufficiale, la McLaren neoacquisita e la Racing Point (“o come c… si chiama”, per dirla con il grande Raikkonen). A sua volta, il team rosa potrebbe passare di mano, per esempio in quelle di Dmitry Mazepin, un altro che ha gli identici problemi di Stroll e da tempo cerca una porta per entrare in F1 con una sua squadra.

L’intreccio attorno alla Aston Martin

È uno scenario complesso, certo, ma ci sono elementi di veridicità. Un’operazione che rassomiglierebbe, almeno esternamente, a quella che l’Audi fece con il programma Le Mans. Dopo aver vinto tre edizioni di fila, il marchio degli anelli passò di mano a quello alato, riverniciando le macchine in “racing green” e rispolverando la gloriosa tradizione dei “Bentley Boys” (ricordo, en passant, che sempre James Bond, nel ‘Grande Slam della morte’, distrugge la sua Blower 4 ½ e riceve in regalo proprio un’Aston Martin…). E il bello è che in tutta questa operazione anche le azioni del team ex Mercedes ufficiale potrebbero rivalutarsi. Dulcis in fundo – anche questo fatto ampiamente notare dagli osservatori tedeschi – se e quando verrà il momento di fare tagli all’organico, causa budget cap, non sarà la Mercedes ‘ufficiale’ a farlo. Un bel sollievo anche per Kallenius.

In tutto questo, se lo chiederanno in tanti, che fine farebbe Lewis Hamilton? Accetterebbe di chiudere la carriera come pilota Aston Martin, e magari compagno di squadra di Lance Stroll? Rimpiangerebbe quella trattativa mai decollata con Maranello? Ma soprattutto viene da chiedersi, al netto di qualsiasi illazione: quando la Ferrari ha deciso di puntare tutto sul mondiale 2022, è perché sapeva qualcosa dei programmi dei suoi principali avversari? La risposta a James Bond.