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la Repubblica

Viaggi, è scontro tra le Regioni. Ecco le posizioni dei governatori

In vista della ripresa della circolazione interregionale, i governatori del Sud manifestano preoccupazione, con toni più o meno accesi. In generale prevale la linea della prudenza

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"Ci sono troppe pressioni, anche sul Comitato tecnico scientifico. Se servirà, prenderemo delle contromisure. Non accetteremo forzature". A parlare, in un'intervista al Messaggero, è l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato, in vista della possibile ripartenza della mobilità tra le regioni a partire dal 3 giugno. È tanta la preoccupazione che dopo la riapertura dei confini interregionali il virus possa riprendere a circolare anche in zone dove il livello di contagio è stato finora più contenuto. Il governo sembra fermo su due ipotesi: o riapertura dal 3 giugno o rinvio per tutti di una settimana. E ha escluso la possibilità di lasciare chiuse ancora le Regioni più colpite e dove i contagi sono in ripresa sebbene con numeri ridotti, in particolare la Lombardia, il Piemonte e la Liguria. La Lombardia ha da due giorni circa il 65% dei casi. Inoltre da una settimana, mentre la percentuale di positivi su nuove persone testate è dello 0,5 nel resto d'Italia, in Liguria sale al 4,9%, in Lombardia al 3,8% e in Piemonte al 2,5%. Di qui la reazione preoccupata di alcuni governatori del Sud, che minacciano la quarantena  - o nel caso della Sardegna pretendono il passaporto sanitario -  per chi proviene dal Nord.

Palazzo Chigi tuttavia farà la sua scelta definitiva non prima di domenica, continuando a ribadire che ogni decisione sarà improntata alla massima cautela. Nelle prossime ore i dati sul monitoraggio che tiene conto delle aperture del 18 maggio faranno ulteriore chiarezza su quella che è la fotografia delle Regioni. Ma gli esperti si prenderanno ulteriori 24-36 ore per valutare altri numeri, quelli relativi al weekend scorso quando in diverse città italiane le piazze della movida si sono riempite di giovani, e capire - in caso di presenza di nuovi e contenuti focolai - se sia necessario o meno individuare delle zone rosse.
 
Vediamo allora una per una le posizioni delle diverse Regioni sulle modalità con cui dal 3 giugno sarà possibile tornare a circolare liberamente nel Paese.

Lazio, linea di cautela

Come già visto, la Regione guidata da Nicola Zingaretti mantiene una linea di cautela e ribadisce che le decisioni vanno prese sulla base di riscontri scientifici, senza cedere a pressioni politiche.  "Voi pensate che, se ci sarà il via libera agli spostamenti interregionali, tutti i milanesi andranno solo in Sardegna? Sapete quanti treni ci sono ogni giorno tra Roma e Milano? Io spero che ci sia grande scrupolo nel prendere le decisioni", osserva ancora l'assessore alla Sanità D'Amato.

Toscana, aperture diversificate fra le Regioni

Anche il presidente della Toscana Enrico Rossi fa un appello alla prudenza del governo. Per lui riaprire i confini della Lombardia il 3 giugno "sarebbe un errore" e sostiene la necessità di ripresa della mobilità diversificata tra le Regioni.

Sardegna: passaporto sanitario, Boccia contrario

La proposta del governatore della Sardegna Christian Solinas di chiedere un certificato di negatività a tutti coloro che arriveranno sull'isola è stata stoppata con fermezza dal responsabile degli Affari Regionali Francesco Boccia: "E' incostituzionale - afferma il ministro - lo dice l'articolo 120 della Costituzione. Una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone". Il governatore sardo è di fatto isolato: la sua proposta è ferma in commissione sanità della Conferenza delle regioni e sarà discussa solo il 3, quando le riaperture dovrebbero essere già un dato di fatto. Lui però non ci sta, se la prende con "l'inutile litania neocentralista" di Boccia e annuncia che chi non ha il certificato, "dal mio punto di vista non può imbarcarsi in partenza e quindi non arriva in Sardegna". E anche oggi l'assessore alla Sanità Mario Nieddu, insiste: "Su certificazione nessun passo indietro".

Sicilia, archiviata la patente sanitaria

Il presidente della Sicilia Nello Musumeci, in un primo tempo anche lui favorevole alla patente sanitaria, ha successivamente archiviato questa ipotesi. Ma non ha escluso che la Sicilia possa ripartire qualche giorno dopo, visto che c'è un'ordinanza tutt'ora in vigore che consente la mobilità infraregionale dall'8 giugno. "Nessuna patente di immunità - spiega - ma un protocollo di sicurezza".

Calabria, controlli in uscita e non in entrata

La presidente delle Calabria Jole Santelli chiede al governo di adottare "precauzioni" per chi esce da quelle Regioni dove il contagio è più alto. E, sebbene oggi in un'intervista alla Nazione dica che "le porte per i turisti sono aperte", chiede comunque al governo di  prendere "precauzioni in uscita dalle zone di particolare contagio, quindi in partenza, di non scaricare un'altra volta sulle nostre Regioni i controlli successivi, perché non possono essere fatti".

Campania, De Luca si porta avanti con l'app per il tracciamento

Il governatore Vincenzo De Luca - fautore sin dal principio della linea dura sulla difesa dei confini regionali - non dà per scontata la riapertura della mobilità interregionale: "Bisognerà vedere i dati epidemiologici", ha detto presentando in videoconferenza un sistema di monitoraggio tramite gestori della telefonia per monitorare la mobilità, "nel rispetto ovviamente della privacy". E ha aggiunto: "La Campania vuole essere sicura sul fronte sanitario per offrire più garanzie ai turisti".

Puglia, niente passaporti

Il presidente Michele Emiliano è contrario a certificati di negatività o patenti sanitarie. Ma non intende chiudere le porte della Puglia ai lombardi: "Voglio rivendicare con grande orgoglio che Milano è la seconda città della Puglia- ha detto ieri alla Vita in diretta su Rai 1 -  Abbiamo migliaia di pugliesi in Lombardia e non è possibile immaginare che questo canale che è centrale per la nostra vita famigliare, lavorativa e per la sanità possa essere interrotto". Intanto in Puglia si valuta la possibilità di riaprire le discoteche all'aperto già dal 15 giugno.

Marche, porte aperte ai turisti

Tra gli aperturisti anche il presidente dem delle Marche Luca Ceriscioli, che in un'intervista a Repubblica ha ribadito che la sua regione aprirà le porte ai turisti e "accoglierà a braccia aperte i lombardi", che rappresentano il turismo più importante in termini di numeri.

Lombardia, Fontana fiducioso

Mentre è in atto scontro tra la fondazione indipendente Gimbe, che accusa la Lombardia di "aggiustare i numeri", e la Regione che risponde querelando e definendo le parole del presidente "gravissime e offensive", il governatore Attilio Fontana si dice fiducioso che dal 3 non ci saranno più vincoli per la sua regione: "Sono convinto che i lombardi saranno liberi di circolare in Italia. I dati sono positivi e in miglioramento. La Lombardia rientrerà sicuramente nel novero delle regioni che avranno libertà di movimento". Tuttavia la Regione rimane sotto i riflettori sotto il profilo dei contagi.

Liguria, niente allarmismo

Ottimista anche il governatore della Liguria Giuseppe Toti: "I dati del ministero ci dicono che per tutti gli indicatori non ci sono allarmi. Questi sono i fatti. Agli altri lasciamo l'allarmismo e il terrorismo".

 Veneto, sì ai lombardi

"Dico si ai lombardi, ma comprendo le ansie di Solinas", ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia, sottolineando tuttavia che "nessuno possa essere trattato da untore". Per Zaia è importante "non aprire a macchia di leopardo", ma farlo "tutti insieme" anche "a livello europeo". Poi, ammette, "capisco la preoccupazione di qualche collega che per istinto materno" è portato a voler evidenziare con barriere che restano che "il mio nido, la mia regione è più pulita di qualche altra", ma per Zaia le regioni devono aprire tutte assieme anche perché c'è la necessità di aumentare gli spostamenti.