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Bond oggi: Treasuries sotto l’1%? Meglio Bitcoin, oro e Amazon

Con gli occhiali della “new finance” cambiano i parametri di alternanza degli asset su cui investire in rapporto alle varie fasi dell’economia. Ne deriva un portafoglio protettivo un po’ singolare. 

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Correlazioni e decorrelazioni sono di nuovo tornate alla ribalta nell’ambito finanziario con tuttavia nuovi schemi. Appartengono infatti al passato quelle molto scontate fra azionario e obbligazionario o fra oro e dollaro. Ora si guarda agli asset esordienti dell’economia digitale, in altre parole alle criptovalute. Sì proprio a loro, predilette dagli uni (gli innovatori) e odiate dagli altri (i conservatori). Lo dimostra il fatto che negli ultimi mesi nel parterre di Wall Street si sia cominciato a ragionare su un’opzione semplicemente inimmaginabile solo un anno fa: è quella di una correlazione inversa fra Treasuries e Bitcoin (la dottrina vorrebbe che si scrivesse con la b minuscola!), nel senso che in certe situazioni di mercati si ipotizza di vendere i primi e di acquistare i secondi e in altre invece di effettuare lo switch opposto. 

Quando scatta il segnale

Se i Treasuries scendono sotto l’1%, il che sta avvenendo da febbraio, e ancor più sotto lo 0,5% relativamente al rendimento del decennale alcuni strategist ritengono che non solo convenga venderli ma sostituirli immediatamente con altri asset, fra cui i Bitcoin, parte però di un portafoglio più articolato, di cui scriviamo dopo. Il tutto si basa su una domanda: perché detenere titoli di Stato Usa che garantiscono rendimenti reali – cioè al netto dell’inflazione – negativi? Lo si è fatto finora per un semplice motivo: si consideravano i governativi la migliore copertura rispetto ai rischi di cali consistenti dell’azionario. Di qui il classico rapporto 60/40 con rotazione in 40/60 o addirittura in 20/80 fra bond e “shares” in base all’andamento dei mercati. Oggi però non è più così. Utilizzando come strumento tecnico la classica media mobile a 200 sedute sullo yield del decennale si identificano le fasi di esasperata compressione (valori attuali: m.m. 200 a 1,358% contro yield ieri sera allo 0,67%) e si agisce di conseguenza. 

La verifica dei grafici

L’ipotesi – che ormai è qualcosa di più – si è fatta strada controllando inizialmente i movimenti fra S&P 500 e Bitcoin e poi fra Treasuries e lo stesso Bitcoin. Si sono subito notate delle correlazioni inverse che hanno portato a valutare un nuovo standard operativo nel collocamento sugli asset in relazione all’andamento dei mercati. Così se il decennale Usa scende sotto i livelli prima indicati e soprattutto se la “yield curve” tende verso un appiattimento scatta l’ordine del “sell” per i Treasuries e del “buy” – ecco il portafoglio alternativo – in ordine per Bitcoin, oro e azioni Amazon. Qualcuno aggiunge anche quelle della cinese Alibaba, contraltare di Amazon in terra asiatica. La scelta di queste due dipende dal riscontro che quando l’economia rallenta gli investitori tendono ad acquistare di più via Internet alla ricerca di prezzi minori. 

Perché la criptovaluta

L’aver collocato il Bitcoin al primo posto della classifica dipende dalla conferma che gli enormi flussi di liquidità immessi dalle Banche centrali nell’economia stanno favorendo in primo luogo la criptovaluta per eccellenza, stimolata ancor più di oro e azionario, visti come asset meno innovativi e stabili. I numeri lo confermano e lo scatto rialzista iniziato a metà marzo, con un raddoppio delle quotazioni, rappresenta il sigillo di un “nuovo mondo”. Ora i Treasuries vengono attesi sotto l’1% per alcuni mesi (o forse anche più), mentre le ipotesi per il Bitcoin vanno nella direzione di una rottura al rialzo dei 10.000 $, con obiettivi su quota 10.400/10.500 $. Da queste inedite correlazioni o decorrelazioni che siano nasce pertanto un diverso modo di leggere le prospettive della finanza. C’è chi giura che il procedimento funzioni già alla perfezione ma in questi casi un po’ di prudenza non fa mai male.