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Niente classi pollaio e disabili in aula senza mascherina

Definite le linee guida del comitato tecnico scientifico per il ritorno a scuola degli studenti. Le difficoltà di adeguare la didattica alle misure anti-contagio  

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Stop al sovraffollamento delle aule, un metro tra un banco e l’altro, ingressi differenziati e distanza garantita anche negli altri spazi comuni come le mense. Il comitato tecnico scientifico fonda la ripresa dell’attività scolastica su tre elementi indispensabili: il distanziamento sociale (almeno un metro), la rigorosa igiene delle mani, personale e degli ambienti, la capacità di controllo e risposta della sanità pubblica territoriale e ospedaliera.

Punti critici

Il rientro in aula degli studenti e l’adozione del necessario distanziamento fisico, secondo il comitato, rappresentano la principale criticità  in quanto richiedono un’armonizzazione tra il tempo trascorso in classe , il numero di docenti e gli spazi  a disposizione della scuola”. Le difficoltà derivano in particolare da un patrimonio edilizio “inadeguato per caratteristiche strutturali e concezione”. Ciò in molti casi impedisce di “ospitare contemporaneamente tutta la popolazione scolastica”, garantendo il distanziamento tra le persone. A complicare l’adeguamento dell’attività didattica alle misure anti-contagio sono, poi, gli organici insufficienti. Per evitare classi affollate, infatti, servono più docenti: ridefinire il numero di studenti per ogni aula comporta la necessaria presenza di più insegnanti.

Disabilità

“Nel rispetto delle indicazioni sul distanziamento fisico, la gestione degli alunni con disabilità certificata- puntualizza il comitato tecnico scientifico- dovrà essere pianificata anche in riferimento alla numero di studenti disabili, alla tipologia di disabilità, alle risorse professionali specificatamente dedicate, garantendo in via prioritaria la didattica in presenza”. Secondo il decreto del 17 maggio, i disabili non sono soggetti all'obbligo di utilizzo della mascherina. Potranno farne a meno, quindi, “gli studenti con forme di disabilità non compatibili con l'uso continuativo della mascherina”. Come già segnalato nei centri diurni dalle associazioni dei familiari di disabili, infatti, i dispositivi di protezione individuale rappresentano un problema anche nell’assistenza e nel lavoro di formazione svolto dagli educatori. “Non riconoscere un volto significa impedire l’apprendimento e crea una stato d’animo di angoscia e di insicurezza”, spiega  Antonio Massacci, padre di Giorgio, un ragazzo colpito da un’epilessia farmacoresistente che gli impedisce di memorizzare quanto apprende. Un disagio segnalato al governo dall’Anffas, la onlus che si occupa di disabili intellettivi. Per l’assistenza di studenti con disabilità certificata, non essendo sempre possibile garantire il distanziamento fisico dallo studente, “potrà essere previsto per il personale l’utilizzo di ulteriori dispositivi”. In questi casi il docente “potrà usare unitamente alla mascherina chirurgica, guanti in nitrile e dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose”.  Quindi, nell’applicazione delle misure di prevenzione e protezione “si dovrà necessariamente tener conto delle diverse disabilità presenti”.

Spazi

Ripartire in sicurezza richiede “l’ottimizzazione e il potenziamento delle risorse, degli spazi e adeguate soluzioni organizzative”. Per adeguare l’attività didattica alle misure anti-Covid è previsto il coinvolgimento diretto  e il coordianamento degli uffici scolastici regionali, degli enti locali (regioni, città metropolitane, comuni, municipi), delle autonomie scolastiche, in collaborazione con le realtà del territorio come associazioni, gestori di spazi pubblici e privati, cooperative sociali. Sono previsti, perciò, “investimenti per mettere al centro il benessere complessivo della persona”, ridefinendo alcune regole dell’organizzazione scolastica (monte ore delle discipline,fondi per l’offerta formativa, refezione). In pratica andranno individuate, tra enti pubblici e del terzo settore, nuove strutture nelle quali poter distribuire gli studenti per assicurare tra loro una distanza di almeno un metro.