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Deloitte, le assicurazioni alla prova del coronavirus

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 di Sandra Riccio

Anche il settore assicurativo deve fare i conti con le conseguenze del coronavirus, nonostante il comparto sia preparato a ogni genere di avversità.
L’emergenza sanitaria in corso sta colpendo nel profondo la maggior parte dei comparti e ci vorrà del tempo prima di capire quali saranno davvero gli effetti della pandemia. Nel ramo assicurativo l’unica certezza è che questi effetti saranno diversi a seconda dell’assicuratore o della singola compagnia di riassicurazione.
“Nel lungo periodo a fare la differenza saranno le classi e i mix di attività su cui ciascuna compagnia è focalizzata, così come il tipo di premio proposto al pubblico e le riserve in cassa” afferma Paolo Gianturco, senior partner di Deloitte – responsabile FinTech. Da valutare è anche l’aspetto finanziario: il crollo dei mercati azionari, così come quello dei tassi d’interesse, potrebbe mettere sotto pressione i bilanci di alcune compagnie mentre la redditività dei prodotti Vita e le commissioni di gestione degli investimenti legate ai prodotti di risparmio saranno sotto pressione.
Inoltre, in alcuni casi, la forte volatilità dei mercati finanziari rappresenta un’aggravante. Le compagnie del ramo Danni tendono a essere particolarmente vulnerabili alle fluttuazioni delle borse perché detengono una maggior quota di liquidità investita sui listini. Negli Stati Uniti, nel 2018, questa categoria di compagnie assicurative deteneva il 23% dei propri attivi in titoli azionari, rispetto al 2% degli assicuratori Vita.

L’andamento dell’economia reale è un altro fattore da prendere in considerazione. Secondo l’Insurance Information Institute “l’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla crescita globale e sul settore assicurativo sarà probabilmente più profondo e più ampio di quello che stima il consensus attuale e potrebbe durare ben oltre il terzo trimestre dell’anno”.
Il report specifica che, a causa degli effetti dell’epidemia, “la crescita del Pil globale nel 2020 potrebbe rallentare dal 3,3% al 2,3%, rendendo improbabile una ripresa nel 2021”. Il Global Macro and Insurance Outlook dell’III risale al 4 marzo. Contiene quindi delle stime piuttosto ottimistiche, fatte prima dell’adozione delle misure di lockdown più restrittive e diffuse. Le ultime stime dell’Fmi proiettano, per l’anno in corso, un arretramento del Pil del 3%.

Il dato certo è che le compagnie assicurative risentiranno di una dinamica più lenta in tutte le attività da assicurare, nonché delle conseguenze relative alle specificità del settore. Per esempio, per quanto riguarda i pagamenti dei sinistri, passerà un certo periodo di tempo prima che questi debbano essere saldati.
Nel frattempo le società avranno già avviato il processo di valutazione delle proprie riserve. “Prevediamo che le compagnie che negli anni hanno diversificato le attività su più ambiti, saranno meno esposte alla crisi in corso – afferma Gianturco –. Al contrario, le società più concentrate sui segmenti maggiormente impattati dal coronavirus finiranno per pagare il conto più elevato”.

Anche l’ambito del lavoro dovrà essere ripensato. “Dovranno essere messe in atto misure a garanzia della sicurezza del personale e dei partner, agenti e broker. Nel caso va considerata anche un’organizzazione alternativa del lavoro, con un continuo miglioramento della produttività anche in smart working”.
Il che porta dritti al tema della sicurezza informatica. In questa fase molte compagnie hanno incrementato esponenzialmente il lavoro da remoto con scambi continui di informazioni sensibili via Internet. Sottolinea Gianturco: “Occorre chiedersi se le misure di sicurezza predisposte siano all’altezza del forte aumento di attività da casa. In gioco c’è anche la reputazione aziendale che risentirebbe di un eventuale attacco informatico”.

Le attività da valutare e rimodulare sulla base dei danni da pandemia sono diverse. Da dove cominciare? “Un primo passo – risponde Gianturco – è quello di identificare gli ambiti del business più esposti al coronavirus. Poi occorre rimodellare rigorosamente l’esposizione ai sinistri e quindi l’impatto previsto in termini di profitto. La cosa essenziale è essere sempre proattivi e continuare a puntare sulla fiducia della clientela”.
Qualche esempio? È probabile che al centro dell’attenzione ci sia l’interruzione delle attività delle imprese così come l’assicurazione di attività specifiche, come i grandi eventi. Nel focus ci sono anche le coperture relative a viaggi, l’indennizzo dei lavoratori e le responsabilità civili dei datori di lavoro, nonché le assicurazioni Vita e sanitarie. “Bisogna inoltre valutare l’esposizione ai rischi sul brand legati alle aspettative dei clienti rispetto ai termini della polizza. Occorre sviluppare una strategia efficace per rispondere in modo opportuno alle diverse esigenze” conclude Gianturco. La sfida è grande ma il settore è ben attrezzato per superarla.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia