Covid-19: Francia e Regno Unito riaprono, ONU chiede riduzione debito
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La situazione sanitaria è molto migliorata in Francia, che dal 2 giugno accelera verso la normalità, da questa data, tra le altre cose, non ci sono più zone rosse ma solo arancioni.
Questo l'annuncio fatto dal Premier Edouard Philippe, che ha elencato tutta una serie di nuove aperture.
La regione di Parigi, insieme a i due dipartimenti d'Oltremare Mayotte e Guyana, resta ancora sotto stretta sorveglianza anche se passa da zona rossa a arancione, il che vuol dire che le riaperture procederanno in modo meno veloce che nel resto del Paese.
Riaprono da martedì prossimo bar, caffé e ristoranti -fatta eccezione per le zone arancioni - dove saranno accessibili solo i locali che abbiano terrazze esterne.
E sempre dal 2 giugno riaprono anche i musei, i cinema e i teatri, dove sarà obbligatori indossare la mascherina. Aperti anche parchi pubblici, palestre e piscine. Anche in questo caso Parigi e i dipartimenti d'Oltremare devono attendere.
La settimana prossima riaprono anche tutte le scuole di ogni ordine e grado e si faranno gli esami di maturità per studenti delle scuole superiori.
Dal 15 giugno inoltre vengono riaperte le frontiere europee interne sarà possibile andare in Francia senza dover sottostare a quarantena mentre i francesi possono andare in Italia senza una giustificazione e senza la necessità di mettersi in quarantena al loro rientro, già dal prossimo 3 giugno, quando nel Belpaese riaprono le frontiere.
Intanto, nel Regno Unito...
Nel Regno Unito, Il Primo Ministro britannico, Boris Johnson, ha dichiarato che dalla prossima settimana saranno consentiti incontri all'aperto sino a sei persone provenienti da famiglie diverse, come parte di ulteriore allentamento del blocco da coronavirus.
ONU: "Tagliare il debito"
Intanto, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto che la riduzione del debito sia offerta a tutti i Paesi in via di sviluppo e a medio reddito.
Durante una riunione dei leader mondiali, ha affermato che la pandemia causerà livelli storici di fame e carestia per oltre 1 miliardo e mezzo di persone, incapaci di guadagnarsi da vivere se non si intraprenderà un'azione adeguata.