A Minneapolis le proteste stanno diventando rivolte
È stato incendiato un commissariato durante le manifestazioni per la morte di George Floyd, e Trump si è detto pronto a inviare la Guardia nazionale per fermare «i criminali»
Aggiornamento alle 20.00:
È stato arrestato a Minneapolis Derek Chauvin, l’agente di polizia che il 25 maggio aveva premuto con violenza per diversi minuti il ginocchio sul collo di George Floyd, che era morto poco dopo, dopo aver detto ripetutamente che non riusciva a respirare. La morte di Floyd, un uomo afroamericano che era stato arrestato con violenza nonostante fosse disarmato, ha fatto nascere grandi proteste a Minneapolis, diventate via via più violente nel corso degli ultimi giorni.
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A Minneapolis (Minnesota, Stati Uniti) e in altre città del paese anche questa notte ci sono stati scontri fra la polizia e i manifestanti che protestano per la morte dell’afroamericano George Floyd, ucciso il 25 maggio durante un fermo di polizia e dopo che un poliziotto bianco gli aveva premuto con violenza per diversi minuti il ginocchio sul collo quando era disarmato e immobilizzato, tra le proteste dei passanti.
Dopo gli scontri di mercoledì, ieri ce ne ne sono stati di nuovi e più violenti a Minneapolis, dove è stato anche incendiato un commissariato di polizia. Secondo quanto riferisce la CNN, gli agenti avevano eretto delle barricate attorno al commissariato prima di lasciarlo, ma le barriere sono poi state abbattute dalla folla. Attorno alle 22 locali (le 6 del 29 maggio in Italia) alcuni manifestanti sarebbero poi entrati all’interno dell’edificio e avrebbero appiccato l’incendio.
Su Twitter l’account ufficiale della città di Minneapolis ha informato sul rischio di esplosioni causato dalla manomissione delle condutture del gas: «Se siete vicini, per la vostra sicurezza, allontanatevi, in caso l’edificio esploda».
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito i manifestanti «criminali». Per Trump chi protesta violentemente «sta disonorando la memoria di George Floyd». Il presidente ha inoltre minacciato di inviare la Guardia nazionale – la principale forza militare di riservisti americana – se «quel debole sindaco di estrema sinistra, Jacob Frey» non ristabilirà l’ordine. Intanto la Guardia nazionale del Minnesota ha annunciato, sempre attraverso Twitter, che sono stati resi operativi 500 uomini fra Minneapolis e St. Paul, la capitale dello Stato. «La nostra missione è proteggere la vita, preservare le proprietà e il diritto di manifestare pacificamente. Un obiettivo fondamentale è garantire che i vigili del fuoco siano in grado di rispondere alle chiamate».
«Non posso sopportare di vedere quanto sta accadendo a una grande città americana, Minneapolis», ha premesso Trump attaccando il sindaco della città per la gestione delle proteste, «una totale mancanza di leadership». Il presidente ha fatto inoltre sapere di aver parlato con il governatore del Minnesota, Tim Walz, e di avergli detto che «l’esercito è con lui fino alla fine». Con riferimento agli atti di vandalismo, Trump ha concluso: «Quando iniziano i saccheggi, si inizia anche a sparare».
Twitter ha aggiunto un avviso prima di questo tweet di Trump, in cui è scritto che le parole del presidente violano le regole del social network sull’esaltazione della violenza, specificando però di aver deciso di non oscurarle perché «potrebbero essere di pubblico interesse».
Durante una conferenza stampa nella notte il sindaco di Minneapolis ha risposto alle accuse di Trump: «Debolezza è rifiutare di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Debole è chi punta il dito su qualcun altro in un momento di crisi. Donald Trump non sa nulla della forza di Minneapolis. Siamo forti. È un periodo difficile? Sì. Ma stia sicuro che ce la faremo».
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