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Le escort provano a sopravvivere ai tempi del Covid, rispettando il protocollo sanitario

Lo scoppio della pandemia causata dal coronavirus ha modificato, letteralmente, la vita di ogni singolo individuo

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Lo scoppio della pandemia causata dal coronavirus ha modificato, letteralmente, la vita di ogni singolo individuo. E non solo nei comportamenti da assumere per la tutela della propria salute e di quella altrui. Non sono pochi, infatti, quei soggetti che hanno visto mutare significativamente la propria modalità di lavoro, ricorrendo, frequentemente, all’utilizzo dello smart working.

Esistono, però, alcune categorie che, giocoforza, hanno dovuto sospendere la propria attività, non avendo alcuna entrata e restando dubbiosi su quale sarà il loro futuro. Alcune lavoratrici di determinati settori, però, hanno cercato di riadattare il proprio lavoro alla luce delle novità imposte dall’emergenza sanitaria, che vieta assembramenti, incontri e contatti fisici di qualunque genere.

Senza entrate e sostegno dallo stato: alcune escort chiedono aiuto alla caritas

Una situazione, ad esempio, che ha impedito alle escort di poter esercitare la propria professione, con pesanti ripercussioni dal punto di vista economico per le stesse. Nonostante non sia una professione legalmente riconosciuta, ed un gran numero di escort abbia chiesto - a più riprese - di poter aprire una partita IVA e pagare regolarmente le tasse, queste donne vivono, né più né meno, le stesse problematiche economiche che deve affrontare un lavoratore autonomo.

Al di là delle singole convinzioni personali, ognuno ha una sua precisa idea se sia giusto legalizzare la prostituzione, non si può tralasciare l’aspetto umano: alcune di queste donne, in base a quanto riferiscono alcune associazioni come la Caritas, stanno chiedendo aiuto. Fortunatamente sono solo una parte di esse (circa il 10%), ma se le misure di distanziamento sociale dovessero essere prorogate o ripristinate, il numero è destinato inevitabilmente a salire.

Coloro che esercitano la propria professione in una grande città, come ad esempio le escort a Torino, hanno subito i contraccolpi più pesanti: alcune spese, come ad esempio quelle relative all’affitto, sono di importo indubbiamente più ingente rispetto alla periferia, oltre, di norma, a dover sopportare un costo della vita più alto rispetto ai paesi di provincia.

In una situazione d’emergenza, però, spesso l’immaginazione e l’inventiva vincono sulla paura e l’impossibilità di poter esercitare la propria professione. Le escort, spesso sollecitate dai clienti più affezionati, hanno reinventato il lavoro, rispettando, compiutamente, quanto previsto dal rigido protocollo sanitario attualmente in essere per evitare il diffondersi della pandemia.

Reinventarsi il proprio lavoro: dagli incontri, agli appuntamenti in videochiamata

Un antico adagio recitava: “se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”. Traslando, seppur figuratamente, questo detto popolare, anche queste lavoratrici hanno trovato il modo di restare in contatto, seppur a distanza, con i propri clienti e, in moltissimi casi, trovarne addirittura di nuovi.

Grazie alla tecnologia, tramite webcam o videochiamata, è possibile interagire con una escort, in modo da rendere più divertente e meno noioso questo periodo di lockdown e restrizioni sociali. I siti del settore, infatti, hanno modificato il contenuto delle proprie pagine: da annunci che fornivano indicazioni per giungere ad un incontro, a quelli che indicano gli orari in cui la escort è pronta a ricevere la videochiamata dell’utente.

Il fenomeno delle ragazze che si esibiscono in webcam, d’altro canto, non è nuovo. Ed anche le escort, per continuare ad esercitare in qualche modo la propria professione, si sono catapultate in questo mondo. Ma con un vantaggio, a detta degli utenti stessi, non indifferente: conoscere, concretamente, le aspettative e le esigenze di molti uomini. Traslare tutto ciò sul web, per queste donne, è risultato tutto sommato agevole, grazie all’esperienza maturata.

Questa alternativa, seppur abbia fornito degli ottimi risultati specie nella fascia notturna, non riesce a compensare significativamente le mancate entrate del lavoro originario. Il perdurare delle misure di distanziamento sociale, però, potrebbero renderlo, di fatto, un lavoro meglio retribuito di quanto non lo sia momentaneamente: gli accessi a questo servizio, infatti, risultano tutt’ora in costante crescita, nonostante il nostro paese sia entrato nella cosiddetta “fase 2”.