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Facebook e Zoom su con l’emergenza Coronavirus, ecco i vincitori dei “lockdown”

Boom delle azioni per Facebook e Zoom, due tra i principali vincitori di questi mesi di pandemia. Mentre alcuni comparti tradizionali collassano, già spuntano i vincitori della nuova era.

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I “lockdown” hanno decimato il fatturato di moltissime imprese e attività commerciali, dalle auto alla ristorazione, dagli alberghi ai negozi di abbigliamento, dalle compagnie aeree agli agenti immobiliari. Per molte realtà è come se a marzo il tempo si fosse fermato, come se fosse esplosa una bomba così potente da avere paralizzato il pianeta. Ma ricordatevi che non esiste crisi senza vincitori. E’ stato sempre così e anche l’emergenza Coronavirus ha confermato la regola, semmai a cambiare è la tipologia di coloro che hanno potuto festeggiare il successo.

Pochi giorni fa, Facebook ha annunciato il lancio di Shops, una piattaforma che consentirà gratuitamente a milioni di attività di proporre beni e servizi online, partendo dal mercato americano, dove il direttore operativo Sheryl Sandberg stima in un terzo del totale le attività del retail ancora estranee all’e-commerce e in 140 milioni il numero delle attività che già oggi utilizza il social per vendere. Secondo Citigroup, applicando le stesse metriche di Amazon, entro il 2023 Shops sarebbe in grado di fruttare a Mark Zuckerberg altri 7 miliardi di dollari di profitti.

La piattaforma verrebbe connessa anche a WhatsApp e Instagram, le due applicazioni controllate da Facebook. Miliardi di consumatori potenziali e tale per cui il social si conquisterebbe una fetta del mercato globale per il commercio elettronico di almeno il 2%. E la quarantena gli ha fatto molto bene. Al termine del primo trimestre, il numero degli utenti quotidiani attivi risultava salito a 1,7 miliardi e quello mensile a 2,6 miliardi, in entrambi i casi in crescita a doppia cifra. Facile intuire cosa sia successo: rinchiusi in casa, centinaia di milioni di persone hanno potuto trascorrere più tempo sui social, anche perché molti non hanno potuto lavorare, mentre molti altri lo hanno fatto da remoto.

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Il boom di Facebook e Zoom

E così, le azioni Facebook quest’anno risultano cresciute del 10% e rispetto ai minimi toccati a marzo sono rimbalzate esattamente del 50%. Ma non è stata l’unica società a festeggiare in questi mesi. Zoom è stata la grande rivelazione con il Coronavirus. Con sede a San José, in California, fornisce servizi di videoconferenza, una sorta di Skype, ma con la possibilità di collegamenti contemporanei molto più numerosi. Con i “lockdown”, tantissimi lavoratori, manager e studenti hanno iniziato ad usarla per la prima volta per seguire lezioni, webinar, parlare con i colleghi e il capo, tanto che agli inizi di aprile sono arrivati a connettervisi in 300 milioni in un solo giorno in tutto il mondo. A dicembre, i dati parlavano di appena 10 milioni. A febbraio, erano già saliti a 200 milioni.

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Le azioni Zoom hanno guadagnato fino al 150% quest’anno e solamente nelle ultime sedute stanno leggermente ripiegando. Gli analisti stimano che il fatturato societario si attesti sopra i 930 milioni per quest’anno (+50%) e arrivi a 1,25 miliardi nel 2021, mentre l’utile per azione si attesterebbe a 43 centesimi per poi salire a 53 centesimi nel 2022. Certo, date le altissime valutazioni attuali delle azioni, si tratterebbe di un rendimento di appena lo 0,25-0,30%. E ci si potrebbe chiedere che fine facciano queste realtà, una volta che il mondo sarà tornato alla normalità. Di certo, il numero dei collegamenti su Zoom in videoconferenza caleranno, così come si trascorrerà meno tempo su Facebook o WhatsApp. Ma sbaglia chi pensa che si tornerà semplicemente al passato.

Nel caso di Zoom, una volta che l’applicazione è stata scaricata su cell, tablet, PC e notebook da milioni di utenti che prima la ignoravano o non avevano intenzione/modo di avvalersene, sarà utilizzata in misura nettamente superiore al periodo pre-Coronavirus. Quanto a Facebook, la notorietà non gli mancava di certo prima, ma l’idea di Shops potrebbe ringalluzzire il social, consolidandone la presenza anche nel segmento dell’e-commerce, dove farà concorrenza diretta al colosso delle vendite online Amazon.

Peraltro, così facendo Zuckerberg sarebbe in grado di attirare nuovi ricavi pubblicitari, che restano la fonte di gran lunga principale per le sue entrate.

Il mondo dopo il Coronavirus

Dicevamo, il mondo post-Coronavirus non sarà esattamente uguale a quello che conoscevamo fino a febbraio. Alcune tendenze già in atto semplicemente hanno subito una decisa accelerazione. Proprio social come Facebook e Twitter hanno annunciato nei giorni scorsi che almeno parte dei rispettivi dipendenti potrà continuare a lavorare da casa anche dopo il cessato allarme pandemico. I lavoratori di Palo Alto semmai si vedranno decurtare la retribuzione per tenere conto del minore costo della vita all’infuori della Silicon Valley. Più in generale, diverse ricerche stanno segnalando che un po’ in tutto il mondo i lavoratori trovino più interessante lavorare da casa.

Lo “smart working” ha fatto breccia finalmente tra fasce della popolazione che sembravano restie a utilizzarlo in sostituzione della presenza fisica in ufficio. Il 96% dei dipendenti della Nuova Zelanda intervistati, ad esempio, adesso non vorrebbe più tornare in azienda. Molti di quanti in queste settimane hanno potuto sperimentare i vantaggi del telelavoro pretenderanno di continuarne ad avvalersene, con conseguenze strutturali su immobili, social e commercio elettronico. Serviranno minori spazi per ufficio e ci saranno più videoconferenze, mentre milioni di nuovi consumatori si stanno abituando a comprare online, con gli stessi negozi “fisici” che stanno correndo già ai ripari per servire anche su internet una fetta della clientela che più raramente metterà piede nei punti vendita.

E così, quest’anno il comparto retail del relativo sub-indice S&P perde circa il 10%, mentre le realtà che si mostrano in linea con il futuro già iniziato guadagnano cifre inimmaginabili fino a poche settimane fa. Adesso, Zoom a Wall Street già vale oltre 45 miliardi, mentre compagnie aeree e da crociera collassano e battono cassa agli stati per essere salvati da un fallimento altrimenti certo.

E’ sempre stato così con le crisi: alcuni attori escono distrutti, quando fino a poco prima sembravano destinati al successo eterno, mentre altri spuntano dal nulla e piantano la loro bandiera in segno di vittoria. Il mondo cambia, si evolve e sono spesso gli eventi imprevedibili della storia a far scattare il “big bang” necessario al salto di qualità.

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giuseppe.timpone@investireoggi.it