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Un'anziana segregata per 4 anni (foto d'archivio)

Bologna, anziana segregata in casa per quattro anni

L’indagine dei carabinieri arriva in Procura: il 61enne che viveva con lei e ne ritirava la pensione dovrà rispondere pure di lesioni colpose

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Bologna, 28 maggio 2020 - Per quasi quattro anni di lei non si è saputo quasi nulla, specialmente negli ultimi due, quando nessuno – né i vicini di casa, né i conoscenti alla parrocchia, né il barista in cui andava a prendere il caffè la mattina – ha mai visto uscire quella signora di 71 anni che fino a qualche tempo prima si dava tanto da fare per la comunità. Vedevano invece lui, l’uomo di 10 anni più giovane con cui condivideva l’appartamento, riscuoterne regolarmente la pensione di 1.300 euro, e impedire a chiunque – fossero servizi sociali o forze dell’ordine – di vederla, adducendo le scuse più varie.

Quando i carabinieri del Comando provinciale, alla fine, sono riusciti a entrare nell’appartamento in zona San Mamolo, la scena che si è presentata ai loro occhi era agghiacciante: la casa sottosopra, sporca e disordinata, l’aria viziata e irrespirabile, rifiuti ovunque. E la padrona di casa a letto, in uno stato di semi-incoscienza, che si lamentava debolmente con il corpo martoriato dalle piaghe da decubito. Così, il compagno è stato denunciato: dovrà rispondere di violenza privata, lesioni personali colpose, omissione di soccorso, interruzione di pubblico servizio e circonvenzione d’incapace.
Ma occorre un passo indietro. Tutto comincia nel 2016.

La signora, bolognese senza famiglia, ha appena avuto un ictus, poi è caduta in depressione. Con lei vive il 61enne (non è chiaro se tra i due vi fosse una relazione), senza lavoro né pensione e, per di più, con i documenti d’identità scaduti da anni. A novembre, i servizi sociali chiedono di vedere la signora, ma adducendo varie scuse – "ha la febbre", "stiamo imbiancando casa", "sta dormendo" –, il 61enne non li fa salire in casa. Un tira e molla che continua fino a febbraio 2018, quando i servizi sociali e i carabinieri richiedono che l’anziana venga quantomeno fatta visitare da un medico di base, che non ha più da quando il suo, anni prima, era andato in pensione. Anche in questo caso, il compagno si oppone, sostenendo che la donna fosse già seguita a domicilio da un medico privato.

Si arriva così a dicembre 2019: i carabinieri questa volta non accettano dilazioni ed entrano nell’appartamento, constatando l’evidente stato di degrado e abbandono in cui la donna versa. Subito, viene chiamato il 118 e la 71enne, dopo un periodo di ricovero, a fine febbraio è trasferita in una casa di cura, a carico del Comune in attesa della nomina di un amministratore di sostegno che si possa prendere cura dei suoi beni. Sta meglio, ora, ma le condizioni in cui ha versato potrebbero avere conseguenze permanenti. Ha quasi perso l’uso della parola.

Così, il fascicolo sulla vicenda è finito pochi giorni fa sul tavolo della Procura; e nel mirino delle indagini c’è pure un testamento olografo, rinvenuto a casa della donna, che nomina il 61enne suo erede universale. Starà agli inquirenti capire se e in che misura la donna fosse libera e in grado di intendere e di volere, oppure se fosse soggiogata alla volontà dell’uomo che viveva con lei.

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