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Alessandro La Lampa e la moglie titolari dell’hotel Tritone

Alberghi Rimini, cucine chiuse nel dopo Coronavirus. Uno su tre spegne i fornelli

Decine di hotel si affideranno ai servizi di catering o a convenzioni con ristoranti esterni per abbattere i costi

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Rimini, 29 maggio 2020 - Cucine chiuse negli alberghi. Non in tutti, ma parecchi. "Stimiamo che intorno al 30 per cento dei nostri associati utilizzeranno catering e convenzioni con ristoranti della città e dell’entroterra", dicono dall’Associazione albergatori. Motivo? "Costi altissimi per le disposizioni antiCovid sia in cucina che in sala da pranzo, e soprattutto la previsione di un’estate magrissima", spiega Cristina Bugli dell’hotel Sandra. "Noi abbiamo deciso: fornelli spenti a pranzo e cena, si fa solo una ricca colazione. La cucina ha costi notevoli, a partire dagli stipendi di chef e aiuto cuoco, questa estate li reputiamo non sono sostenibili. Se avessimo sentore di un buon afflusso di turisti, potremmo correre il rischio. Ma ad oggi abbiamo poche prenotazioni. Ci siamo rivolti al settore catering del ristorante Righi di San Marino, che garantisce buona qualità, cosa cui è abituata la nostra clientela".

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Pochi giorni fa l’Aia di Rimini ha inviato questa mail ad oltre 800 albergatori: "Caro socio, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni sulla forte difficoltà di gestione della cucina per la stagione in corso. Per questo stiamo attivando una collaborazione con partner di grande esperienza nel catering a un prezzo pasto calmierato e di ottima qualità. Se sei interessato a questo tipo di servizio compila il formulario entro il 29 maggio". "Nelle prime 48 ore sono arrivate 57 manifestazioni di interesse – sorride Alessandro La Lampa, titolare dell’hotel Tritone, incaricato dall’Aia a gestire l’iniziativa -, stimiamo di arrivare a 150-200 alberghi che chiuderanno la cucina quest’estate". Due le proposte dell’Aia. "La prima è appoggiarsi a un catering – continua La Lampa – che per alcuni può essere una soluzione. Non per tutti: chi ha una sala da pranzo piccola non può garantire le distanze Covid se non perdendo gran parte di posti". A chi ha difficoltà strutturali, o semplicemente sceglie di chiudere per necessari tagli ai costi di personale e dei protocolli per la parte gastronomica viene proposto il piano B.

"In collaborazione con una software house – continua La Lampa - abbiamo sviluppato un’applicazione che metterà in contatto albergatori e ristoratori. L’idea è trasformare un problema in una risorsa. Cioè consentire ai clienti di pranzare in ristoranti dell’intera città, ma anche dell’entroterra, magari all’aria aperta, arricchendo la propria vacanza. Massima libertà di spostamenti, orari, evitare code. Il tutto attraverso crediti caricati sulla app ‘Tip2Trip’ ad ogni turista, in base a quello che paga, senza aumento tariffario".

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Aia ha avviato una collaborazione con la Fipe Confcommercio. "Offriamo una vacanza su misura per la persona – attacca Patrizia Rinaldis, presidente Aia -, resta il grosso di alberghi con ristorante interno, ma i tanti che scelgono di non aprire la cucina, proporranno agli ospiti servizio catering o convenzioni con ristoranti del territorio". "Abbiamo tantissime richieste dagli alberghi, tra Viserba e Cattolica che vogliono esternalizzare il servizio ristorante – dice Dimitri Sohoh, del catering ‘Cucina della salute’ di San Marino -. Abbiamo attrezzato un grande spazio a Dogana per rifornire celermente gli hotel". L’azienda ha presentato a decine di albergatori, all’EurHotel di Miramare, le proposte per l’estate di Healthy Kitchen catering. "Siamo disponibili per questo tipo di proposta che ci è venuta dall’Aia – dice il presidente dei ristoratori Fipe, Gaetano Callà -, si rompe il tabù della pensione completa: il turista mangia dove crede e conosce il territorio coi suoi tesori di storia, arte ed enogastronomia".

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