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I nostri mesi di maggio: storia e futuro

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Renato Pozzetto, milanista, avrebbe detto che maggio per noi rossoneri è "un mese della madonna". In tutti i sensi. L'elenco dei trionfi non può essere pareggiato che dal Real Madrid, sul pianeta, ma (come spesso ricorda Paolo Maldini) cadono in questo mese anche le ricorrenze di storici rovesci, cocenti e dolorosi. Si è grandi comunque, nella vittoria come nella sconfitta: è la storia. E la storia non sono semplicemente ricordi, non sottintendono soltanto la nostalgia: è la nostra genesi, il nostro DNA, racconta chi siamo e da dove veniamo. Indica quale strada percorrere in futuro per tornare ad essere quello che siamo sempre stati, nel bene e nel male: grandi.

Non stiamo festeggiando un compleanno dietro l'altro: stiamo indicando al Fondo Elliott, ai signori Gazidis e Rangnick, cosa vogliamo. Vogliamo ritornare nella storia. La loro filosofia e le loro strategie devono portare a quei traguardi, ricominciando ad inseguirli. Il calcio riparte e per noi ricomincia una affannosa, problematica rincorsa a un posticino in Europa, la nostra casa. Non sarà facile senza Ibra (auguri di cuore), ma bisogna tentare l'impossibile perché è da lì che il Milan deve ripartire. Deve essere costruita una squadra migliore e più forte, in grado di fare bella figura in Europa - le ultime apparizioni sono state avvilenti - ed essere competitivo in Italia, dove siamo ridotti da troppi anni a un'impolverata comparsa.

Gigio Donnarumma ci crede: spalma e rinnova, aggrappandosi al progetto. Altri , con lui, sono disposti a condividere la sua fiducia. Ancora qualche tifoso ci crede. Scegliamo allora profili di spessore. Scegliamo campioni. Scegliamo giocatori che possano dare un contributo di tecnica, personalità, ambizione, ma uno o due anche di esperienza: non si possono caricare le spalle dei giovani di tutta la responsabilità.

Non credo che nessuno di noi sia più disposto a tollerare la mediocrità. Non credo che nessuno di noi sia più disposto a tollerare teatrini e incomprensioni, tra giocatori, allenatore, dirigenti, proprietà. Adesso basta. Se il signor Rangnick ricompatterà tutte le componenti di una società da rimettere insieme con la colla, visti i pezzettini sparpagliati di queste ultime stagioni, saremo pronti a seguire la nuova avventura. Nel frattempo stando al fianco di Stefano Pioli e di chi, cito ancora Paolo Maldini, è rimasto sul ponte della nave durante le troppe tempeste e, in condizioni davvero terribili, ha continuato a lavorare per il Milan anche in questi mesi. Con coscienza e professionalità.

Il calcio riprende, quindi. La sicurezza è affidata soprattutto ai suoi protagonisti, al loro senso di responsabilità e al rispetto delle norme. La malinconica Bundesliga ha indicato una strada, che per quanto priva di fascino, è certamente l'unico modo per far tornare a rotolare il pallone, in attesa di vederlo da vicino. Di nuovo insieme, allo stadio.